Il muro dell’incomunicabilità diventa muro dell’umanità contro la barbarie della divisione.
È un muro aleatorio, surreale, psicologico quello che Roger Waters ha descritto ampiamente in quello storico concept album del 1979, diventato poi uno spettacolo e un film, e ultimo lavoro ufficiale di una delle più grandi band della storia della musica: i Pink Floyd.
Roger Waters, bassista, compositore, anima e mente iconica e tormentata di quella straordinaria leggenda, ha continuato a rielaborare la sua creatura, sia dal punto di vista artistico che narrativo.
Quel muro mentale che il protagonista Pink (interpretato nel film omonimo da un magnetico Bob Geldof) arriva a costruire intorno ai propri sentimenti e le sue paure, segna il tentativo di Waters di mettere a nudo la propria tormentata sensibilità, fatta di dolori, ricordi e voglia di gridare al mondo la propria ribellione verso l’incapacità del mondo di rivelarsi a se stesso.
Nel corso della sua carriera Roger Waters ha quindi reinterpretato quel concetto d’isolamento alla volontà di abbattere le frontiere della comunicazione e dell’isolamento, trasformando un trauma infantile in una possibilità di riscatto sociale in sintonia con il mondo che cambia.
Nell’89 era l’epoca di un nuovo spettacolo dal vivo, a ridosso di quel muro di Berlino, appena abbattuto; poi arrivo il tour mondiale e multimediale e ora The Wall potrebbe tornare a risuonare davanti a un altro muro, in via di realizzazione.
Questa è l’intenzione di Roger Waters, il quale ha annunciato la volontà di riportare le ossessioni di Pink al confine tra Messico e Stati Uniti, dove in questo periodo si parla di nuove frontiere chiuse.
Il musicista inglese, che non ha mai risparmiato accuse feroci verso Donald Trump e la sua amministrazione, vorrebbe risuonare l’intero disco davanti a quel muro fisico, freddo e incolore che il presidente americano vorrebbe innalzare e per il quale ha costretto l’intero continente al più lungo Shut down federale della storia repubblicana.
“La musica è il luogo legittimo per esprimere una protesta, ha detto Roger Waters, e i musicisti hanno l’assoluto diritto, il dovere, di aprire le loro bocche per pronunciarsi. Molto rilevante ora con Mr. Trump e tutto questo parlare di costruire muri e creare quanta più inimicizia possibile tra le etnie e le religioni”.
A riferirlo è stata l’agenzia France Presse, ma la notizia circolava già un paio d’anni addietro, in segno di nuova opposizione alle pressioni che il Tycoon sta operando verso il governo per inserire all’interno della legge di bilancio i circa 5 miliardi di dollari necessari per la costruzione della nuova barriera con il Messico.
Fausto Bisantis