Rose rosso sangue: il volto violento di San Valentino

Rose rosso sangue

Rose rosso sangue

Rose rosso sangue per la festa degli innamorati. Solo in Italia ne verranno vendute più di 14 milioni, prevalentemente d’importazione. Rose provenienti dal Kenya e dalla Colombia, coltivate in serre ciclopiche dove a far da padrone sono sfruttamento lavorativo e inquinamento ambientale. 

L’amore è nell’aria. Oggi, 14 febbraio, si celebra la ricorrenza dedicata agli innamorati. 

Nata come festa cristiana in onore del martire Valentino di Terni, negli anni si è trasformata nella celebrazione del romanticismo, soprattutto in Europa, in America e in alcune zone d’Oriente. Pensare San Valentino significa ormai pensare amore, contorni a forma di cuore, cioccolato e colombe, non certo un povero martire torturato e decapitato nella notte. Eppure di sofferenza questa celebrazione se ne porta dietro molta e per capirlo basta guardare cosa c’è dietro la produzione e distribuzione di uno dei simboli dell’amore per eccellenza: la rosa.  

Il volto violento di San Valentino 

Crisi energetica, sfruttamento lavorativo e inquinamento ambientale sono solo alcuni dei problemi che convergono sul simbolo dell’amore per eccellenza, la rosa.  

Si stima che ogni anno, solo in Italia, vengano vendute circa 14 milioni di rose in occasione di San Valentino. Rose per lo più di importazione a causa della crisi energetica che sta mettendo a dura prova le imprese florovivaistiche italiane. Se fino a qualche anno fa, dunque, le rose in commercio erano prevalentemente made in Italy e il Bel Paese nella top ten dei paesi produttori, oggi sono Kenya e Colombia ad esportare la gran parte delle rose che vediamo vendute in ogni dove.  

E proprio dietro le rose importate si nasconde uno sfruttamento spaventoso ancora troppo spesso taciuto.  

Rose “rosso sangue kenyota” 

Una fiorente industria floricola che dà impiego a più di 150 mila persone e produce l’1% del PIL totale del Paese. È quanto possiamo dire del Kenya il quale produce il 70% delle rose attualmente in commercio. Rose che ogni giorno partono con aerei cargo per giungere ad Amsterdam, principale centro di smistamento per il continente europeo, con conseguenze disastrose per l’ambiente. Arrivano sui mercati europei; invadono le strade e i banchi sui marciapiedi, pronte a regalare emozioni a chi le riceverà; rosse come la passione ardente. O come il sangue. L’industria floricola kenyota è in mano principalmente alle multinazionali. Si fonda su serre gigantesche dove migliaia di uomini lavorano duramente per ricevere paghe misere. Se così non fosse come potremmo permetterci mazzi di rose tanto economici? Le donne, pagano il prezzo più duro. Prive di alcuna tutela, sono spesso vittime di abusi sessuali e licenziamenti ingiustificati.  




E pur uscendo dal continente africano la situazione non migliora.  

Rose “rosso sangue colombiano” 

È la Colombia il principale importatore di rose per il continente americano. Come l’industria floricola kenyota, anche quella colombiana vanta serre ciclopiche in cui è impiegata manodopera a basso costo, prevalentemente femminile e addirittura, in questo caso, di minore età. Donne e bambini sono regolarmente impiegati nell’industria floricola colombiana ad una paga di poche decine di dollari per turni massacranti che raddoppiano proprio in occasione di San Valentino. Ben 22 ore di lavoro giornaliero per sei giorni la settimana, denuncia Witness for Peace! Ore di duro lavoro in cui si è esposti senza alcuna adeguata protezione a fertilizzanti altamente tossici, colpevoli dell’insorgere di numerose patologie.  




A San Valentino denuncialo con un fiore 

“A San Valentino ditelo con un fiore”. Dire, si. Ma cosa? Un messaggio d’amore? Dietro la celebrazione del romanticismo e dell’amore che dicono esser cieco, guarda caso, si nascondono sfruttamento lavorativo e violenza ancora troppo spesso ignorati o taciuti. Piuttosto a San Valentino “denunciamolo con un fiore”. Denunciamo lo sfruttamento di donne e bambini nelle serre della Colombia. Denunciamo l’inquinamento del Lago Naivasha, in Kenya, causato dai pesticidi e dai fertilizzanti riversati nelle sue acque e sosteniamo l’organizzazione Fairtrade che ha predisposto la creazione di appositi comitati per la difesa dei diritti delle donne in ogni distretto del paese.  

A San Valentino, denunciamolo con un fiore e doniamo la vista a questo amore, che è stato cieco fin troppo a lungo.  

 

Alessia Fallocco

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