A 12 anni di distanza dal 15 a 6 che diede agli Springboks il loro secondo titolo iridato, Inghilterra e Sudafrica si ritrovano di fronte a contendersi la Webb Ellis Cup. Non ci saranno Wilkinson, Montgomery e Habana, ma tanti altri talenti non faranno rimpiangere quegli immensi campioni. L’unico superstite di quel lontano 2007 è François Steyn che partirà dalla panchina. Cos’è cambiato in questo decennio?
Sembra passata un’eternità. Per certi versi sembra più recente il drop ai supplementari di Wilkinson contro l’Australia nel 2003. Eppure, in fin dei conti, sono passati solamente una dozzina di anni. Un periodo in cui le due contendenti al titolo hanno vissuto pochi alti e tanti bassi. Ma cos’è successo dalla finale del 2007 ad oggi? Ripercorriamo gli ultimi anni delle due finaliste che sabato 2 novembre giocheranno per alzare al cielo la Rugby World Cup.
Da Johnson a Lancaster
L’Inghilterra, dopo la sconfitta in finale della Rugby World Cup ’07 ha vissuto un periodo piuttosto buio sotto varie guide tecniche. L’unico successo continentale prima della svolta che risponde al nome di Eddie Jones è stato nel 2011, quando l’ex capitano Martin Johnson ha portato i sudditi della Regina a vincere il Sei Nazioni. In tre anni l’ex seconda linea ha collezionato solo il 55% di successi per poi capitolare dopo il mondiale del 2011, concluso prematuramente ai quarti contro la Francia. Il punto più basso è stato però toccato da Stuart Lancaster, che nella rassegna iridata del 2015 non ha portato gli inglesi oltre ai gironi, eliminati per mano di Galles e Australia.
La sfortuna di Heyneke Meyer
Discorso non troppo diverso per il Sudafrica che nell’emisfero sud ha dovuto vivere da spettatore al momento d’oro degli All Blacks neozelandesi. Il periodo dal 2010 al 2018 è per molti la massima espressione di predominio di una squadra sulle altre. Prima con Henry e poi con Hansen gli All Blacks sono stati in grado di vincere due mondiali consecutivi, oltre a 7 Rugby Championship (ex Tri Nations) in 10 anni. Per questi motivi, la prima fase degli Springboks con Heyneke Meyer da capo allenatore sono state relativamente soddisfacenti, nei limiti del possibile e comunque senza mai impensierire molto i “tutti neri” nelle partite che contavano. Meyer infatti ha concluso il suo incarico con il 67% dei successi, con la migliore percentuale del terzo millennio, tuttavia senza alcun titolo in bacheca.
Il disastro di Allister Coetzee
Dopo Meyer è arrivato sulla panchina Springboks l’uomo che da molti è considerato l’artefice del disastro sudafricano della seconda metà degli anni ’10: Allister Coetzee. Con la volontà di trovare un equilibrio tra giocatori di colore e non, Coetzee ha snaturato l’intero impianto del Sudafrica, facendo affidamento su alcuni fuoriclasse come Etzebeth, du Toit, Mostert e De Allende, per poi andare alla ricerca di alcuni talenti di colore che con il senno di poi hanno reso molto meno delle aspettative: Elton Jantjies su tutti. Risultati molto pochi e sconfitte maggiori delle vittorie. Dopo circa tre anni, Coetzee è stato sollevato dall’incarico senza troppi complimenti.
I simboli delle rinascite: Jones ed Erasmus
Dall’approdo dell’australiano Eddie Jones sulla panchina dell’Inghilterra c’è stata una vera e propria svolta. Jones, primo tecnico non inglese nella storia della nazionale, ad oggi ha collezionato l’80% di vittorie: percentuale record. Inoltre, è riuscito a portare a casa due Sei Nazioni in back-to-back nel 2016/2017, conquistando anche il Grande Slam nel primo caso. Il punto più alto della gestione Jones è stato senza dubbio il successo in semifinale della Rugby World Cup 2019 contro gli All Blacks, favoriti numero uno per il trofeo. Ora, l’australiano cercherà in tutti i modi di arricchire il suo palmarès con la Coppa del Mondo, Rassie Erasmus permettendo.
L’ex terza linea Springboks, ora capo allenatore del Sudafrica, è stato in grado di ridare vita ad una nazionale sotto molti aspetti alla deriva. Ha riaffidato le chiavi della cabina di regia ad Handré Pollard che assieme a Faf De Klerk compone una delle “cerniere” migliori al mondo. Ottima anche la gestione del caso mediatico legato all’ex capitano Eben Etzebeth, il quale resta il leader incontrastato della mischia sudafricano anche senza la “fascia”. Da qualche mese infatti tocca a Siya Kolisi comandare la truppa verde durante i match. Dopo la vittoria nel Rugby Championship 2019, Erasmus vuole fare bottino pieno in un’annata già storica.
Chi vincerà la Coppa del mondo di rugby per poi alzare al cielo la William Webb Ellis Cup?
Federico Smania