Dei migranti, oramai, pare che tutti sappiano tutto. La politica fa gara ad indicarci quale sia la chiave di lettura di tutte queste ondate migratorie. Profughi, clandestini, risorse, delinquenti, le bombe, la fame, le cooperative rosse, le camicie nere. Poi, qualcuno si sofferma a parlare con questa gente che affronta il mare aperto, buttata su una bagnarola in overbooking che fatica a stare a galla, come si metterebbe una paperella dentro la vasca da bagno, e si scoprono storie incredibili.
Non bastano i reclutatori di manodopera per il lavoro nero, i trafficanti di organi o per il mercato della droga. Parlando scopri che tanti adolescenti che viaggiano e dei quali si perdono le tracce sono di sesso femminile, e scopri che il loro viaggio inizia per un sogno e si trasforma in incubo. È di qualche giorno fa, in seguito ad un’indagine della procura di Napoli, la notizia dell’arresto di tre persone accusate di gestire un traffico di prostitute. Sono ragazze che da mesi stazionano sulla Domiziana, partono dalla Nigeria, prelevate dai villaggi, iniziano un lungo viaggio verso la Libia contraendo un debito di migliaia di euro (tra i 35 e 50mila) con gli scafisti e l’organizzazione che prospettando loro un futuro di studio e lavoro, presto le ricatta.
Lo racconta una ragazzina che notata da una fotografa è stata segnalata agli operatori sociali e convinta a lasciare la strada e seguirli in un centro lontano da Castelvolturno dove come le altre era controllata da una “madama”, donna membro anche lei dell’organizzazione e a sua volta indotta alla prostituzione, come un kapò dei campi di sterminio.
La quattordicenne racconta delle violenze subite al fine di toglierle la verginità ed abituarla alle volontà dei “clienti”. Non importa se sono poco più che bambine, è quello che richiede il mercato. Ma quale mercato può richiedere come fosse un oggetto, delle giovani vite? E perché le risorse che potrebbero essere diventano interesse sessuale di uomini che pagano? Si tratta dello schiavismo moderno. La prostituzione, la richiesta fa il mercato.
Si ha tutto in occidente, non si deve conquistare più nulla, sono finite le emozioni. Le uniche che gli esseri umani, in particolare maschi, non sanno controllare, sono quelle legato al sesso. Un “gioco” di cui non ci si annoia che non fa mai esaurire l’interesse. E se qualcosa viene ricercato qualcuno è sempre disposto a produrlo, a discapito, sempre, dei più deboli, di chi non ha alternative, di chi si può soggiogare: donne, di colore, povere. Questo è l’essere umano.
A prescindere dai riti woodoo, in ambito di prostituzione tra soggetti maggiorenni, mi domando il motivo per il quale a cadere vittime della tratta di persone a sfondo sessuale debbano essere sempre le donne straniere, mentre quelle italiane ne debbano essere quasi esenti, sia in Italia, sia all’estero ed il motivo per il quale i marciapiedi del sesso a pagamento si svuotano durante le vacanze natalizie e pasquali, per non dire di osservare le stesse professioniste con uno smartphone in mano ed anche un’autovettura a disposizione. La risposta a tutto questo è quella che la schiavitù del sesso a pagamento non è molto diffusa.