Riscossione senza limiti anche per i redditi più poveri con la cessione dei crediti di Equitalia.
Un punto fondamentale sul quale ci si interroga, successivamente alla scomparsa di Equitalia, che fine faranno tutti quei crediti ancora non riscossi?
La risposta appariva, apparentemente, chiara: la nascita di Agenzia Entrate Riscossione avrebbe ereditato tutte le posizioni attive e passive, come del resto stabilisce la normativa fiscale che ha dato vita al nuovo ente pubblico
. Tuttavia, ad oggi,la questione della cessione dei crediti fiscali di Equitalia è ancora dibattuto tra le forze politiche e sembra di non immediata soluzione.
Vendere i crediti di Equitalia a un soggetto terzo potrebbe fruttare nelle casse dello Stato ben 4 miliardi in tre anni. Ma gli effetti di tale manovra potrebbero essere devastanti per i contribuenti e per tutte le garanzie disciplinate in tema di pignoramenti.
Ebbene,la norma ora prevede che il nuovo esattore, ossia Agenzia delle Entrate-Riscossione, dovrebbe vendere all’asta, senza dover prestare alcuna garanzia, i crediti affidati all’ex Equitalia dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2010. Non saranno oggetto della vendita quei crediti in contestazione (quelli cioè sui quali pende un contenzioso dinanzi al giudice), quelli interessati da procedure concorsuali o dalla rottamazione(ma il debitore deve essere in regola con i pagamenti).
L’attenzione però si focalizza su un particolare aspetto dell’operazione: l’acquirente che può comprare i crediti dello Stato può essere solo un soggetto economicamente forte come una banca o una finanziaria.
Infatti,ammettendo che il nuovo titolare delle vecchie cartelle non riscosse sia proprio un istituto di credito, questi sarebbe soggetto a una normativa priva dei limiti invece imposti all’ Esattore pubblico, limiti volti a tutelare il contribuente. Come ad esempio, il pignoramento della prima casa.
Fatto notorio è il divieto di pignorare l’unico immobile di proprietà del contribuente (purché non di lusso, accatastato a civile abitazione e adibito a residenza anagrafica) che riguarda,solo ed esclusivamente, le procedure esecutive dell’Agente della riscossione e non gli altri soggetti privati.
Questo significa che se, sino ad oggi, i debitori di Equitalia hanno visto salva la propria casa, da domani – almeno per i debiti maturati in passato e non ancora corrisposti – ciò non sarà più così.
Ed ancora, sulla seconda casa, l’esattore può procedere al pignoramento solo per debiti superiori a 120mila euro, condizione invece che non sussiste per i creditori privati.
Ulteriore aspetto, riguarda i limiti di pignoramento di stipendi e pensioni. La normativa attuale impone un limite di 1/10 per i redditi inferiori a 2.500 euro mensili, e di 1/7 per quelli non superiori a 5mila euro; per tutti gli altri vale, invece, il limite di pignoramento di 1/5.
Ma questi vincoli valgono solo per l’esattore pubblico e non certo per banche, finanziarie o altri privati, per i quali il pignoramento si può spingere,sempre e comunque, fino a un quinto.
A farne le spese saranno sempre i redditi più poveri.
Forse, la vecchia e cara Equitalia inizierà a mancare a tutti gli italiani.
Anna Rahinò