Il ruolo della donna in Italia è ancora mortificato: non si può essere madre e lavoratrice. I dati purtroppo lo confermano.
Essere donna, anche nel XXI secolo, non è affatto semplice. La società moderna giudica e denigra. Non bisogna essere troppo grasse, troppo magre, troppo disinibite, troppo frigide, troppo ambiziose, troppo semplici. Bisogna indossare i vestiti giusti e il rossetto giusto. Niente di troppo eccessivo, niente di troppo frivolo. Farsi notare con garbo, non farsi notare affatto. Non essere troppo belle, né troppo brutte. Se poi nel malaugurato caso una femmina decida di essere contemporaneamente una donna in carriera e una madre, la difficoltà aumenta in maniera esponenziale. Dunque, qual’è il ruolo della donna?
Questo “bel paese pieno di poesia” resta ancora a stampo patriarcale e maschilista. Una donna non viene considerata come una lavoratrice, ma come una domestica sforna figli e una recente ricerca pubblicata sul Corriere.it lo conferma. I dati mostrano che il 71% dell’opinione pubblica maschile pensi che “un lavoro è importante, ma quello che le donne vogliono veramente è una casa e dei figli”. Ponendo come veritiera questa affermazione, perché il lavoro e la carriera dovrebbero essere mortificati? Come mai si da per scontato che la donna debba perdere a prescindere la propria individualità, le proprie ambizioni, nel momento in cui decide di avere dei bambini?!
In Italia l’occupazione femminile è di poco superiore al 20%. Una percentuale tra le più basse d’Europa. Questo perché gli uomini, nel 76% dei casi, non fanno un bel niente in ambito domestico. La pandemia, con il lockdown e la conseguente chiusura delle scuole, ha costretto molte donne lavoratrici a passare al part-time pur di occuparsi della casa. Gli uomini hanno tranquillamente continuato la loro normale routine. Il problema di fondo, tuttavia, è che già prima del Covid questa tendenza era diffusa.
A questo punto, è naturale porgersi una domanda!? Ma i bambini si concepiscono in coppia, o basta la forza dello spirito santo?! Poiché, nel caso sia mutata la modalità e sia la donna soltanto a procreare grazie alla forza del pensiero, allora è giusto prostrarsi per il benessere domestico. Scherzi a parte, in una normale società moderna, uomini e donne si dividono tranquillamente ruoli e compiti, ma in Italia questo non accade.
Secondo il comune giudizio un uomo che si occupa delle faccende domestiche è anormale. In quel caso, ovviamente, la colpa è della femmina ingrata, sciatta e grezza. Il maschio alfa deve lavorare, portare il pane a casa, sbracarsi sul divano. Sia mai che l’uomo possa essere un individuo corretto e intelligente, che lava, stira e si occupa dei figli. Che Dio ce ne scampi! Abominio!
Purtroppo, la mentalità maschilista è così radicata, così profonda nell’inconscio del popolo italiano, che sono in primis le donne a giudicarsi tra loro. Per esempio, solo il 14% delle donne pensa che una madre che lavora può creare un rapporto empatico e profondo col proprio figlio tanto quanto una madre che non lavora. Un dato particolarmente eloquente.
In questo modo le future generazioni percepiranno semplicemente che è giusto e naturale perpetuare la differenza di genere. Una madre che lavora ama i propri figli al pari di qualsiasi altra donna. Semplicemente non ha dimenticato di essere un individuo, una persona, un essere pensante, e non semplicemente un grembo e un paio di ovaie. In questo ambito la società andrebbe completamente rieducata. Non è corretto che gli uomini ignorino l’ambito domestico esclusivamente in quanto uomini. Non siamo nel 1800, né negli anni Cinquanta. Il ruolo della donna è mutato. Bisogna accettarlo e rispettarlo.
Il Covid-19 ha messo in luce la macabra tendenza maschilista che ancora si consuma nel paese. La femmina deve occuparsi dei figli. Il lavoro viene dopo. Beh, cari italiani, ci sono donne per le quali la carriera è importante tanto quanto la famiglia, se non di più. Non c’è niente di scandaloso in questo. Smettiamo di fare retorica. In Italia sono le donne a essere più istruite degli uomini e rappresentano il 60% dei laureati. Sul serio si vuole sprecare l’opportunità di avvalersi di competenze importanti nella prossima sfida economica che l’Italia dovrà affrontare?! La gestione del Covid è stata lasciata esclusivamente in mani maschili, eppure nessuno aveva idea di ciò come affrontare il virus. La tendenza a considerare solo la forza lavoro degli uomini è obsoleta, quanto pericolosamente stupida.
Prima o poi bisognerà cambiare.Queste differenze hanno stufato.
Antonia Galise