L’accordo raggiunto da Centinaio non piace ai pastori sardi. Riprende la loro rivolta, riversi litri di latte per le strade.
La rivolta dell’oro bianco: cosi veniva chiamato il latte in Sardegna. Dove la cultura della pastorizia è una tradizione e la maggior fonte di sostentamento, e dove i pastori stanno portando avanti da più di 10 giorni la propria protesta per la drastica situazione del calo del prezzo del latte ovino. Qualche giorno fa l’accordo: un prezzo base – iva compresa – di 72 centesimi al litro per febbraio, marzo e aprile. Per maggio la rivalutazione sulla base di una serie di misure che Governo e Regione avrebbero dovuto mettere in campo. Poi ad ottobre un’altra verifica che avrebbe dovuto portare ad un altro aumento con l’intenzione di raggiungere un euro al litro. Questo l’accordo dopo otto ore di confronto aperto a Cagliari da Centinaio, ministro delle Politiche Agricole. Ma l’accordo non è stato sottoscritto: erano previsti tre giorni di tregua da parte dei pastori e una sorta di referendum nelle campagne per capire se l’intesa poteva piacere oppure no. Ma l’accordo sembra già naufragare e la rivolta per l’oro bianco riprende.
il no dei pastori
Dopo solo una notte di tregua, nuovo blitz ad una cisterna che trasportava latte a Cagliari. Si arena così lo stop della rivolta dei pastori sardi per il loro oro bianco. La proposta di Centinaio non piace ai pastori che nelle campagne continuano a gettare il latte a terra. Sulle chat e sui social continuano a girare video e il grido è sempre lo stesso “No all’accordo, la battaglia prosegue“. Continua comunque il referendum nelle campagne e nei presidi davanti ai caseifici.
Per Felice Floris – leader storico del Movimento Pastori Sardi – l’accordo sul tavolo di filiera del latte ovino è “un passo indietro“. Prosegue il leader del Movimento “la gente non torna indietro e noi lo sentiamo. Non c’è trattativa se non c’è un sistema immediato che porti ad una soluzione strutturale, con un minimo garantito per i costi di produzione e non con il prezzo del latte che viene stabilito dopo la vendita.”
E’ intanto previsto un altro tavolo, per il 21 febbraio, al ministero a Roma per chiudere definitivamente l’accordo. Ma Floris si dice “stupito per la semplicità con la quale, anche il ministro Centinaio, abbia appoggiato un pre accordo così limitato, così povero e anche poco rispettoso dell’intelligenza degli altri“.
Salvini nell’isola
Il vice premier – che si trova sull’isola per il tour elettorale – ha ribadito che “come governo ci abbiamo messo l’impegno ma anche i soldi e quindi conto che nelle prossime ore le posizione degli industriali e degli allevatori si avvicinino definitivamente e si torni a mungere e a fare formaggio. Poi sicuramente in futuro – prosegue – bisogna vigilare perché non ci siano gli errori del passato“. Ci tiene comunque a sottolineare come il governo non abbia “attuato la repressione ma il dialogo: siamo partiti da 60 centesimi al litro poi 65, 70 e 72. Ci siamo visti a Roma e a Cagliari e ci vedremo nelle prossime ore”.
Serve comunque una garanzia e così per Coldiretti bisogna “inserire una clausola che garantisca di raggiungere l’obiettivo di un euro per il prezzo del latte pagato ai pastori da parte degli industriali”.
E mentre il ministro Salvini si concede una Ichnusa alla Maddalena – prima tappa del tour elettorale in vista delle elezioni regionale del 24 febbraio – l’oro bianco continua a scorrere fra le strade sarde.
Francesca Peracchio