L’allarme è stato suonato dall’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, a breve potrebbero scoppiare tensioni in merito all’utilizzazione delle risorse della Luna.
L’articolo è stato pubblicato su Philosophical Transactions of the Royal Society A: Mathematical, Physical and Engineering Sciences.
Sia chiaro non siamo ancora arrivati agli scenari della fantascienza in cui si estraggono minerali in giro per il Sistema Solare ed il volo spaziale è abbastanza economico da rendere conveniente riportarli a Terra.
Allora di che parliamo? Proprio perché mandare in orbita ogni tonnellata in più di materiale significa un esborso astronomico (tanto per rimanere in tema) le missioni umane di lunga durata sulla Luna (nei piani entro la fine di questo decennio) e Marte (a seguire entro pochi decenni) avranno bisogno di stabilirsi in siti nelle vicinanze delle risorse disponibili in loco e sfruttare quelle.
Per quel che riguarda la Luna, fanno notare gli scienziati guidati dall’autore principale Martin Elvis, i siti sono limitati e pure le risorse.
Di che risorse stiamo parlando? Sicuramente l’acqua e poi, per esempio, il ferro. Se si vorrà costruire qualcosa in loco è impensabile farsi mandare il ferro dalla Terra. inoltre la Luna è ricca anche di Elio-3, lo sappiamo fin dalle missioni Apollo.
Il problema è che nei prossimi anni tutti hanno in programma di tornare sulla Luna per rimanerci a lungo e studiare anche la possibilità di sfruttamento da parte di compagnie private (quest’ultima ad esempio è nei piani della NASA) .
Si corre un serio rischio di affollamento, di rapido esaurimento delle risorse e c’è pure la possibilità che alla verifica le suddette risorse si dimostrino più scarse di quanto previsto causando l’insorgere di tensioni per l’accaparramento.
Il problema è che mancano delle regole sullo sfruttamento delle risorse nello spazio, chi può estrarre cosa e dove? L’Outer Space Treaty del 1967 semplicemente stabilisce che uno stato non può reclamare qualcosa come sua, ad esempio gli USA sono arrivati per primi sulla Luna ma non è diventata proprietà degli Stati Uniti, Nel 2020 sono stati firmati (anche dall’Italia) gli Accordi di Artemide, dal nome del programma lunare della NASA che si chiama Artemis, ma essenzialmente in questi accordi si ribadisce il dovere di notifica delle proprie intenzioni e non costituiscono un robusto sistema di regole per prevenire i succitati problemi in merito allo sfruttamento delle risorse della Luna.
Gli scienziati lanciano un’idea, per quel che riguarda la Luna i programmi sono già pronti, quindi già conosciamo gli attori in gioco e i tempi entro cui potrebbero voler accaparrarsi siti e risorse, perché non fare quello che per esempio si è fatto sulla Terra per la pesca in acque internazionali? Ci si siede a un tavolo, si fa una lista concreta di siti e di chi li vorrebbe sfruttare e si cercano di prevedere i problemi anche nello scenario peggiore. Se c’è una cosa che può incentivare stati ed attori privati a collaborare è evitare le perdite economiche.
Roberto Todini