Roma e le sue contraddizioni

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Il messaggio che si ripete insistentemente da anni, come un disco ormai rotto, è che Roma può migliorare solo iniziando dalle piccole cose, dai piccoli gesti quotidiani, riscoprendo un senso civico ormai perduto.

Maleducazione, prepotenza, noncuranza delle istituzioni, inadeguatezza delle stesse nonché mancanza di rispetto per il prossimo, sono ormai un fenomeno diffuso e predominante. Ciò ha generato, negli anni, un senso di anarchia, che troppo spesso si è confuso col concetto di libertà, fino a creare una voragine all’interno della quale tutti, nessuno escluso, siamo stati inghiottiti per poi essere vomitati in un disordine nel quale i punti di riferimento sono venuti a mancare.

Tra le diverse reazioni una, in particolare, sembra aver messo d’accordo i romani, forse anche i più combattivi, vale a dire una generale propensione alla “lamentela”, a giustificazione di tutte le cose che non funzionano. Una incessante critica alla inciviltà, un vero e proprio leitmotiv, scenario di un certo malcostume. In definitiva, un tampone, ripetutamente usato, per convivere con una realtà a tratti frustrante che, per sopravvivenza, si finisce per accettare, finendo col mimetizzarsi con essa.

Ma con gli anni, con le lamentele da “salotto”, si sono succedute anche molteplici amministrazioni comunali. Ognuna contrassegnata dalle proprie “peculiarità” e tutte pronte a “cacciare” la polvere sotto al tappeto. Tutte, come evidenziano i risultati, incapaci di trovare soluzioni pratiche, in grado di “aggiornare” la città ai nuovi stimoli sociali, economici e politici, per offrirle la veste dignitosa che meriterebbe agli occhi del mondo. Tutte pronte ad accusarsi reciprocamente per deresponsabilizzarsi rispetto ai fallimenti. E tutte capaci di confezionare litigi mediatici “ad hoc” per creare ulteriore caos e buttare fumo negli occhi.

La nuova amministrazione capitolina, all’altezza delle precedenti, ha pensato, in una città ormai allo sbando, a due interventi “risolutivi”, entrambi considerati prioritari in un disegno di rilancio della capitale.

Il primo è lo stop a personaggi che, ormai da anni riempiono il centro della città, caratterizzando i noti centurioni della Roma antica. La sindaca Virginia Raggi, dopo la sospensione della precedente ad opera del Tar, ha infatti emanato una nuova ordinanza che “prevede il divieto di qualsiasi attività incentrata sulla disponibilità a essere ritratto come soggetto in abbigliamento storico (per esempio centurioni), in fotografie o filmati (anche senza richiesta di corrispettivo in denaro) ad esclusione di riprese filmate e/o fotografiche autorizzate dall’amministrazione capitolina”.




http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/europe/italy/12018471/Rome-cracks-down-on-fake-centurions-who-charge-tourists-exorbitant-sums-for-photographs.html

 

 

 

 

 

 

 

 

Tale ordinanza richiama “quanto stabilito dal decreto legge n.14 del 20 febbraio 2017, convertito nella legge numero 48 del 18 aprile 2017, in base a cui il sindaco, quale rappresentante della comunità locale, può adottare specifici provvedimenti finalizzati a superare situazioni di grave incuria o degrado del territorio, dell’ambiente e del patrimonio culturale o di pregiudizio del decoro e della vivibilità urbana”.

Evidentemente l’amministrazione capitolina considera i centurioni tra le prime cause del deturpamento del centro di Roma, “influendo negativamente sulla circolazione stradale e impedendo la piena godibilità dei monumenti e delle bellezze paesaggistiche della città”.

Chi non rispetterà il divieto incorrerà nella sanzione amministrativa pecuniaria di 400 euro.

Il secondo intervento, ancora al vaglio, è la creazione, nelle città di Roma, così come in quella di Torino, comuni entrambi amministrati dal M5S, di una nuova moneta complementare all’euro, che faciliti gli scambi tra aziende e territorio.

L’assessore al Bilancio del M5S, Andrea Mazzillo, sostiene che: “non si tratta di euro e neanche di moneta elettronica, ma di moneta alternativa. Il vantaggio sta nel creare fidelizzazione tra i soggetti appartenenti alla rete che si scambiano beni o servizi”. “Un modo”, continua, “per favorire le economie locali aiutando lo scambio tra le aziende e creando anche un mercato parallelo tra le economie del territorio

http://www.elcomercio.com/actualidad/alcalde-roma-basura-caos-italia.html

 

 

 

 

 

 

Inevitabile il parallelo con il “Sardex” sardo, un sistema consolidato però da tempo, che funziona in un contesto dove già ci sono scambi di filiera territoriali e che soprattutto nasce come iniziativa privata.

Alla nebulosità che avvolge quest’ultimo progetto, si aggiunge il dubbio se sia in grado di generare la “ricchezza” di cui Roma necessita.

Perchè, invece, non cominciare dalle basi, concentrando le energie su interventi strutturali e sociali concreti, in grado di scuotere e provocare il cambio culturale di una città dove le già numerose e confuse regole trovano l’autonoma interpretazione di chiunque?

La capitale appare avvolta in un sonno profondo dal quale nessuno sembra più in grado di risvegliarla, un sonno contagioso. Una giostra impazzita che inghiotte chiunque si avvicini.

Possibile che tale follia collettiva, come in un gioco perverso, sia solo frutto di corruzione, clientelismi, politica marcia, istituzioni inadeguate, cittadini contagiati da un misto di impotenza, indifferenza e comoda collusione?

Perché invece di aspettare i “soliti interventi legislativi” non ritroviamo noi cittadini, in quei piccoli gesti quotidiani, un codice di regole, non giuridiche, bensì morali ed etiche, alla base di tutto?

Continuare a sostenere il contrario accomodandoci in una perenne indifferenza è una lama a doppio taglio che prima o poi finirà con l’inghiottirci definitivamente.

Allora perché non provarci?

Turi Ambrogio

 

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