Israele è in forte opposizione riguardo alla decisione dell’UNESCO di inserire le rovine di Gerico nel Patrimonio Mondiale. I delegati israeliani hanno mosso accuse di manipolazione politica e religiosa a danno della comunità israeliana e a vantaggio del popolo palestinese. Con la decisione finale dell’organo dell’ONU, il sito di Tell es-Sultan a Gerico, in Palestina, è ad oggi ufficialmente tutelato.
Israele contro l’ONU
La decisione di inserire le rovine di Gerico nel Patrimonio Mondiale è stata presa durante il 45esimo vertice del Comitato dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO). Il comitato, che si è riunito la scorsa settimana nella capitale saudita di Riyadh, ha quindi dichiarato il sito dell’antica città di Gerico, in Palestina, “parte dello Stato di Palestina”. Prima della città palestinese, ci sono stati altri quattro siti archeologici che sono stati dichiarati patrimonio mondiale dall’UNESCO. Oltre a Gerico, i siti sono la chiesa della Natività, il paesaggio terrazzato della collina di Battir (Betlemme) e l’antica città di Hebron.
Israele è fortemente contraria e vuole cambiare tutte queste tutele che definisce, attraverso le dichiarazioni del Ministero degli Esteri, “decisioni distorte”. Le accuse non si sono fermate al solo organo dell’ONU, tacciato di essere troppo politicizzato, ma anche nei confronti dell’Autorità nazionale palestinese. L’ accusa è quella di manipolare la storia israeliana per esasperare l’antagonismo nei confronti del loro Stato.
Il riconoscimento delle rovine di Gerico nel Patrimonio Mondiale è un passo verso il riconoscimento dei diritti
La tutela di Gerico, ufficialmente riconosciuta da parte dell’UNESCO, è considerata dal popolo palestinese una grande vittoria. Il sito archeologico, risalente al IX millennio a.C., si trova nella Cisgiordania occupata dai coloni israeliani dal 1967. La dichiarazione di tutela culturale in terra palestinese era già avvenuta nei confronti di altri tre siti. Questo però è il primo caso in cui l’Iter di riconoscimento avviene in modo ordinario e senza protocolli speciali o procedure di emergenza. È un piccolo passo verso il riconoscimento dei diritti, che oggi però è ancora solamente culturale. L’inserimento delle rovine di Gerico nel Patrimonio dell’Umanità ha scaturito una forte preoccupazione in Israele, che sente sempre più attaccata la propria legittimità politica e l’eredità culturale e religiosa.
Tell es-Sultan è un sito che si trova nella più antica città palestinese, Gerico, che conta quasi 20.000 abitanti e che si trova nella regione della Cisgiordania occupata. Gerico si trova nella Valle del Giordano, in prossimità del fiume e di piccole sorgenti, dunque in una zona ricca e fertile che ancora preserva una territorio integro e incontaminato. Dunque i fattori che la rendono un sito di tutela sono sia di carattere ambientale sia di carattere archeologico. È possibile trovare infatti le tracce di esseri umani e villaggi molto antichi, risalenti al periodo del neolitico. Dagli scavi archeologici, sono stati registrate presenze di ossa umane e antiche costruzioni della precedente urbanistica della città.
Il potere della religione ebraica
Nonostante l’eccezionale valore umano che Gerico e l’intero stato palestinese registra, Israele pone una forte resistenza politica e religiosa. Secondo le autorità israeliane, c’è una manipolazione religiosa anti-israeliana che deve essere smentita, visto che la Bibbia parla della città antica come territorio ebraico. Nell’opinione pubblica, la Bibbia detiene ancora una sacralità intoccabile e intramontabile, dunque Israele è fortemente sostenuta nelle proteste.
Sembra però che la manipolazione sia sopratutto da parte di Israele. Le delegazioni israeliane continuano a puntare il dito contro l’ANP, presente nella Cisgiordania occupata, e a nascondere le barbarie di quella che è definita un’ “influenza” israeliana. L’autorità nazionale palestinese è un organismo politico che, in seguito agli accordi di Oslo del 1994, governa autonomamente le zone palestinesi della Striscia di Gaza e della Cisgiordania.
Il popolo palestinese e la sua resistenza politica, religiosa e culturale
Durante l’incontro del Comitato per il Patrimonio mondiale, Israele e le sue delegazioni erano presenti nonostante il ritiro dall’Organizzazione delle Nazioni Unite nel 2019. Israele vuole cambiare “tutte le decisioni distorte prese”. Questo sarebbe il commento che giunge dal portavoce del Ministero degli Esteri, Lior Hayat, riguardo alla denuncia per la troppa politicizzazione che l’ONU dovrebbe evitare. Dal canto suo, lo stesso organo ha dichiarato che l’inserimento delle rovine di Gerico nel Patrimonio Mondiale “rappresenta l’autenticità del popolo palestinese”, come riportato dall’agenzia stampa palestinese Wafa.
La tutela culturale dell’antica città di Gerico è un importante riconoscimento di diritti storico e cultuale, sopratutto nei confronti di un popolo che è costantemente minacciato e violato da forze di occupazione israeliana. All’ordine del giorno ci sono infatti violenze e saccheggi delle proprietà personali e del territorio palestinese che racconta e offre un paesaggio antico dieci mila anni di storia mondiale. I ministri dell’ANP hanno invitato l’intera comunità internazionale a riflettere sulla questione della tutela culturale, una delle poche garanzie che la Palestina oggi ha. Proprio per questo, la Palestina ha sottolineato l’importanza della questione e le responsabilità comunitarie riguardo la storia palestinese, che è anche quella dell’umanità.
Il conflitto israelo-palestinese: una questione politica e religiosa
Gerusalemme est, Gaza e la Cisgiordania sono i tre territori palestinesi che, attualmente occupati, vorrebbero costruire un proprio e futuro stato, con riconoscimento di diritti. Israele non si è mai posta pacificamente nei confronti della Palestina. Sia per motivi politici sia religiosi, questa lunga e sanguinosa guerra ha il suo inizio datato al 1948, con la fine della Seconda Guerra Mondiale. In realtà, le discriminazioni del popolo palestinese e le eliminazione dei diritti civili sono iniziati nel 1917 con la dichiarazione di Balfour. Il documento, scritto e firmato dal governo britannico, è stato il frutto della spartizione dei territori in seguito alla Prima Guerra Mondiale e prevedeva la creazione di uno Stato ebraico e sionista in Palestina.
Ad oggi, il governo di Netanyahu è uno dei più estremisti e nazionalisti della storia israeliana e ciò esaspera ancor di più l’antagonismo nei confronti delle terre palestinesi e le violenze contro i suoi abitanti. Il patrimonio culturale di Gerico e di molti altri siti è stato più volte teatro di scontri armati e violenze nella guerra israelo-palestinese. I siti culturali sono infatti contesi perché simboli di entrambe le culture e religioni, in quanto la Palestina è la Terra Santa di entrambi i popoli. In questo caso, Gerico nulla ha a che fare con la questione religiosa poiché precedente alla tradizione biblica.
Le rovine di Gerico nel Patrimonio Mondiale sono quindi un importante passo per il popolo palestinese verso un maggiore riconoscimento internazionale e legale come Stato. La diplomazia israeliana tenta di manipolare e sconvolgere decisioni, notizie ed informazioni a vantaggio dei coloni e criminalizzando i colonizzati. Una storia che va avanti da troppo tempo e che ha causato morti e devastazioni. Forse, da oggi, siamo più vicini – seppur a poco a poco – all’autodeterminazione e alla libertà del popolo palestinese.
L’articolo sintetizza con dovizia di particolari e corretti richiami storico-politici i difficili rapporti tra il popolo d’Israele e quello Palestinese.
Il riconoscimento dell’UNESCO finalmente supera, come sempre deve fare una lettura culturale di portata sovranazionale, i limiti di una narrazione storica condizionata solo da retaggi storico-religioso e da influenze politiche internazionali.