In Romania i cittadini si sono riversati a migliaia nelle strade per opporsi ai nuovi provvedimenti del governo e alla corruzione sempre più distruttiva.
Un male endemico come quello della corruzione necessita di continue ed estenuanti battaglie, ecco perché la Romania si ritrova in subbuglio e il popolo si è riversato nelle strade.
Una lotta estenuante in un Paese divorato fino al midollo, in cui gli uomini di potere si sono serviti delle risorse disponibili per nutrire la loro avidità. Definito da Hannah Arendt come il Paese più corrotto dell’Europa, la Romania si è vista depredata da grandi e piccoli, che insieme hanno costituito una rete complessa ed estremamente diffusa. Così capillarmente presente da impedire il corretto funzionamento dei servizi, anche i più essenziali come la sanità.
Dopo anni di imbrogli, bugie e ruberie è giunta “la goccia che ha fatto traboccare il vaso“: un decreto volto a decriminalizzare alcuni reati legati alla corruzione. Tale decreto, approvato in fretta e furia e con l’aiuto delle tenebre, prevede pene più leggere per i corrotti e punisce con il carcere solo coloro che, per abuso di potere, hanno recato un danno allo Stato di almeno 44.000 euro. Somma raddoppiata rispetto alla precedente legge del codice penale. Oltre al provvedimento alquanto discutibile, il Parlamento vuole concedere la grazia ad oltre 2.000 detenuti con pena inferiore ai cinque anni per reati non violenti. Gli oppositori sostengo che questa grazia è a beneficio di altri corrotti che così potranno ritornare in libertà.
La nuova legge sembra fatta su misura di Liviu Dragnea, leader social-democratico del PSD (Partidul Social Democrat), il partito attualmente alla guida del governo. Dragnea è già stato condannato per frode elettorale e si era candidato per la carica di primo ministro. Candidatura bocciata dal Presidente della Repubblica Klaus Iohannis, il quale sembra essere fortemente contrario al decreto depenalizzante.
La reazione del popolo non si è fatta attendere: appena i media hanno diffuso la notizia, strade e piazze si sono affollate. Da martedì notte le principali città rumene si sono riempite di manifestazioni, striscioni e dissenso. Una protesta di proporzioni eccezionali, comparabile solo a quella che nel dicembre del 1989 portò alla fine della dittatura di Ceausescu.
Nella sola capitale, Bucarest, si sono riunite circa 300.000 persone. Hanno riempito la maggiore piazza della città, Piaţa Victoriei, in cui si trova il Palazzo Victoria, sede del Governo e residenza ufficiale del Primo Ministro. Mentre qualcuno si è già dimesso, come il ministro per gli Affari e il Commercio Florin Jianu; altri invece, come il primo ministro Sorin Grindeanu, difendono la legge.
Uomini, donne e persino bambini sfidano il freddo e le notti gelide. La rabbia e la delusione li hanno trascinati fuori dai letti comodi e caldi, nel pieno inverno ad urlare contro la corruzione. Migliaia di voci si innalzano contro il potere chiedendo onestà, giustizia e amore per una Romania sempre più martoriata. La protesta sembra mantenere toni pacifici, tentando così di evitare una repressione giustificata da parte delle forze dell’ordine.
“Coruptia ucide”
(La corruzione uccide)
Radavoiu Stefania Ema