La Digital Construction Platform avvicina l’era dei robot per costruzioni autonomi

DCP

Un robot realizzato presso il MIT (Massachusetts Institute of Technology) ha realizzato la più grande struttura mai costruita in autonomia da una macchina, un significativo passo in avanti sulla strada dei robot per costruzioni autonomi, lo studio è stato pubblicato ieri su Science, ma già c’è la fila di organizzazioni varie interessate al progetto: esercito USA, NASA, Google (in realtà Google è anche uno dei due finanziatori principali del robot che ha compiuto l’impresa, la Digital Construction Platform).
A chi interessano i robot per costruzioni autonomi
Lo so, qualcuno starà già pensando: ecco già c’è tanta disoccupazione, aspettiamo la ripresa dell’edilizia per qualche posto di lavoro e questi puntano a fare a meno dell’uomo anche lì …
A parte il fatto che la locomotiva fece perdere il lavoro a tanti che si guadagnavano da vivere guidando diligenze ma non credo qualcuno ne rimpianga l’invenzione e che se guardiamo a tutto ciò che gira attorno al mondo ferroviario i posti di lavoro complessivi probabilmente non sono diminuiti, ma poi basta guardare a chi è interessato per capire che questa tecnologia in prima istanza interessa chi per un motivo o per un altro avrebbe difficoltà a far costruire la stessa struttura agli uomini, nel caso dell’esercito è facile pensare ad infrastrutture da costruire a tempo di record in aree pericolose, nel caso della NASA disporre di robot capaci di costruire in autonomia sarebbe una svolta epocale nei piani di costruzione di stazioni permanenti su altri mondi o persino colonie. Significa mandare una missione automatizzata che costruisca perlomeno il primo nucleo di una residenza per umani e l’equipaggio con una seconda missione.
Detto questo è anche vero che essendo i robot più precisi degli uomini sul lungo termine ci dobbiamo aspettare che davvero i robot per costruzioni autonomi sostituiscano gli operai nell’edilizia perchè permetteranno di economizzare, non solo nella maniera che state pensando, quella di eliminare le paghe, ma perchè saranno in grado di economizzare sul materiale impiegando la esatta quantità richiesta da specifiche per ogni punto dell’edificio, inoltre permetteranno di costruire edifici con forme impensabili ora.
Tempo fa avevamo scritto che presto i robot saranno nelle nostre case per svolgere molte delle faccende quotidiane (colf, badanti, maggiordomi …) fra un po’ più di tempo anche le case stesse saranno costruite dai robot, magari quelle dei nostri nipoti.
Caratteristiche della Digital Construction Platform e della struttura costruita
La DCP come potete vedere dalla foto è costituita da un lungo braccio robotico, anzi per la precisione si tratta di un lungo braccio idraulico costruito dalla Altec con montato in cima un braccio robotico realizzato dalla Kuka. Il braccio che ha un’estensione di più di 10 metri è montato su una piattaforma mobile. Il caso di studio presentato è a proposito di una costruzione a forma di cupola, una specie di grosso igloo, della dimensione di 14,6 metri di diametro e 3,7 di altezza. Lo studio mette a confronto i dati relativi alla costruzione realizzata in autonomia da DCP con quelli relativi a una costruzione tradizionale dello stesso edificio e cifre alla mano riporta benefici riguardo a costi, velocità di costruzione, sicurezza (naturalmente) e persino qualità.
Dal punto di vista squisitamente tecnico i dati più interessanti sono che l’approccio costruttivo procede per strati che vengono sovrapposti e la piccola rivoluzione in fatto di stabilità ottenuta ponendo un sensore laser sul braccio. Quest’ultima è particolarmente interessante, un grosso problema per i robot che devono costruire in autonomia è che in caso di movimento non voluto del braccio si potrebbe trovare fuori posizione (anche solo di centimetri) e far “sballare” tutto il lavoro, in precedenza questo problema era stato affrontato cercando di rendere il robot il più stabile possibile, i ricercatori del MIT invece hanno puntato sul rilevare questi movimenti indesiderati grazie al laser e correggere, il che ha permesso di costruire una struttura molto più leggera.
La DCP non è ancora perfetta però, infatti il robot ha sì costruito l’edificio in autonomia, ma ha avuto degli intoppi di percorso che hanno avuto bisogno di intervento umano per sbloccare la situazione. Non ho molti dubbi che visto l’interesse suscitato e la conseguente facilità che avranno nel reperire fondi, i successivi miglioramenti non si faranno attendere.

Fonte immagine: web.mit.edu

Roberto Todini

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