Robotica: da Harvard un (micro) robot anfibio

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Ieri è stato pubblicato su Science un articolo intitolato “A biologically inspired, flapping-wing, hybrid aerial-aquatic microrobot” (un microrobot ibrido aereo-acquatico ispirato alla biologia) che documenta la realizzazione di un minuscolo robot anfibio, ad opera di ricercatori dell’Università di Harvard e in particolare del Wyss Institute che è un istituto di ricerca appartenente alla prestigiosa università che si occupa di ingegneria ispirata alla biologia, ma tra i firmatari dello studio ci sono anche due dell’Imperial College di Londra, uno dall’università della California a San Diego e uno dell’università di Hong Kong.





Un’ape robot capace di nuotare e poi spiccare il volo
Il robot che vedete nel video pubblicato nell’account Youtube di Harvard trae dunque ispirazione da insetti volanti come le api ed è un microrobot molto più leggero dei precedenti robot aereo-acquatici, ma soprattutto è il primo capace di passare davvero con disinvoltura e più volte da un ambiente all’altro e poi atterrare in maniera sicura.

La sfida ingegneristica più importante è stata creare delle ali capaci di modulare la velocità, un particolare indispensabile, infatti poiché l’acqua è mille volte più densa dell’acqua se è vero che le ali possono servire sia per nuotare che per volare, è anche vero che in aria devono battere abbastanza velocemente da sostenere il volo, velocità che se mantenessero in acqua porterebbe le ali a staccarsi.
La “trovata” ingegneristica più interessante riguarda la fase del decollo dalla superficie dell’acqua, il microrobt anfibio nuota fino in superficie, vista la sua leggerezza le tensione superficiale dell’acqua basta a sostenerlo, nel frattempo il robottino riempe una camera interna d’acqua, grazie alla reazione con una piastra elettrolitica la trasforma in perossido di idrogeno che usa come combustibile sia per dare alle ali la forza di uscire dall’acqua e cominciare a battere più velocemente sia per essere incendiato da una scintilla e dare una propulsione a razzo iniziale per il decollo.
Questa trovata degli ingegneri è nata dal fare di necessità virtù visto che il microrobot ha capacità di carico quasi nulla hanno pensato di sfruttare l’ambiente circostante.





Il microrobot anfibio pesa 175 mg, pochissimo ma 90 mg più della versione precedente, ora i ricercatori mirano a realizzarne uno capace di portare qualche strumento, ad esempio una microcamera e sensori, in futuro questi microrobot potrebbero trovare applicazione nel campo di ricerca e soccorso.

Roberto Todini

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