Rosarno, giovane assassinato da un carabiniere dopo una lite tra extracomunitari nella tendopoli di San Ferdinando. Sakine Traore, questo il nome del giovane originario del Mali, aveva 27 anni ed era arrivato in Italia con un barcone a febbraio. Aveva tutti i documenti in regola, ed era qui per lavorare nei campi.
I Fatti:
C’è tensione nel campo di San Ferdinando, quel giorno come in tanti altri gioni. Il lavoro scarseggia, e quando tante persone vivono ammassate e versano in condizioni che definire critiche sarebbe solo un eufemismo, basta una scintilla a far divampare un incendio. Così accade che per motivi futili, all’interno della tendopoli scatta la lite, Traore prende un coltellino di quelli che si usano per tagliare il pane, ed inizia a minacciare i presenti. Non ha bevuto, non è drogato, è solo arrabbiato, probabilmente esasperato, fatto sta che quando i carabinieri intervengono per sedare la lite, secondo le testimonianze, ne ferisce uno al volto e al braccio. Il carabiniere ferito, estrae l’arma e gli spara due volte all’addome. Inutili i soccorsi, Sekine Traore muore.
Le reazioni :
Com’era prevedibile, gli inquirenti parlano di legittima difesa. Un plauso è arrivato invece da La Russa, la Meloni, ma soprattutto, neanche a dirlo, da Matteo Salvini. Dall’altra parte invece si chiede giustizia. Gli immigrati non hanno per nulla contestato la versione degli inquirenti, ma hanno spiegato che erano in 7 contro 1, che bisogno c’era di ammazzarlo? Avevano chiamato le forze dell’ordine, per evitare che qualcuno si facesse male, per essere protetti, non per proteggersi da loro. È scattata così la protesta. I manifestanti, hanno sfilato pacificamente per le vie di San Ferdinando, capeggiati dal fratello di Sekine, e dalle associazioni che aiutano gli immigrati in questa parte di mondo. Chiedono giustizia, non vendetta, hanno tenuto a precisare, giustizia per Sekine, che era venuto qui a lavorare, aveva attraversato il mare, sfidato la morte, e quando ormai si credeva salvo, l’ha trovata per mano di un tutore della legge. La situazione resta tesa nell’attesa dell’autopsia disposta dal Pm. Si ricorda che proprio qui, nel 2010 scoppiò una vera e propria rivolta degli immigrati che chiedevano sicurezza, lavoro e condizioni di vita dignitose.