Nel 2011, Nabil al Arabi, allora Presidente della Lega Araba, aveva dichiarato con una certa sicurezza che il regime siriano di Bashar-al-Assad “non sarebbe durato a lungo”. Dodici anni dopo, possiamo affermare che si sbagliava. Nonostante guerra e violenze continuino ad appestare il paese, i paesi arabi hanno votato per il ritorno della Siria nella Lega Araba. Una grande vittoria per Damasco a cui sono state riaperte le porte senza che siano venute meno le terribili violenze che ne aveva determinato l’espulsione.
Finisce l’isolamento internazionale della Siria durato dodici anni
Il processo di normalizzazione del regime di Bashar al-Assad, intensificatosi negli ultimi mesi, ha raggiunto una tappa fondamentale la scorsa domenica 7 maggio. In una riunione straordinaria a Il Cairo, i Ministri degli Esteri Arabi hanno votato un testo che ha stabilito la riammissione della Siria nella Lega Araba. Il governo di Damasco era stato sospeso dall’organizzazione internazionale nel 2011 a causa della dura repressione delle proteste esplose nel paese nel marzo di quell’anno.
Nonostante in questi dodici anni la violenza abbia continuato a dilagare in Siria, sfociando in una crudele guerra civile, i paesi arabi sono convinti sia arrivato il momento di ristabilire le relazioni diplomatiche con il paese di Assad. Il ritorno della Siria nella Lega Araba era, infatti, ormai imminente: i leader di diversi paesi membri avevano recentemente ripristinato i rapporti diplomatici con il dittatore siriano. Tuttavia, il riavvicinamento è stato più veloce del previsto, arrivando prima del summit previsto il 19 maggio a Gedda, in Arabia Saudita. Meno di un mese fa, l’invito di Bashar-al-Assad da parte del principe saudita Faisal al vertice si configurava come un importante passo avanti nella ripresa del dialogo con la Siria. Adesso Assad non sarà più un semplice “invitato” ma riprenderà il posto che dal 2013 aveva occupato un esponente delle opposizioni siriane in esilio.
Il mondo arabo vota per il ritorno della Siria nella Lega Araba ma l’Occidente non è d’accordo
Il fatale terremoto che ha colpito Turchia e Siria lo scorso 16 febbraio ha sollevato un’ondata di solidarietà verso il paese di Assad, già in ginocchio a causa del lungo conflitto civile. Insieme all’invio di aiuti umanitari, i Ministri degli Esteri ed i Presidenti di paesi come l’Egitto, la Tunisia, la Giordania e l’Arabia Saudita hanno intensificato le trattative volte a porre fine a dodici anni di ostracismo nei confronti di Damasco.
Particolarmente felice di questa graduale “pacificazione” con la Siria, sfociata nella sua riammissione nell’organizzazione politica araba, è stato l’Iran. Il ministero degli Esteri iraniano si è infatti congratulato con Damasco affermando quanto fosse importante risolvere “le divergenze tra gli Stati musulmani” al fine di ridurre “l’interferenza straniera negli affari regionali”. Inoltre, pochi giorni fa, il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha visitato Assad guadagnandosi il merito di essere il primo capo di stato a visitare la Siria dallo scoppio del conflitto civile.
Non tutti sono entusiasti quanto l’Iran del ritorno della Siria nella Lega Araba. Gli Stati Uniti, così come l’Unione Europea, avevano già mostrato un pugno fermo davanti i primi segnali di regolarizzazione dei rapporti con il regime siriano. L’ultima dichiarazione di Vedant Patel, vice portavoce del dipartimento di Stato americano, non sembra lasciare spazio a cambiamenti di rotta:
“Non crediamo che la Siria meriti la riammissione nella Lega Araba in questo momento […] dopo la brutale guerra civile”.
Ad opporsi ad una normalizzazione dei rapporti politici con Assad è anche il Qatar nonostante abbia votato a favore del reintegro nella Lega Araba. Tuttavia, di fronte all’atteggiamento deciso dei paesi arabi, potrebbe essere solo questione di tempo prima che il Ministro degli Esteri qatariota cambi idea.
La Siria raggiunge la pacificazione con i paesi arabi ma è ancora ben lontana da quella interna
Nonostante dodici anni di sanzioni e boicottaggi, le violenze non si sono mai fermate in Siria. Da marzo 2011, quando è scoppiata la rivolta popolare contro la corruzione e l’assenza di democrazia nel paese, è in corso una disastrosa guerra civile che ad oggi ha causato più di mezzo milione di morti e più di 20 milioni di sfollati. Per cercare di mettere la popolazione a tacere il governo di Damasco si è macchiato di ogni genere di crimine: tortura, esecuzioni di massa, bombardamenti sui civili… Di fronte a tale brutalità, persino i regimi arabi, che in quello stesso periodo stavano soffocando l’ondata della Primavera araba nei loro paesi, hanno deciso di denunciare la violenza di Assad.
La risoluzione della guerra siriana sembra ancora un’utopia considerando la grave instabilità politica ed economica del paese. Infatti, la Siria è frammentata al suo interno in diverse zone di influenza, controllate da eserciti, insorti dell’Isis, trafficanti di droga… Inoltre, il regime di Bashar-al-Assad ha trascinato la Siria nella peggiore crisi economica della sua storia. L’85% dei siriani vive in povertà e l’economia è retta dal commercio illegale di droga. La Siria che rientra a far parte del consesso inter-arabo è dunque una Siria dove la pace è ancora una chimera.
Ritorno della Siria nella Lega Araba: accettazione dei crimini di Bashar-al-Assad?
La crisi siriana ha avuto importanti ripercussioni a livello internazionale, ad esempio è stata una delle cause principali della crisi migratoria che ha messo in difficoltà l’Unione Europea. Questo e altri motivi hanno portato i paesi arabi a ripensare il loro atteggiamento nei confronti della Siria. All’interno del paese, tuttavia, il dittatore Bashar-al-Assad non ha mostrato segni di cedimento.
Per dodici anni sono continuate le violenze ed i soprusi nei confronti del popolo siriano. Non sono bastati né gli ammonimenti internazionali, né la dilagante crisi economica a fermare la violenza armata nel paese. Eppure, non solo Assad è rimasto al potere, continuando ad essere Presidente della Siria ininterrottamente dal 2000, ma viene persino riabilitato a livello internazionale. La Lega Araba sembra quindi disposta ad accettare i crimini commessi dal governo di Damasco.
Se sono indubbi i vantaggi politici e diplomatici che Damasco ricaverà dalla fine dell’isolamento internazionale, è certo che non riuscirà a cancellare le conseguenze di più di un decennio di violenza. Il ritorno della Siria nella Lega Araba è per il popolo siriano una pugnalata alle spalle, abbandonato dai paesi arabi che hanno deciso di giustificare le atrocità commesse nei loro confronti.