Rispettare le regole per gli italiani sembra essere la cosa più difficile del mondo. Troviamo sempre una scusa, anche nell’emergenza Coronavirus.
Qualche tempo fa Gioele Dix in un monologo aveva tracciato con dissacrante ironia un profilo del rapporto degli italiani con la legge. Dix parlava infatti della targhetta presente nei vagoni dei treni che normalmente esorta a non esporsi dal finestrino in varie lingue. Quel che ne usciva era una descrizione piuttosto realistica del nostro popolo e del concetto di “rispettare le regole”. Dix infatti ci dipingeva come persone tendenzialmente refrattarie agli ordini perentori, ma anche alle richieste cortesi di utilizzo del buonsenso. Per non parlare poi dell’innato senso di sospetto, oggi evolutosi in complottismo, con cui noi italiani dovremmo convivere ogni giorno, vivendo con il timore che qualcuno sia sempre pronto a fregarci. A toglierci il pane di bocca e i soldi dal portafogli, se non stiamo attenti.
Solo stereotipi?
Stereotipi e comicità a parte, due giorni fa il New York Times sembrava non essere molto distante da quanto espresso dal comico milanese. Alla luce delle recenti disposizioni, infatti, l’articolo si chiedeva come mai gli italiani fossero così indisciplinati anche quando si tratta di provvedimenti urgenti e di salute pubblica.
L’articolo, piuttosto dibattuto sul Web, prendeva spunto dai video ritraenti orde di milanesi d’adozione in Stazione Centrale, sabato sera, a poche ore dall’ufficialità del decreto sulla zona rossa in Lombardia, pronti a rientrare nel paesello del Sud. Qualche giorno dopo, all’annuncio di Conte relativamente a misure ancora più stringenti, più o meno stessa reazione. Neanche il tempo di dire “l’Italia sarà zona rossa da domani mattina”, con un tono ancora incredibilmente saldo e istituzionale, che la notte successiva scatta l’assalto ai Carrefour aperti 24 ore su 24.
La cultura del farsi furbi
Il quotidiano, poi, proseguiva il suo approfondimento citando un saggio risalente al 1965 del giornalista Luigi Barzini. Nel suo lavoro “Gli italiani”, infatti, Barzini parlava più o meno dello stesso problema: la tendenza degli italiani a far ciò che vogliono, in barba alle regole. Storicamente, l’autore attribuiva questo senso di soffocamento dato dai legacci della legge a secoli di dominio straniero.
Gli italiani, ancora prima di essere tali, avrebbero sempre avuto a che fare con dominatori francesi, spagnoli, austriaci che tentavano di sfruttarli e piegarli alla loro volontà in tutti i modi. Ancora lontani dall’essere uniti, gli italiani non avevano molte speranze di ribellarsi ai dominatori con la forza. A questo punto, quindi, si sarebbero fatti furbi. Il pensiero, in breve, sarebbe stato questo: “Se il dominatore mi impone questa regola è perché vuole fregarmi, sfruttarmi o approfittare della mia debolezza: quindi, mi ci impegno e lo frego io, per proteggere almeno me, la mia famiglia e i miei guadagni”. Fatta la legge, quindi, fatto l’inganno.
“Vogliono fregarci”
Da secoli di soprusi, quindi, nascerebbe la naturale e italica tendenza ad adattare la legge al proprio singolare bisogno. Nella nostra terra si fatica a rispettare le regole perché fatichiamo a vedere un disegno superiore di fatto indebolendo il concetto di bene comune. Se viene fatta una legge, si pensa, è di sicuro per arricchire qualcuno. Lo è stato con il pagamento dei sacchetti della frutta al supermercato. Per giorni è circolata sul web la bufala relativa all’amica, sorella, parente di Renzi proprietaria di un’azienda per la produzione degli stessi. Bufala che ha trovato nel complottismo italiano terreno fertile. Si scrive la legge sui dispositivi antiabbandono? E’ per arricchire i produttori di seggiolini. E’ sempre così. Siamo disincantati e ormai sfiduciati.
Mors tua, vita mea
L’italiano, quindi, vivrebbe in una sorta di giungla legislativa, governata solamente dal “mors tua, vita mea“. Rispettare le regole? Se il decreto mi dice che non posso muovermi, ma da domani mattina, allora io prendo tutto e scappo questa sera, così nessuno può dire nulla. Non mi interessa chi ci potrebbe rimettere: io devo mettere me stesso al riparo. Se il Governo dice che da domani l’Italia sarà zona rossa, io devo pensare a come fregare il Governo, non al perché l’Italia sia diventata zona rossa.
E’ innegabile che, di fronte a tanti cittadini che si stanno sacrificando e si stanno comportando in modo coscienzioso, sussistono casi di persone che continuano a considerarsi una lecita eccezione alla regola, in alcuni casi autoassolvendosi, in altri trovando un rocambolesco modo per svincolarsi dalle maglie legislative.
I precedenti storici
Avviene la stessa cosa con l’Unione Europea, considerata da molti una fregatura e un insieme di regole fatte per indebolirci e impoverirci. Senza entrare in politica, il nostro farci furbi per fregare un’autorità superiore o l’altro nostro pari emerge quotidianamente, dal parcheggiare al posto dei disabili al non pagare il canone. E se nel non rispettare le regole veniamo colti in fallo? “Eh, ma è successo solo questa volta“, oppure “Eh, ma lo fanno tutti”, come ebbe a dire Bettino Craxi, quando scoppiò il caso di Tangentopoli.
La scusa del “Lo fanno tutti”
L’autoassoluzione fa parte della nostra cultura e va di pari passo con la nostra italica furbizia. La soluzione? Forse un lavoro culturale approfondito serve a smuovere la coscienza di quanti ancora considerano l’onestà una debolezza. Ma magari nemmeno quello. Gli studenti che sabato sera hanno tentato di fare ritorno a casa da Milano sono perlopiù universitari, che di cultura dovrebbero vivere, o lavoratori trapiantati in una città piena di stimoli. No, il problema sta decisamente a monte. Come si insegna il concetto di bene comune? Come si fa capire a un popolo discolo che ne va della propria pelle? Serve necessariamente puntare sulla paura, sul numero di morti o, più venalmente, sull’importo delle sanzioni per chi trasgredisce?
L’ottimismo non basta
Evidentemente l’ottimismo non basta: ne ha fatte le spese anche Giuseppe Conte, quando ha iniziato a chiedere agli italiani l’utilizzo del buonsenso per contrastare l’emergenza. Risultato? Pochi giorni dopo ha dovuto blindare l’Italia. E ancora non basta, a convincerci che siamo in pericolo e, per una volta, ad affidarci a chi sta sopra di noi.
Qui, se volete vederlo, il monologo di Gioele Dix.
Elisa Ghidini