Marcus Rothkowitz nasce in Russia a Dvinsk nel 1903. Si trasferisce con la sua famiglia negli Stati Uniti a Portland. Mentre frequenta l’Università di Yale indirizzandosi verso professioni consolidate quali ingegnere oppure avvocato, il suo animo si volge verso l’universo artistico e si trasferisce a New York per seguire dei corsi di disegno e pittura. Gradualmente la sua carriera da artista si dispiega.
Il suo interesse verte sul trascendere il figurativismo e dare espressione al simbolo. Non solo il suo estro profonde in opere pittoriche, ma anche in significativi scritti che decodificheranno la sua poetica tracciandone un manifesto stilistico. Al riguardo dei soggetti figurativi Rothko depreca il modus di “utilizzare” la figura umana a proprio piacimento, riducendola, ingrandendola, esasperandola o mutilandola, senza rispettarne l’essenza primaria. Il suo intento è di astrarre cogliendo il suo significato recondito e più veritiero. Egli stigmatizza lo spazio e la forma in un universo acquiescente con l’elemento musicale e poetico.
Dal movimento surrealista a un astrattismo “multiforms” egli spazia creando un suo contenuto artistico che assurge a una rivelazione simbolica della scena rappresentata; una vera e propria drammaturgia dell’arte. Le sue opere sono dei mezzi di comunicazione con lo spettatore che viene accolto in questo universo immaginifico completandolo.
Rothko considera la pittura come un linguaggio naturale che produce una testimonianza visibile della nostra esperienza. L’atto creativo in sé riveste un’importanza sociale poiché identifica il soggetto agente qualificando la sua essenza.
In particolare, la sua disamina, riguardo l’elemento iconografico del ritratto in chiave moderna, riprende lo stilema classico greco. Nella sua idea prendono vita sulla tela le visioni interiori che ricoprono i nostri desideri. L’eco del dramma arcaico si vivifica e accoglie il dramma umano diventando un simbolo, nello specifico avviene un processo di “concretizzazione del simbolo”. Ogni opera di Rothko preserva e alimenta questo monito di produrre un “ritratto di un’idea”.
Il mondo è quello che l’artista produce
Costanza Marana