La maggior parte dei vincitori dell’ultimo concorso pubblico per bibliotecari del Comune di Roma in biblioteca non ci lavora. Su 27 persone, 17 sono state assegnate ad uffici pubblici diversi, anche se la capitale soffre proprio una carenza di bibliotecari.
La carenza di bibliotecari
Il Comune di Roma ha registrato una carenza di personale che non permette il pieno funzionamento delle sue biblioteche. Infatti, molti bibliotecari sono anziani e prossimi alla pensione, oppure in pensione ci sono già andati. La situazione crea ancora più disagi in periodo di Covid. Infatti, le biblioteche hanno bisogno di organizzazione in più per garantire almeno i servizi di prestito e restituzione dei libri in sicurezza.
Il comune di Roma aveva annunciato che avrebbe assunto 50 bibliotecari entro la fine del 2020, per rimediare alla situazione.
Dove sono stati mandati i bibliotecari
Il concorsone in effetti c’è stato. Ma ben pochi vincitori sono stati mandati nelle biblioteche della capitale. Gli altri sono stati smistati tra gli uffici più vari, da quelli dell’anagrafe, a quelli delle politiche abitative e delle assegnazioni delle residenze popolari, al dipartimento Trasformazione digitale. Tutti uffici in cui di biblioteche o archivi non c’è neanche l’ombra.
La petizione dei bibliotecari
Ma è possibile che i vincitori di un concorso per una posizione specifica vengano impiegati in tutt’altro? Teoricamente no. I bibliotecari romani hanno anche lanciato una petizione su Change.org. Si rivolgono a Luca Bergamo, assessore alla cultura e vicesindaco di Roma. Chiedono di poter svolgere il lavoro per cui hanno studiato e che pensavano di aver finalmente ottenuto. Ribadiscono l’utilità dei servizi delle biblioteche, che possono ricoprire un importante ruolo sociale e culturale, soprattutto nelle periferie.
Uno spreco di risorse. E la cultura?
È un enorme spreco non impiegare i bibliotecari nelle mansioni in cui sono gli unici specializzati, come la catalogazione di volumi e la promozione dei servizi delle biblioteche. In più, proprio ora che non è sempre possibile consultare i libri sul posto, assumere giovani nelle biblioteche potrebbe significare aumentare l’offerta di servizi online per gli utenti. Ma sembra che la cultura non sia tra le priorità del Comune di Roma.
Serena Emilia Di Salvatore