Scelta rivoluzionaria da parte di due delle holding più importanti nel settore della moda internazionale, Kering e Lvhm: niente più taglie under 38 durante le sfilate per le donne e 46 per gli uomini, e la volontà di non assumere ragazzi con meno di 16 anni. Scelta che assume ancora più valore se si considera che queste società finanziarie sono proprietarie di marchi come Saint Lauren o Christian Dior, Louis Vuitton, Loro Piana, Gucci, Bottega Veneta e Fendi.
Nessuna modella emaciata verrà assunta per indossare i loro abiti durante alcune pubblicità o per le sfilate internazionali. Un cambio di direzione che sicuramente risente delle numerose critiche che Lvmh e Kering hanno ricevuto per via di alcune loro azioni considerate “pro anoressia”. Le holding hanno siglato un documento dove garantiscono “la buona salute delle modelle” e viene sancito il divieto di assumere ragazzi al di sotto dei 16 anni per qualsiasi tipo di servizio.
La notizia assume ancora più importanza visto che siamo in prossimità della settimana della moda che avrà luogo a New York e si fa presente, in una nota, che d’ora in poi questo documento verrà adottato in ogni paese del mondo.
Inoltre, una maggiore attenzione verrà dedicata alla salute e alle condizioni di lavoro di ogni modello, sia uomo che donne: per tale motivo dovranno presentare un certificato medico che attesti l’idoneità al lavoro e la loro buona salute. In più i gruppi dichiarano che affiancheranno uno terapeuta/ psicologo a quest’ultimi così da garantire condizioni di lavoro ottimali e non più stressanti come spesso accade.
Tutele che coinvolgeranno soprattutto i giovani tra i 16 e i 18 anni, a cui verrà impedito di lavorare tra le 22 e le 6, oltre che l’obbligo di essere accompagnati da un tutore che alloggerà con la modella o il modello. Inoltre la carta impegna le agenzie ad assicurare il corretto adempimento degli obblighi scolastici, da parte degli indossatori o modelli, e contemporaneamente garantisce anche la presenza di un interlocutore a cui rifarsi per eventuali reclami nei casi di controversia.
Dorotea Di Grazia