Romeo Zanotto, socio dell’azienda Due Erre, coinvolta nelle accuse di caporalato da parte dell’Adl Cobas, ha rassegnato le dimissioni dalla carica di vice presidente e consigliere del consiglio di amministrazione del mercato ortofrutticolo, un ruolo di grande rilevanza nel settore
L’azienda Due Erre
Nata da una grande passione per il mercato dell’ortofrutta già dal 1994, due erre espande il proprio business diventando leader nell’attività import-export su tutto il mercato europeo. L’azienda nasce grazie ai due professionisti del settore: Renato Dalvit, direttore commerciale dell’azienda, e Romeo Zanotto, direttore amministrativo. Il fulcro dell’attività in Italia ruota attorno al mercato agro alimentare di Padova (maap). Esso è ideale per collegare, da un lato, la produzione del Mediterraneo e la distribuzione del Nord Europa, e, dall’altro, i produttori del sud e del nord-ovest con i mercati dell’est.
Perché si parla di caporalato
Si tratta di caporalato, una forma illegale di reclutamento che coinvolge intermediari senza scrupoli nell’assunzione e nella gestione dei lavoratori agricoli, l’accusa fatta dall’Adl cobas all’azienda Due Erre di cui è socio Romeo Zanotto. L’ Adl Cobas, un sindacato che da sempre si batte per i lavoratori contro ogni tipo di discriminazione e sfruttamento, denuncia le condizioni a cui sono costretti i lavoratori delle due cooperative, Silver e Platinum. A queste due cooperative è stato ceduto l’appalto per lavori di movimentazione merce all’interno del mercato ortofrutticolo proprio dalla Due Erre. Sono una quarantina gli sfruttati, tutti di origine bengalese, costretti a svolgere 14/15 ore di lavoro al giorno, sopportando continue minacce. Ad essere coinvolti in questa accusa sono due stranieri assunti formalmente da una cooperativa. Quello che facevano era costringere i lavoratori a pagare 2.500 euro per avere il posto di lavoro, altri 2.500 per avere un contratto a tempo indeterminato e poi anche 200-300 euro al mese per essere “trattati bene”, cioè per non essere licenziati o per non ricevere minacce e rimproveri.
La richiesta di Adl Cobas e il punto di vista di Romeo Zanotto
L’ Adl Cobas afferma: “Quello che stiamo denunciando è un sistema di caporalato molto pesante, che ha condizionato per anni la vita dei lavoratori presenti negli appalti della Due Erre”. Il sindacato infatti sostiene di:
- voler allontanare i caporali;
- disdire i contratti di appalto con le cooperative coinvolte;
- convocare in prefettura, un tavolo di confronto.
Zanotto però su questo aspetto ha frenato: «Non vogliamo mettere in difficoltà il Mercato, sospendere gli appalti è una scelta che ci sembra azzardata, anche perché al momento non abbiamo nessun documento in mano che ci autorizzi a prendere questa decisione». I due presunti caporali, per ora non sono stati licenziati ma solo sospesi e nei prossimi giorni potrebbero essere trasferiti ad altra sede.
Il perché delle dimissioni di Romeo Zanotto
Romeo Zanotto, titolare della ditta Due Erre, chiamato in causa da Adl Cobas, si dimette. Zanotto ha dato le dimissioni con effetto immediato. Dichiara di voler compiere tale passo esclusivamente per ragioni di opportunità e ribadisce la contestazione di ogni suo coinvolgimento della vicenda. Ad ogni modo riserva di condividere con i grossisti ogni ulteriore determinazione nei giorni avvenire. Il cda ringrazia Zanotto per il suo senso di responsabilità e la sensibilità mostrata verso l’ente. L’ex vicepresidente e consigliere tende anche a sottolineare:
“Non ho motivo per non credere alle accuse mosse da Adl Cobas e riferite dai lavoratori. Ma quello che mi addolora di più è che i ragazzi si siano trovati in questa brutta situazione: non è giusto pagare per lavorare, questa è la mia scuola di pensiero e quella della mia ditta. Hanno fatto benissimo a rivolgersi ai sindacati.”
Cosa ne pensa la Legacoop Veneto?
Devis Rizzo, presidente della Legacoop Veneto, dichiara: “Denunciamo da tempo come quello della logistica sia un sistema inquinato da comportamenti di sfruttamento del lavoro e illegalità, e i recenti fatti di Padova purtroppo lo confermano ancora una volta”. Il presidente della Legacoop inoltre afferma: “A pagarne il prezzo per prime sono le cooperative nostre associate, impegnate ogni giorno a non scendere a patti con tali dinamiche, benché costrette a fare i conti con situazioni di concorrenza sleale”. Sostenendo infine che:” Solo la costituzione di un albo dei fornitori potrà sanare la situazione all’interno del Maap, perché consentirà una selezione e un controllo continuo dell’operato delle società fornitrici di servizi di facchinaggio e logistica“.
Il caso purtroppo non è ancora chiuso, e chissà quanto lontano il tempo in cui la giustizia potrà prevalere su ogni sopruso. La vicenda dell’azienda Due Erre non è solo fine a se stessa. In tutto il mondo si sentono situazioni in cui un lavoratore molto spesso si trova in condizioni davvero inaccettabili. Chi svolge questi lavori sono a maggioranza gente che viene da situazioni di profondo disagio e che pur di lavorare accetterebbero la qualunque. Accetterebbero persino di pagare per lavorare, come questa vicenda ci dimostra. E la situazione che segue è quella di titolari di lavoro che approfittano dello stato di bisogno e di vulnerabilità dei lavoratori. Speriamo che la vicenda di Romeo Zanotto e l’azienda Due Erre possa aver messo in risalto le gravi condizioni lavorative in cui i lavoratori agricoli si trovano, e che possa essere un esempio lampante di come sia importante garantire i diritti dei lavoratori agroalimentari. E’ importante ricordare, che purtroppo il caporalato non è mai morto, esiste ancora e bisogna sconfiggerlo.
Ambra Vanella