Anche in Italia c’è stato un campo di sterminio: la Risiera di San Sabba, che si trova a Trieste. La Risiera di San Sabba – Monumento Nazionale – oggi è sia un museo che un memoriale, ma a livello nazionale non parliamo abbastanza del fatto che anche in Italia c’è stato un campo di sterminio.
Cos’è stata – e cos’è oggi – la Risiera di San Sabba?
La Risiera di San Sabba si trova a Trieste, in FVG, dove da poco si sono tenute le elezioni regionali: una terra storicamente di confine, dove i confini politici erano estremamente confusi e contesi. Forse non è un caso che proprio qui ci sia stato l’unico campo di sterminio in Italia.
La Risiera di San Sabba viene costruita – e completata nel 1913 – per essere utilizzata come stabilimento per la lavorazione del riso. La città utilizza la Risiera in questo senso fino al 1934, quando la produzione si ferma, e qualche anno dopo – nel 1940 – il Regio esercito italiano la trasforma in una caserma militare.
Dopo l’8 settembre 1943, i nazisti utilizzano la Risiera come campo di prigionia per i militari italiani. Il sito dell’ANED, Associazione Nazionale Ex Deportati nei campi nazisti, racconta quello che accade invece dall’ottobre del 1943. La Risiera di San Sabba, da campo di prigionia, viene convertita in un campo di detenzione di polizia, o Polizeihaftlager. A partire da questo momento essa diventa il luogo dove vengono smistate le persone da deportare in Germania e in Polonia, il deposito di ciò che rubano i nazisti, e, soprattutto, il luogo di detenzione e di uccisione di ostaggi, partigiani, detenuti politici, ebrei e persone omosessuali.
Possiamo dire che la Risiera è stata l’unico esempio di lager nazista in Italia perché è l’unico Polizeihaftlager italiano ad aver avuto un forno crematorio. I nazisti lo utilizzano per la prima volta nell’aprile del 1944, «con la cremazione di settanta cadaveri di ostaggi fucilati il giorno prima nel poligono di tiro di Opicina».
Nella Risiera di San Sabba sono state uccise fra le tremila e le cinquemila persone. Come riporta l’ANED, però,
in numero ben maggiore sono stati i prigionieri e i “rastrellati” passati dalla Risiera e da lì smistati nei lager o al lavoro coatto.
La Risiera di San Sabba, dalla Liberazione ad oggi
Come riporta il sito ufficiale della Risiera, dopo la Liberazione essa accoglie i profughi istriani e le persone che scappano dai paesi dell’orbita sovietica. Nel 1965, la classe dirigente della giovane Repubblica italiana decide di decretare monumento nazionale l’ex campo di sterminio. Il decreto del 1965, firmato dall’allora presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, decreta:
Considerata la opportunità che la Risiera di San Sabba in Trieste, – unico esempio di Lager nazista in Italia – sia conservata ed affidata al rispetto della Nazione per il suo rilevante interesse, sotto il profilo storico – politico;
Sulla proposta del Ministro Segretario di Stato per la pubblica istruzione
DECRETA
La Risiera di San Sabba in Trieste è dichiarata monumento nazionale.
Nel 1966, l’architetto Romano Boico inizia a lavorare alla realizzazione del monumento della Risiera, e completa l’opera nel 1975. Il Memoriale di Boico mantiene poco degli edifici originali, soprattutto per quanto riguarda l’area dove sorgeva il forno crematorio. Il 29 aprile 1945, infatti, prima di fuggire i nazisti fanno esplodere il forno crematorio e la ciminiera, nel tentativo di distruggere le prove di quello che accadeva alla Risiera di San Sabba.
Nel 1975 il Civico Museo della Risiera di San Sabba – Monumento Nazionale apre al pubblico. Ogni 25 aprile gli antifascisti e le antifasciste di Trieste e dintorni si riuniscono nel cortile della Risiera: mantengono viva la memoria del luogo e presidiano un pezzo importante della memoria storica italiana.
La Risiera e il 25 aprile. Anche a Trieste il 25 aprile è divisivo: divide i fascisti dagli antifascisti
Nel 2020, come in altre città italiane, le autorità hanno celebrato il 25 aprile, la Festa della Liberazione, senza la presenza della cittadinanza. Ma già prima della pandemia le celebrazioni del 25 aprile, a Trieste, avevano fatto scalpore.
Nel 2018, il quotidiano triestino Il Piccolo titolava:
Anpi e sindaco litigano sul 25 Aprile. Il Comitato per la festa della Liberazione propone Flores come oratore a San Sabba. Il Comune dice no
Il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, si era opposto all’intervento in Risiera di Marcello Flores, «storico e direttore scientifico dell’Istituto Nazionale per la storia della Resistenza», ritenendolo una personalità “troppo di parte“. Durante la celebrazione alla Risiera, il 25 aprile 2018, molti cittadini e molte cittadine avevano contestato Dipiazza, durante il suo discorso, sventolando un fazzoletto rosso e fischiandogli.
Anche nel 2019 si era presentata una situazione simile. Il Piccolo, quell’anno, scriveva:
Doppia cerimonia alla Risiera di San Sabba e doppio omaggio ai caduti per la Liberazione. Anpi e Cgil da una parte, sindaco, amministrazione comunale di centrodestra dall’altra. Da queste parti la Liberazione non è una festa condivisa.
Anche a Nord-Est, insomma, la Festa della Liberazione infiamma e divide. E probabilmente è un fatto positivo, perché ci permette di riconoscere le associazioni e i presidi antifascisti, che salvaguardano la democrazia ogni giorno dell’anno. Svela ai cittadini e alle cittadine quali forze politiche stanno da un lato, e quali dall’altro.
Che questa giornata sia un pungolo per chi si riconosce nei valori dell’antifascismo: usiamola per guardarci intorno, e osservare. Sfruttiamo il 25 aprile per scoprire dove si annida, oggi, lo sporco di chi ancora guarda all’universo valoriale fascista.