Il Roma Jazz Festival non è solo un festival musicale, è molto di più. Per capire le ragioni del Festival, bisogna tornare alle origini del jazz.
Le origini del jazz
Il jazz è un genere musicale nato agli inizi del XX secolo come evoluzione dei canti degli schiavi afroamericani, i quali, per alleviare le fatiche del lavoro, intonavano canzoni che permettevano la coordinazione dei movimenti. La musica diventa per loro una lotta contro i soprusi e l’unica ragione di vita.
La nascita del jazz ha origini umili, sembra che la musica diventi il punto di forza dei ceti sociali più bassi. Il jazz è inoltre una sintesi di culture diverse: dall’Europa e dall’Africa arrivano spirito e talento capaci di dare vita ad un ritmo nuovo e diverso.
Nasce in maniera spontanea, basato su ritmo e improvvisazione, e si sviluppa nei decenni fino ad ottenere l’etichetta di “musica colta”.
Il jazz si è affermato come genere musicale capace di abbattere muri e andare oltre i confini. È stato capace di crescere in una società non considerata, ai margini, ma forte e solida.
Il jazz a Roma
Non bisogna dimenticare le origini del jazz: è proprio attraverso di esse che il Roma Jazz Festival si serve di tematiche scottanti quali integrazione e diversità. Il titolo spiega tutto: No borders, i confini sono fatti per essere attraversati. Non è un caso che sia stato scelto proprio il jazz e non un altro genere musicale.
Dal 1 novembre al 1 dicembre sarà possibile assistere ad una serie di spettacoli dai suoni dolci, romantici e sognanti. Quest’anno ricorre la 43esima edizione e animerà diverse aree della capitale italiana.
Tra i primi artisti che si esibiranno troviamo i Radiodervish, tra tradizione e sensibilità contemporanea; l’Afrobeat di giovani inglesi di origine africana, i Kokoroko; la pluripremiata Dianne Reeves; Antonio Sanchez a cui sta a cuore il tema dell’immigrazione, avendo provato lui stesso cosa significa, e la contrabbassista malese Linda May Han Oh contro l’esclusione e i pregiudizi.
I nomi delle band e degli artisti citati manifestano la diversità etnica con la quale il jazz si è diffuso nel mondo e le tematiche sociali e politiche affrontate si legano in modo chiaro con la musica.
Conclusioni
Tromba, sax, trombone, basso, chitarra, tastiera, percussioni e batteria sono alcuni tra gli strumenti capaci di abbattere i muri creati dalla paura e dall’intolleranza verso il diverso. Una melodia che unisce tutti; perché la musica è capace di generare emozioni in ognuno di noi, senza differenze.
Il Roma Jazz Festival anche in questa edizione vuole esaltare la musica e l’incontro tra culture appartenenti a diverse fasce di pubblico. La musica esce dalle sale ed entra in contatto con la realtà delle città di oggi: multietniche e multiculturali.
Margherita Marchesi