I risultati delle elezioni 2022
La scena madre è quella di Giorgia Meloni che parla vittoriosa alla sua platea. I toni non sono quelli rabbiosi dei suoi comizi, tutt’al più distesi e soddisfatti per il risultato delle elezioni. Vecchi e nuovi volti della destra italiana assaporano questa storica vittoria. Soprattutto chi come Ignazio La Russa milita a destra dagli anni di piombo, testimone di giorni di guerra come quello a Milano del 12 aprile ’73. A favore di ogni pronostico, il centrodestra ha battuto il centrosinistra. Percentuali a parte, che pure sono importanti, vediamo di capire come siamo arrivati fin qua. Per quanto riguarda i risultati precisi, li trovate qua.
La paziente ascesa di Giorgia Meloni
Stamattina sono andato a ricacciare un messaggio dell’estate 2021 in cui accennavo alla probabile vittoria di Giorgia Meloni alle prossime elezioni ad una persona che non segue la politica. Diciamo la verità, tutti l’hanno vista arrivare. Anche qui su Ultima Voce è uscita una riflessione, questa, che vede nel successo di FdI una reazione al governo Draghi. Pure ai governi Conte I e Conte II, a dirla tutta. Soffiare sui novax e sui nopass è stata una scelta lungimirante. Vieppiù se pensiamo al felice rapporto tra una certa destra e fantasiose teorie del complotto. Riflessioni a parte, la lunga e paziente ascesa di Giorgia Meloni non è stata frenata nemmeno dai suoi alleati impegnati al governo. Anzi, da costoro è arrivato un “travaso” elettorale.
Il deludente risultato della Lega di Salvini
Non lo hanno visto gioire sulle note di Rino Gaetano. Perché Matteo Salvini ha poco da festeggiare per questi risultati, ben lontani dalla scorsa tornata. Tuttavia, non si può certo parlare di una sorpresa, perché i segnali di un declino ci sono già da tempo. Dal Papeete al governo dell’assembramento, la sua fama da incoerente lo precede. Ne parlai anche in un articolo che trovate a questo link. Se il capo vacilla, il nemico lo azzanna: Salvini se la dovrà vedere sia col consiglio federale che con i leghisti di prima generazione. Evidentemente, i vecchi slogan del Capitano non funzionano più come una volta, nonostante egli muova grosse cifre sui social: interessante incongruenza sulla quale riflettere. Forse è l’inizio della fine di Salvini.
L’ondata azzurra non è partita
Non è bastato TikTokTak a far riaccadere il miracolo azzurro degli anni Novanta. Silvio Berlusconi ha acchiappato una seconda batosta, dopo le scorse quirinalizie. Lo scenario corrente è solo il naturale proseguo di un lento declino di cui ho parlato a questo link. In fondo, quelle promesse gli italiani le han sentite tante volte. Ora Berlusconi ha un ruolo da regista nel governo che sarà, come dichiarato da lui stesso. Certo, da ago della bilancia, ma pur sempre un ruolo nel grande gioco. Destino più felice di chi dal gioco ci è appena uscito, trombato anche dal taglio dei parlamentari. Ad ogni modo, Berlusconi resta il personaggio ingombrante ch’è sempre stato.
Ancora una volta, pessimi risultati per il PD
Il PD di Enrico Letta, ancora per poco, è andato male ma non peggio dell’altra volta. L’onirica agenda Draghi e il panico antifascista non hanno convinto, guarda un po’, gli elettori di sinistra. Oltretutto, tra i votanti del PD ce ne sono sempre molti che non amano il partito. “Mi turo il naso e voto PD”, questo il motto di parecchia gente. Dispiace, perché resta pur sempre una grande galassia di riformisti e progressisti. Il partito a “scatola vuota” (sic) ha di fronte a sé un lungo periodo di riflessione. Se giocata bene, l’opposizione potrà finalmente ridare un’anima all’erede dell’Ulivo. Che ad oggi è solo il partito di governo e dell’establishment.
I risultati del terzo polo
Il terzo polo di Renzi e Calenda non è andato così male. Certo, la doppia cifra li avrebbe aiutati parecchio, ciononostante potranno comunque avere voce in capitolo in Parlamento. Specie sui temi a loro più cari, come il rigassificatore a Piombino. Non a caso, Calenda ha ben visto di tenersi a distanza da Letta il barricadiero: una finestra sui partiti vincenti non sarebbe così improbabile. In tutto ciò, Renzi era in Giappone ai funerali di Shinzo Abe. Qualcuno lo avvisasse che può tornare in Italia, ormai i voti li hanno presi.
Conte sbotta al Sud
Il Movimento 5 Stelle esce vittorioso da queste elezioni, a dispetto dei sondaggi di mesi fa. I problemi interni e la cattiva fama della crisi di governo non hanno ostacolato il partito guidato da Conte, soprattutto al Sud. Senza dubbio, una delle ragioni di questa vittoria è stato il reddito di cittadinanza. Piaccia o meno, i percettori sono assai motivati, per usare un eufemismo, di votare per il Movimento. Ecco perché alcuni parlano di voto di scambio: il lunario di molti dipende anche dal futuro del reddito di cittadinanza. A parte questo, in generale Conte è un punto di riferimento per i progressisti. Già solo per le misure del Conte II, riproposte dal programma a cinque stelle. Infatti appare incomprensibile la rottura col PD, che ha preferito altri partitini a quello guidato da Conte.
La strage dei nanetti
Un famoso politologo parlava del ricatto dei nanetti, vale a dire dei partitini che popolano la fauna parlamentare. Ebbene, si può dire che, con rispetto parlando, c’è stata una vera e propria strage di nanetti. Complici sia il Rosatellum che il taglio dei parlamentari. Liberi pensatori come Paragone e Adinolfi dovranno trovare un altro lavoro. Idem Luigi Di Maio, sospettato di arrivismo, ma anche titolare di un oceano di umiltà. Vedremo se i sopravvissuti alle forche caudine arriveranno a fine legislatura.
Il governo che verrà
Adesso bisogna aspettare che la politica faccia il suo corso. Quella dei palazzi, perché gli elettori hanno già scelto. Evitando la solita pippa sull’astensionismo, un governo di centrodestra potrebbe risollevare la fiducia di molti astenuti nei confronti della macchina democratica italiana. Sarebbe il tanto agognato ritorno della politica, a scapito dei tecnocrati e dei governi multicolore. Dopo decenni, la destra italiana ha trionfato. C’è poco da piangere, l’umore popolare è da tempo quel che è oggi. La politica premia chi sa cogliere i segni del suo tempo. A proposito di tempo, voglio lasciarvi con questo passaggio che mi ha colpito parecchio mentre preparavo l’esame di filosofia politica:
[…] Il tempo reale non coincide con il tempo dell’osservazione, nel senso che noi diveniamo consapevoli che si dà il mutamento nel momento in cui riflettiamo su di esso dopo che è avvenuto. Di fatto, il tempo reale dell’azione è distinto da quello dell’osservazione, e soltanto in questo secondo momento viene stabilita in effetti una sequenza temporale che fonda contemporaneamente il nesso casuale.
In sintesi, quando osserviamo un fenomeno, quello è già bello che accaduto. Vediamo gli effetti, ma non le cause; al limite le possiamo ricostruire. Chi oggi si stupisce della vittoria di Giorgia Meloni è palesemente fuori dal suo stesso tempo. Così come il PD s’è illuso di poter ammaliare in pochi mesi la sinistra che per anni ha ignorato. Rimorsi a parte, da oggi si inizia una nuova stagione.
Matteo Petrillo