Roberto Spada è detenuto da circa sei mesi presso il carcere di Tolmezzo in regime di 41 bis, a causa della matrice mafiosa dei crimini in cui è implicato il clan Spada, di cui fa parte. Ma, oltre a scontare questa pena, nelle scorse settimane ha anche dovuto ‘partecipare’ al processo per lesioni aggravate nei confronti di Daniele Piervincenzi, giornalista della trasmissione Rai Nemo, e il suo cameraman, Edoardo Anselmi.
Roberto Spada fa mea culpa per la testata
A distanza di sei mesi, Spada ritorna sui suoi passi e fa mea culpa in diretta dall’istituto penitenziario, dichiarando:
«Mi vergogno per quello che è successo. Chiedo scusa a tutti i giornalisti, ma di quei momenti non ricordo più nulla, ho visto tutto nero. Nelle ore successive a quanto accaduto mi sono rivisto nel video e non mi sono riconosciuto: non c’è giustificazione a quello che ho fatto, il giornalista avrebbe potuto dirmi di tutto ma io non avrei dovuto reagire in quel modo».
A chiedergli di ricostruire la dinamica della vicenda è il pm Giovanni Musarò, ma Spada si contraddice rispetto a quanto da lui riferito durante l’interrogatorio di convalida, seguente l’arresto:
«In quei giorni ero nervoso perché avevo la fila di giornalisti che mi volevano intervistare, volevano che parlassi di politica e di Casapound ma io non faccio politica. Se tu ti chiami Bianchi o Rossi e aiuti la gente per me va bene, non guardo colore politico».
Roberto Spada ha affermato di non ricordare chi ci fosse con lui quando si è verificata l’aggressione, precisando di «non avere nemici ma solo amici».
Processo a Roberto Spada
Ma un naso rotto non ha impedito a Daniele Piervincenzi di continuare a svolgere il suo lavoro, il suo è uno dei tanti casi di giornalisti aggrediti o minacciati negli ultimi mesi in Italia. L’informazione deve essere libera, ma i giornalisti che la esercitano devono essere tutelati, nello svolgimento di questo delicato compito. La loro vita e la loro sicurezza vengono prima di qualsiasi notizia.
Carmen Morello