Rivolte in Francia: Nahel ennesima vittima del razzismo sistemico

Rivolte in Francia, attacco a Southport

La morte di Nahel, 17enne di origini algerino-marocchine ucciso dalla polizia, ha risvegliato la rabbia dei francesi verso la violenza degli agenti e il razzismo sistemico

In Francia, la violenza e il razzismo esercitati dagli agenti di polizia contro i cittadini immigrati è tema di discussione da, ormai, quasi due decenni.
La morte di Nahel, giovane algerino ucciso durante un posto di blocco, ha riportato il tema sotto i riflettori, dando vita a violente rivolte in Francia.

Rivolte in Francia: chi è Nahel?

Lo scorso martedì, il 17enne Nahel M., di origini algerine e marocchine, si trovava alla guida di un’auto presso Nanterre, a sudovest di Parigi, nella regione dell’Île-de-France, quando un blocco di polizia lo ha fermato e ucciso con un colpo d’arma da fuoco.

Il filmato dell’accaduto, diventato presto virale, mostra due agenti in piedi di fianco all’auto ferma. Uno degli agenti punta la pistola verso il ragazzo, mentre dice: “ti verrà una pallottola in testa“.
Mentre l’auto cerca di allontanarsi bruscamente, parte un colpo a bruciapelo. L’auto finisce per schiantarsi dopo una decina di metri, e il conducente muore poco dopo.

L’agente che ha sparato il colpo è sotto investigazione per omicidio colposo. Al momento, si trova in detenzione provvisoria, in quanto, secondo il procuratore di Nanterre,  “non sono state soddisfatte le condizioni legali per l’uso dell’arma“.
L’arresto dell’agente, gesto insolito ed eccezionale per la Francia, simboleggia l’urgenza di lanciare un segnale che fermi una spirale di violenza non nuova al Paese.

Razzismo e violenza: per la Francia è ora di affrontare la questione

La morte di Nahel è solo l’ultimo dei casi di razzismo e violenza da parte degli agenti di polizia che si sono verificati in Francia, principalmente nelle banlieue (periferie).

Già nel 2005, il Paese dovette affrontare settimane di disordini e rivolte dopo la morte di due adolescenti musulmani, uccisi dalla polizia a Clichy-sous-Bois, a nord di Parigi. Per la Francia, si trattò della più grande rivolta degli ultimi 40 anni.
Nel 2022, secondo un conteggio di Reuters, basato su rapporti della polizia e dei pubblici ministeri e documenti di avvocati, sono state 13 le persone uccise durante blocchi del traffico. E, a partire dal 2017, le vittime sono state perlopiù di origine araba o marocchina.
Quest’anno, la morte di Nahel rappresenta il terzo episodio di sparatoria mortale a un posto di blocco.

Secondo le parole di diversi testimoni, i disordini di questi giorni sono la conseguenza di una situazione diventata insostenibile.

Sono sempre le stesse persone, le stesse etnie – questo è ciò che sta portando tutti a protestare, ed è per questo che il mondo intero ne parla.

Se sei leggermente di colore, o di origine immigrata, sei giudicato in modo diverso.
Ci sono due sistemi giudiziari diversi, questo è ciò che non funziona.
La gente è molto arrabbiata e molto spaventata. C’è la sensazione di non sentirsi al sicuro.
Ci sono alcuni ottimi agenti nella polizia, ma poi c’è anche questo

Organizzazioni internazionali come Amnesty International, Human Rights Watch, e persino il Consiglio d’Europa, hanno rilevato una particolare tendenza alla violenza nei poliziotti francesi.




Secondo diversi critici, questi sono “istintivamente repressivi e favorevoli alla forza sproporzionata“.
Questo emerge anche dagli studi del sociologo francese Christian Mouhanna, che ha osservato con attenzione la polizia francese.

Ogni giovane delle banlieues può riconoscersi nel caso di Nahel.

I sobborghi di Parigi sono diventati sinonimo di comunità travagliate e ad alto tasso di criminalità, e sono, in genere, sede di molti immigrati e rifugiati dall’Africa.

Per molti, la sparatoria conferma ciò che già sapevano: che sono vittime di razzismo istituzionale e discriminazione sistemica, in particolare da parte della polizia.

Il problema è che abbiamo 20 anni di errori in queste politiche da cambiare e non possono essere cambiati in due giorni o due settimane

Anche l‘ufficio dell’Alto Commissario ONU per i diritti umani (OHCHR) ha criticato la situazione francese, sostenendo che è giunto il momento di affrontare seriamente il problema.

La sparatoria è stata un momento per il Paese di affrontare seriamente le profonde questioni del razzismo e della discriminazione razziale nelle forze dell’ordine

Rivolte in Francia: “Vincerà la Repubblica, non i rivoltosi”

Il Presidente Macron ha definendo l’incidente “inspiegabile e imperdonabile“, accusando, allo stesso tempo, i manifestanti di “strumentalizzare la morte di un adolescente“.
Nonostante l’appello alla calma e alla ricerca pacifica della giustizia, Macron non è riuscito a contenere la rabbia e la frustrazione nelle banlieue.
Particolari disordini si sono registrati nei pressi di Marsiglia e Lione, dove molti edifici e veicoli sono stati incendiati e i negozi saccheggiati.
Per le strade di tutto il Paese, bidoni e automobili vengono dati alle fiamme, mentre fuochi d’artificio vengono sparati verso gli agenti di polizia e gli edifici.

Il Ministro dell’Interno francese, Gérald Darmanin, che ha fatto visita ai gendarmi nella banlieue parigina di Mantes-la-Jolie, ha parlato di una “violenza inaccettabile

È la Repubblica che vincerà, non i rivoltosi.
Non confondo le poche migliaia di delinquenti con la stragrande maggioranza dei nostri connazionali che vivono nei quartieri popolari

Al momento, sono 45mila agenti, compreso il nucleo anti-terrorismo, schierati in tutto il Paese per rispondere alle violenze.
Secondo quanto trapelato da un funzionario del Ministero dell’Interno, “la scommessa è mostrare tutti i muscoli per non doverli usare“.

Si contano oltre 1.300 arresti, il ferimento di circa 80 agenti delle Forze dell’Ordine, e circa 2.560 incendi sparsi per il Paese. Si registra anche la morte di un 20enne manifestante, morto cadendo dal tetto di un supermercato.
Intanto, le autorità hanno dichiarato lo stop dei grandi eventi e fermato i mezzi di trasporto dopo le 21.

In un ultimo appello, Macron ha chiesto ai genitori di tenere i propri figli in casa.

Un terzo delle persone fermate ha un età compresa tra i 14 ed i 16 anni. Assumetevi le vostre responsabilità, teneteli a casa.

Per il momento, il Presidente ha scelto di non dichiarare lo Stato di emergenza, seppur richiesto dalla destra di Marine Le Pen. Ma la situazione è in continuo aggiornamento, e la decisione potrebbe cambiare nelle prossime 24 o 48 ore.

Giulia Calvani

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