Roma-Leicester: il calcio è tifo

Roma-Leicester

Fonte: Flicker, Wikimedia Commons

L’Olimpico: una dimostrazione di tifo e passione

Ieri si è disputata la semifinale di ritorno della Uefa Conference League Roma-Leicester. Partita noiosa e senza spunti vinta dalla Roma 1 a 0 con gol di Tammy Abraham. Come detto, la partita non ha offerto spettacolo e un livello di gioco altissimo. Ma il vero spettacolo si è consumato sugli spalti: sessantamila persone e passa hanno sventolato bandiere (mai così tante in una semifinale europea), cantato, gioito, tremato, esultato per tutti e novanta i minuti di gioco. Una meraviglia.




Persone di qualsiasi estrazione sociale e di qualsiasi età hanno fatto ribollire l’Olimpico di Roma come non mai negli ultimi anni. Una lezione di tifo che dimostra quanto la passione delle persone per questo sport travalichi le dinamiche di campo, le forze in gioco. E dobbiamo dirlo, senza offesa per gli altri, che se “esistono i tifosi di calcio, e poi esistono i tifosi della Roma”, come dichiarò il compianto Agostino Di Bartolomei, ieri ne abbiamo avuto una testimonianza.

Il calcio senza tifo è mera disciplina sportiva

Cosa rende questo sport così entusiasmante se non il tifo? In questi due anni di Covid abbiamo assistito a stadi vuoti, a palcoscenici ridotti ad acquari, a mere rappresentazioni di stile, tattica e tecnica. Ma cos’è la giocata priva dei boati o dei fischi? Nulla. Solamente una straordinaria espressione senza rimandi nel tempo, svuotata di significato. Immaginiamo, ad esempio, la rovesciata di Cristiano Ronaldo in Juventus-Real Madrid dell’aprile 2018: un gesto fuori dall’ordinario che, però, senza l’acclamazione del pubblico e i precedenti fischi sarebbe rimasta chiusa nel dimenticatoio per sempre.

Roma-Leicester è stata la massima espressione del tifo europeo degli ultimi anni. Il ritratto della vera essenza del tifoso. Perché il tifoso è irrazionale, utopista, sognatore, ipocrita, bugiardo, idealista, controcorrente, ostinato, fiero, gioioso, rabbioso, distratto, smemorato, tronfio. Un soggetto a cui basta una vittoria per dimenticare una vita fatta di stenti; una giustificazione per accantonare le vicissitudini quotidiane. E ieri, tutto ciò è stato riassunto in novanta minuti.

Il calcio in Tv è nulla a confronto del tifo da stadio e Roma-Leicester ne è una dimostrazione

Non vi è paragone: il calcio in Tv è una spoglia riproduzione del vero calcio. Negli ultimi venti anni abbiamo visto le televisioni prendere il sopravvento sui tifosi e sull’ambiente stadio. Roma-Leicester ci ha riportato un po’ di sana e genuina affinità con il pallone. Quella genuinità persa nel tempo che vediamo raramente e per la quale proviamo sentimenti nostalgici. Il tifoso ha abbandonato il seggiolino per accomodarsi sul divano, ha lasciato la sciarpa per impugnare il telecomando. In un’era multimediale che prospera nella solitudine, vedere migliaia di bandiere al vento, boati e lacrime di un popolo intero riunito nella celebrazione della sua identità (più che della partita), fa bene all’animo.

Diffidare dei pacchetti Tv, pertanto, risulta difficile, bisogna ammetterlo. È di gran lunga più semplice abbandonarsi alla comodità del focolare domestico, rinchiudersi nella sfera dell’agiatezza. Eppure, il coraggio nell’uscire e vivere serate come quelle di ieri è fondamentale per ritrovare quel poco di sintonia con l’ambiente emotivo che ci circonda. Viva lo stadio. Viva i tifosi che trascendono il calcio e lo rendono migliore e vivo.

Lorenzo Tassi

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