Ci sono quelli ricordati per le loro vittorie, quelli invece che fanno la storia con la loro personalità o quelli che sono unici per il rapporto che creano con i giocatori o anche con un giocatore in particolare: come gli allenatori cambiano la vita di chi incontrano, dentro e fuori dal campo.
Il ruolo di allenatore è spesso cruciale nella carriera di un giocatore, sia esso un calciatore, un pallavolista o un cestista. Seppure si parli maggiormente delle carriere interrotte o danneggiate da un pessimo rapporto con il mister, è giusto concentrarsi anche su situazioni diametralmente opposte. Personaggi come Sir. Alex Ferguson e Bobby Robson ci hanno infatti insegnato che essere un allenatore va al di là della formazione da schierare la domenica. Riuscire ad essere contemporaneamente un professionista ed un padre adottivo, però, non è sempre facile, specie in un mondo competitivo come quello del calcio. In un momento in cui questo sport è sempre più una questione economica, è doveroso ripercorrere alcuni dei suoi momenti più romantici ed emozionanti.
Bobby Robson e Paul Gascoigne
Il rapporto tra Robson e Gazza è stato uno dei più toccanti ed unici di tutta la storia del calcio. Il giovane talento di Gateshead, reduce da un’infanzia dura e dolorosa, intraprese la carriera calcistica a soli 15 anni per provvedere alle spese della propria famiglia. Dal fisico possente e dalla tecnica superlativa, Paul si fece strada nelle fila di Newcastle, Tottenham e Lazio, conquistando i cuori delle diverse tifoserie. Come spesso accade, però, il connubio tra genio e sregolatezza gli impedivano di mantenere alta la costanza e la lucidità in alcune situazioni. La vera fortuna del centrocampista inglese fu l’aver trovato in Sir. Bobby Robson, C.T. della nazionale dei tre leoni dal 1982 al 1990, un padre adottivo ed un’ancora di salvezza.
Sir. Bobby e il ruolo di allenatore ai Mondiali 1990
Nonostante i momenti duri e le tensioni ricorrenti, il mister di Sacriston, forse conquistato proprio dalla sua spregiudicatezza, non ha mai abbandonato Gazza, nemmeno dopo il ritiro di entrambi. Frequenti erano infatti le telefonate dell’allenatore, circa due alla settimana, e i numerosi auto-inviti a casa del giocatore. I momenti più intensi di questa straordinario rapporto, però, sono quelli legati ai Mondiali 1990. Per tutto il torneo, il numero 19 ricambiò la fiducia di Robson con prestazioni incredibili, ma una maledetta semifinale contro la Germania Ovest infranse il sogno inglese. La notte prima della partita, Gazza fu scoperto a giocare a tennis fino a tardi con due turisti americani del suo hotel, ma il C.T. inglese decise di non colpevolizzarlo e di affidarsi, ancora una volta, a lui.
A Gascoigne devi voler bene e apprezzarlo, non essere duro con lui se no lo perderai
Sir. Bobby Robson
La partita era bloccata sull’1-1 ed un’ammonizione aveva ormai precluso a Gascoigne l’occasione di giocare la finale in caso di vittoria. Fu in quel momento che l’allenatore gli si avvicinò e gli disse: “Non potrai giocare la finale, ma puoi fare in modo che gli altri ci arrivino.” Nonostante la sconfitta ai rigori, l’Inghilterra intera si innamorò delle giocate e dell’estro di Paul, figlio di una delle storie calcistiche più belle della storia.
Sir. Alex Ferguson e Cristiano Ronaldo
Uno dei tanti meriti del leggendario allenatore scozzese è, senza dubbio, l’aver reso Cristiano Ronaldo il fuoriclasse che conosciamo oggi. Sin dall’approdo dell’asso lusitano alla corte del Manchester United, il rapporto tra i due è sempre stato meraviglioso. Il padre biologico di Cristiano, José Dinis Aveiro, morì ad appena 52 anni a causa di problemi con l’alcool, lasciando un vuoto tremendo nella vita del figlio appena due anni dopo dal maxi-trasferimento in Inghilterra. Poco prima che suo padre morisse in un ospedale londinese, Ronaldo chiese al mister di potergli far visita e rimanergli vicino in quel momento così duro. Nonostante gli impegni di campionato e Champions League, Sir. Alex glielo permise senza alcuna esitazione, un gesto che aumentò considerevolmente la fiducia ed il rispetto che il giovane aveva per lui.
Lo scozzese fu molto più di un padre per CR7, aiutandolo a migliorare sotto tutti gli aspetti, dalla mentalità dentro e fuori dal campo al saper superare anche i momenti più difficili. I primi tempi allo United non furono troppo semplici per Cristiano che, a causa della poca esperienza e di un atteggiamento leggermente istrionico, infastidiva alcuni senatori della squadra. Tra questi spiccava il nome di Ruud van Nistelrooij, numero dieci dei Red Devils che si lamentava ogni volta di come il portoghese giocava. Abituato agli assist e alle azioni imbastite da Ryan Giggs, ad esempio, era dura per l’olandese vedere Cristiano dribblare gli avversari e non crossare subito. Nonostante ciò, tutti in squadra erano consapevoli dell’incredibile classe del portoghese e ciascuno diede, a modo suo, un contributo alla sua crescita professionale.
Il ruolo di allenatore nei momenti più delicati
La partita tra Inghilterra e Portogallo ai Mondiali di Germania 2006 rischiò di compromettere seriamente la carriera di Ronaldo al Manchester United. Wayne Rooney, fuoriclasse inglese al servizio di Ferguson, commise bruttissimo fallo ai danni di Ricardo Carvalho. Cristiano protestò con l’arbitro affinché il proprio compagno di squadra al Manchester venisse sanzionato. L’attaccante britannico venne espulso e riversò tutto il proprio risentimento nei confronti del portoghese, un sentimento condiviso dalla maggioranza dei tifosi del club inglese per un po’ di tempo. La mediazione di Sir. Alex, però, riuscì a risolvere prontamente questa crisi. Il mister scozzese, infatti, invitò i propri calciatori a pranzo e fece si che Rooney capisse e perdonasse la foga di Cristiano. Da quel momento, i due continuarono a giocare insieme ed il loro rapporto crebbe notevolmente, contribuendo anche alla vittoria della Champions League nel 2008.
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Sir. Alex Ferguson, proprio come Bobby Robson, è stato uno dei più importanti interpreti del ruolo di allenatore, incidendo in maniera positiva sulle vite e le carriere di alcuni dei più forti giocatori della loro generazione. Anche dopo l’astronomico trasferimento al Real Madrid nel 2009, Cristiano Ronaldo rimase in stretto contatto con il proprio “padre calcistico”, una cosa non comune in un ambiente come quello del calcio. A sottolineare la straordinarietà di questo legame fu lo stesso Sir. Alex nella sua autobiografia del 2013. Il loro rapporto è stato fondamentale, senza ombra di dubbio, tanto per la carriera del giocatore quanto per l’importanza ed il palmarès di una squadra blasonata come lo United.
Alessandro Gargiulo