Le nuove rotte della droga: l’eroina infetta anche l’Africa orientale

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Il consumo di eroina in Africa orientale è in forte crescita. I narcotrafficanti stanno utilizzando nuove rotte per far passare la droga in Europa.

L’eroina è arrivata nell’area di Mombasa, seconda città del Kenya, sulla costa orientale africana. Porto strategico da millenni, uno dei più importanti affacciati sull’oceano Indiano, Mombasa è diventato il punto nevralgico per le nuove rotte della droga. L’eroina, prodotta dai papaveri afghani, viaggia attraverso tre continenti per giungere tra i ben più redditizi mercati europei e americani.

Per molto tempo, l’eroina è arrivata in Europa e negli Stati Uniti tramite la “rotta dei Balcani”, passando per il Medio Oriente e l’Europa Meridionale. Maggiori controlli alle frontiere e la guerra in Siria hanno rovinato i piani dei narcos, costretti a ingegnarsi per trovare una soluzione. La costa orientale africana, strategica sotto molti punti di vista, offre la soluzione perfetta.



Il trasporto

Dall’Afghanistan, l’eroina passa attraverso tre continenti. Il primo step inizia in Pakistan, poi attraverso l’oceano Indiano a bordo di imbarcazioni tradizionali, i “dhow“, che non sono rivelate dai satelliti o dalle pattuglie navali.  A quel punto, al largo delle coste africane, imbarcazioni più piccole recuperano i carichi, che approdano su spiagge, isole e piccoli porti, sulle coste della Somalia, di Angoche e del Mozambico. Poi la droga viaggia verso sud, su camion che trasportano materiali da costruzione o prodotti per il bracconaggio. Successivamente la droga passa per il Sudafrica, diretta verso i grandi porti (sopratutto quello di Città del Capo), diretta verso l’oceano Atlantico. Il report “The heroin coast“, realizzata dell’ENACT, descrive nel dettaglio tutti i particolari delle nuove rotte della droga. Leggendo tra le righe, è evidente che i narcotrafficanti siano geni del crimine: riescono a escogitare soluzioni parecchio fantasiose per eludere la sorveglianza.

Il compito di fermare queste attività illecite, spetta allo spagnolo Amado de Andrès, rappresentante Unodc (Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga) per il dipartimento in Africa orientale. Secondo de Andrès, attualmente per le coste d’Africa orientale viaggiano circa 130-200 tonnellate d’eroina, a fronte delle 22 tonnellate del 2013. Le previsioni dello spagnolo sono sconcertanti: il narcotraffico potrebbe aumentare del 100-150 per cento in cinque anni.



Perché proprio l’Africa orientale per le rotte della droga?

Per i trafficanti l’Africa orientale offre enormi vantaggi. E’ una zona in forte crescita economica, sopratutto il Kenya, la Tanzania e il Mozambico. Il repentino sviluppo di scambi commerciali è un perfetto deterrente: le merci passano facilmente inosservate. Inoltre, sono paesi con buone infrastrutture per la telecomunicazione. Secondo l’ENACT, infatti, WhatsApp si è rivelato estremamente prezioso per l’organizzazione dei traffici, sopratutto in Mozambico.

In più, i controlli alle frontiere e i sistemi di sicurezza sono particolarmente scarsi. Carenza che si rivela piuttosto utile per i trafficanti. Il risultato è che i sequestri di stupefacenti sono rari. Il tutto è condito con una forte corruzione. Lungo tutte le rotte della droga, bastano poche banconote per garantire l’accondiscendenza di un poliziotto, di un doganiere o di un politico. Secondo il ministro keniano Fred Matiangi, il legame tra il traffico di stupefacenti e le attività politiche è piuttosto incalzante. Cosa che non aiuta nella lotta all’eroina.

Una popolazione travolta e infetta

Come disastrosa conseguenza, l‘eroina ha travolto la popolazione locale. Secondo l’Unodc l’8/10% della droga si consuma proprio in questi paesi. Non è chiaro se venga pagata in natura, con furti o se sia decisione deliberata di creare un mercato in quelle zone. Sta di fatto che rispetto ai costi in Europa, in Africa l’eroina ha un prezzo molto basso: duemila scellini per un grammo, duecento per la singola dose. Tuttavia, per gli eroinomani africani, il prezzo risulta comunque elevato, dato nell’arco di una giornata si torna spesso dagli spacciatori per un’altra dose. Le strutture sanitarie sono insufficienti per garantire assistenza ai drogati. In più, da quando l’eroina ha fatto il suo ingresso, c’è stata una notevole impennata di casi di HIV. E’ aumentata anche la prostituzione e il senso d’insicurezza, nonché numerose malattie, tra cui l’epatite C. L’eroina causa maggiore dipendenza di qualsiasi altro tipo di stupefacente. E’ già complesso combatterla in paesi con buone infrastrutture e servizi sanitari; diventa quasi impossibile contrastarla in zone dove i mezzi scarseggiano.

L’eroina ha investito una popolazione povera, sopratutto giovanile, che deve fare i conti con la disoccupazione e la precarietà. Secondo la dottoressa Fatma Jeneby, dirigente del programma sulle tossicodipendenze dell’ospedale Mawa di Mombasa, alcuni bambini a dieci anni risultano già dipendenti dall’eroina. E’ un dato sconcertante e agghiacciante. La droga causa danni tra gente che vive già in condizioni disagiate, escluse dal boom economico di Nairobi, lontana dalle infrastrutture lussuose del turismo occidentale.

Terroristi in agguato





Altro problema rilevante è la possibilità che i soldi del narcotraffico possano arrivare nelle tasche delle organizzazioni terroristiche. Infatti, in Africa orientale è presente l’organizzazione estremista islamica Al Shabaab e il legame tra il gruppo somalo e il traffico di eroina è già stato accertato. Le grandi potenze internazionali, valutando i rischi, hanno deciso di intervenire. Infatti, dal 2014 la Dea, organizzazione americana antidroga, è parecchio attiva nel territorio. Anche il Regno Unito e l’Unione Europea partecipano alle Cmf, Combined maritime forces, per la perlustrazione dell’oceano Indiano.

La lotta al narcotraffico, alla pirateria e al terrorismo è particolarmente dura. Sempre nuove droghe fanno il loro ingresso sul mercato africano. Spesso si tratta di sostanze non registrate che possono essere vendute legalmente. A farne le spese è la popolazione locale, che entra in un vortice di dipendenza e sofferenza, da cui è quasi impossibile sfuggire. Pochi sono gli aiuti umanitari, poche sono i mezzi per soccorrere i tossicodipendenti. Interessi economici e geopolitici hanno spinto gli Stati Uniti a intervenire, garantendo un minimo di supporto alle autorità locali. L’Africa sembra il continente dalle mille opportunità, sfruttato e devastato sia da attività legali che dai narcotrafficanti. Corruzione e scarsi controlli in Kenya e in Mozambico offrono la possibilità di investire in traffici illeciti, senza troppo preoccuparsi delle conseguenze. Il paradiso dei trafficanti.

Antonia Galise

 

 

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