A Roma è iniziato un importante programma educativo destinato alle scuole medie, con l’intento di promuovere l’educazione affettiva. L’iniziativa, sostenuta da 420mila euro di finanziamenti, coinvolgerà inizialmente 15 scuole medie, una per ciascun municipio della capitale. L’obiettivo principale di questo programma è quello di sensibilizzare gli studenti e le studentesse sulla gestione delle emozioni, sullo sviluppo di relazioni sane, e sulla prevenzione di violenze e discriminazioni legate al genere e all’orientamento sessuale.
Il progetto prevede l’introduzione di corsi, laboratori e lezioni in orario scolastico, con l’intento di sensibilizzare i giovani su tematiche come il rispetto reciproco, la parità tra i sessi e la lotta contro ogni forma di violenza domestica, omofobia e transfobia. Questi corsi mirano a creare una cultura del consenso, incentrata sulla comprensione delle emozioni e sulle relazioni interpersonali equilibrate, senza prevaricazioni.
Perché concentrarsi sulle scuole medie
La scelta di avviare l’iniziativa nelle scuole medie non è casuale. Questo periodo rappresenta una delle fasi più delicate nella crescita dei ragazzi, un momento di passaggio dall’infanzia all’adolescenza, in cui il corpo e le relazioni iniziano a cambiare. Come dichiarato dall’assessora Claudia Pratelli, queste scuole sono il punto di partenza ideale per diffondere valori fondamentali come il consenso e il rispetto delle differenze, nonché per contrastare qualsiasi forma di prevaricazione.
Marilena Grassadonia, coordinatrice dell’ufficio diritti Lgbt+ di Roma Capitale, ha sottolineato come, spesso, gli atti di violenza o discriminazione omofoba vengano commessi proprio dai più giovani. L’iniziativa si propone, quindi, di agire in modo preventivo, creando una base solida di educazione affettiva e sociale sin dalla giovane età.
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Le aree tematiche e gli obiettivi del bando
Il progetto si articola su quattro aree principali: l’educazione socioaffettiva, l’educazione alla parità di genere, la prevenzione della violenza di genere e la lotta alla discriminazione legata all’orientamento sessuale, inclusi i fenomeni di violenza e discriminazione anche nel mondo digitale.
Il bando, che verrà pubblicato a fine gennaio, consentirà a enti del terzo settore di presentare progetti educativi, che dovranno essere realizzati in collaborazione con le scuole e il personale docente, e che includeranno percorsi formativi anche per le famiglie. Ogni scuola avrà la possibilità di sviluppare le modalità più adatte per affrontare questi temi, in un’ottica di co-progettazione con le organizzazioni del terzo settore.
Le critiche e le polemiche
Nonostante le intenzioni dichiarate, il programma ha suscitato reazioni contrastanti, in particolare da parte delle forze politiche di centrodestra. Il partito della Lega ha accusato il sindaco Roberto Gualtieri e l’assessore Claudia Pratelli di concentrarsi più su una campagna politica che su problemi reali come la sicurezza scolastica e le carenze strutturali degli edifici scolastici. Secondo gli oppositori, destinare 420mila euro a corsi di educazione affettiva sarebbe una scelta fuori luogo, quando molte scuole soffrono la mancanza di personale, problemi di sicurezza e strutture inadeguate.
Inoltre, alcuni esponenti della Lega hanno accusato l’iniziativa di veicolare un’ideologia gender che potrebbe influenzare in modo inappropriato i ragazzi, soprattutto in un periodo così delicato della loro crescita. La Lega ha anche chiesto maggiore partecipazione delle famiglie e un coinvolgimento diretto dei genitori nella scelta di far partecipare i propri figli a questi corsi.
Anche Fratelli d’Italia ha sollevato delle riserve, affermando che, pur condividendo l’importanza dell’educazione al rispetto, non è chiaro se il progetto si concentri su tutti gli aspetti della diversità o se sia focalizzato principalmente sull’annullamento delle differenze di genere. Secondo il partito, la presenza di figure come Marilena Grassadonia, nota per il suo impegno nella difesa dei diritti Lgbt+, solleva dubbi sulle reali finalità del progetto.
Anche il movimento Pro Vita & Famiglia ha reagito duramente all’iniziativa, accusando l’amministrazione comunale di voler introdurre nei programmi scolastici contenuti ideologici legati al gender. Il portavoce Jacobo Coghe ha parlato di un vero e proprio “attacco alla libertà educativa delle famiglie”, definendo inaccettabile l’insegnamento di temi relativi all’identità di genere nelle scuole medie.
Il punto di vista del sindaco e delle istituzioni
Il sindaco Roberto Gualtieri ha risposto alle critiche ribadendo che progetti simili sono già stati realizzati con successo in altri paesi europei e che l’Italia ha un grave ritardo su questi temi. Secondo il sindaco, l’iniziativa rappresenta una risposta alle numerose problematiche legate alla violenza di genere e alle discriminazioni che affliggono la nostra società, e offre ai ragazzi strumenti utili per crescere in un ambiente più inclusivo.
Gualtieri ha anche sottolineato l’importanza della co-progettazione, che permetterà alle scuole e alle organizzazioni del terzo settore di lavorare insieme per creare attività educative più mirate e rispondenti alle specificità territoriali. L’iniziativa ha come obiettivo la sensibilizzazione a livello cittadino, garantendo che ogni municipio possa beneficiare dei corsi e dei laboratori.
La risposta delle scuole e delle famiglie
Mentre il programma sembra essere sostenuto da una parte significativa della comunità scolastica e delle famiglie, resta il nodo della partecipazione attiva delle famiglie. Alcuni genitori sono favorevoli all’iniziativa, considerandola un passo fondamentale per formare giovani consapevoli, capaci di relazionarsi in modo sano e rispettoso. Tuttavia, non mancano coloro che chiedono che i temi trattati vengano sempre approvati e condivisi con i genitori, al fine di garantire un’informazione chiara e trasparente sui contenuti proposti.
Vincenzo Ciervo