Garante della Privacy: nuova multa per la piattaforma Rousseau. Vediamo perché lo strumento di democrazia diretta sembra essere ancora difettoso.
La piattaforma Rousseau è vulnerabile. Questo è il verdetto del Garante della Privacy che ha emesso una sanzione di 50.000 euro. Essa si aggiunge a quella del marzo dello scorso anno, pari a 32.000 euro. Le procedure di verifica dell’Autorità, avviate nel 2017, avevano già evidenziato che la piattaforma non godeva delle proprietà richieste ad un sistema di voto on-line. Rousseau non garantiva l’anonimato e la protezione delle schede personali dei votanti.
Non è la prima volta che la debolezza del sistema di voto del M5S diviene oggetto di critiche. Ad esempio, anche durante l’ultima votazione on-line per “salvare” il Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, dal processo per il caso della nave Diciotti, molti utenti iscritti alla piattaforma avevano denunciato l’impossibilità di effettuare l’accesso per “l’eccessivo traffico presente sul sito”.
Che si tratti del Garante della Privacy o del giudizio di un elettore, quindi, il verdetto è lo stesso. La piattaforma Rousseau non è ancora abbastanza “matura” per rispondere alle esigenze di voto di uno dei più grandi partiti del nostro paese. Per tale ragione, oltre alla sanzione pecuniaria, il Garante ha imposto che Rousseau assegni “credenziali di autenticazione ad uso esclusivo di ciascun utente con privilegi amministrativi, una rivisitazione complessiva delle iniziative di sicurezza, e una valutazione sulla protezione dei dati degli iscritti”.
L’Associazione Rousseau, un’associazione no-profit diretta da Davide Casaleggio, ha fatto presente che i rilievi del Garante erano stati già presi in carico e risolti. La nuova Piattaforma Rousseau, afferma Casaleggio, è stata resa all’avanguardia prima dell’ultima sanzione.
La reazione politica non si è fatta attendere, e non è molto diversa dalla “solita scusa” del Movimento 5 Stelle. Come si legge sul Blog delle Stelle, infatti “oggi il garante, ex capogruppo Pd, ha deciso di multare nuovamente Rousseau per un sistema di voto che non è quello utilizzato oggi e che non è più online […] Temiamo che ci sia un uso politico del garante della privacy e che possa risentire della sua pregressa appartenenza al Pd. Può il garante della privacy essere un esponente politico di un partito? Noi riteniamo di no e non ci sentiamo tutelati in alcuna maniera”. Allo stesso tempo, però, proprio Davide Casaleggio ha denunciato alla Procura di Roma la presenza di utenti iscritti “a loro insaputa” su Rousseau.
Anche la riposta del Garante è stata puntuale:
- le dichiarazioni dell’Associazione Rousseau in ordine a misure asseritamente migliorative che sarebbero state adottate sono giunte, via mail, ad istruttoria già chiusa, il giorno precedente l’adozione definitiva del provvedimento e senza alcuna documentazione a sostegno. Tali misure risultano comunque ininfluenti ai fini delle pregresse criticità evidenziate e sanzionate nel provvedimento.
- le accuse di parzialità rivolte, reiteratamente, all’Autorità in ragione della pregressa esperienza politico-istituzionale del suo Presidente, sono smentite dall’adozione di plurimi provvedimenti, anche sanzionatori, nei confronti di altre forze politiche o di loro esponenti, rinvenibili sul sito dell’Autorità al pari di quello relativo alla piattaforma Rousseau.
- le decisioni del Garante sono collegiali e come tali non riferibili individualmente ai componenti del Collegio.
Indipendentemente dal beneficio del dubbio, che a volte è giusto concedere, viene da chiedersi come mai un partito fondato dieci anni fa, e che fa un vanto della democrazia diretta, non sia ancora riuscito a stabilizzare quello che è il suo tratto distintivo, la Piattaforma Rousseau.
Matteo Taraborelli