Rischio rottura tra Ronaldinho e il Barcellona. Il Gaucho con l’appoggio sui social a Jair Bolsonaro, candidato di estrema destra per la presidenza del Brasile, ha fatto infuriare i vertici del club catalano. Il suo ruolo di ambasciatore del Barca del mondo è ora fortemente compromesso.
Barcellona incompatibile con ideali Bolsonaro
Il politico brasiliano non ha mai nascosto le proprie posizioni omofobe, tendenti alla misoginia e al razzismo ed è per questo motivo che il Barcellona non ha preso bene il comportamento di Ronaldihno. Trattasi infatti di ideali totalmente contrari con quelli della società azulgrana, sempre in prima linea nella lotta contro ogni genere di discriminazione.
Declassamento ruolo istituzionale Ronaldihno
Secondo il noto quotidiano spagnolo Sport, il Barcellona, anche se non si è ancora espresso pubblicamente, avrebbe scelto di ridurre in maniera consistente le attività di Ronaldinho negli incontri istituzionali sponsorizzati dal club, come gli eventi con gli sponsor o le partite amichevoli tra le vecchie glorie a cui l’ex Pallone d’oro partecipa frequentemente. Qualora il caso non dovesse rientrare, non è da escludere la drastica soluzione della scissione definitiva. Nel caso sarebbe un vero peccato visti gli ottimi trascorsi insieme.
Stessa sorte per Rivaldo
Oltre a Ronaldinho, anche Rivaldo ha espresso il suo benestare nei confronti di Bolsonaro, ed essendo anch’egli ambasciatore del Barca, ha ricevuto lo stesso trattamento del suo connazionale e compagno di squadra nella vincente spedizione mondiale del 2002.
Ex calciatori brasiliani divisi
Naturalmente questo tema rovente va a toccare anche altri sportivi brasiliani. Sulla stessa lunghezza ci sono Emerson, Cafù e l’attuale attaccante del Manchester City Gabriel Jesus. Per quanto concerne il partito degli anti Bolsonaro, è molto importante il parere di Juninho Pernambucano. L’ex calciatore del Lione ha esternato le proprie sensazioni a El Pais: “È inconcepibile vedere un ex calciatore votare per l’estrema destra. Noi veniamo dal basso, dal popolo”.
Antonio Pilato