Michele Marsonet
Prorettore alle Relazioni Internazionali dell’Università di Genova, docente di Filosofia della scienza e Metodologia delle scienze umane
Il premier britannico Rishi Sunak sta intraprendendo sforzi significativi per riavvicinare Regno Unito e Unione Europea. Nonostante l’opposizione ideologica di alcuni settori del suo stesso partito conservatore, Sunak ha adottato un approccio pragmatico per risolvere i problemi creati dalla Brexit. Dopo aver parzialmente risolto le controversie riguardanti il Protocollo nordirlandese, Sunak si è adoperato per far rientrare il Regno Unito nel programma di ricerca europeo “Horizon Europe”.
Il premier britannico Rishi Sunak sta lavorando per riavvicinare il Regno Unito all’Unione Europea. Si tratta di un compito arduo e, sin dall’inizio del suo mandato (25 ottobre 2022), Sunak ha adottato un approccio pragmatico ai problemi creati dalla Brexit. Approccio ovviamente non gradito da alcuni settori del suo stesso partito – quello conservatore – che hanno invece una visione ideologica e continuano ad esaltare i presunti vantaggi dell’uscita inglese dall’Unione.
Dopo la parziale soluzione delle controversie concernenti il Protocollo nordirlandese, che regola i rapporti tra Ue, Regno Unito e Ulster, Sunak ha proseguito in sordina, quasi a fari spenti, per far rientrare i britannici nel grande programma “Horizon Europe”, successore di “Horizon 2020”. E’ il più importante programma di ricerca europeo, che si sviluppa nell’arco temporale 2021-2027.
Gli inglesi ne erano completamente usciti dopo il referendum popolare che aveva sancito il successo della Brexit. Salvo poi accorgersi che tale uscita causava danni di grande portata al loro Paese. Basti dire che “Horizon Europe” può contare su un budget di 95,5 miliardi di euro.
E’ il programma quadro dell’Unione per favorire la ricerca e l’innovazione nei Paesi membri. Non distribuisce, però, fondi a pioggia. Per vincere e incassare i fondi richiesti, i team di ricerca devono non solo presentare progetti originali, ma anche sottoporsi a un severo processo di selezione seguendo regole dettate da Bruxelles. Si tratta del più vasto programma di ricerca e innovazione transnazionale al mondo.
Riguarda soprattutto le università e gli enti di ricerca (come il nostro Consiglio Nazionale delle Ricerche), spesso chiamati a collaborare tra loro per ottenere risultati migliori. Nonostante l’entità dei fondi stanziati, il vero punto dolente è rappresentato dalla burocrazia di Bruxelles, che è notoriamente molto rigida e poco fa per facilitare il lavoro di preparazione di docenti universitari e ricercatori.
L’accordo per il rientro inglese non è ancora stato firmato, ma le trattative sono pressoché concluse. Sunak ha visto Ursula von der Leyen in occasione del vertice Nato a Vilnius, e si prevede che all’inizio del 2024 il Regno Unito verrà ufficialmente reintegrato in “Horizon Europe”. Uno smacco per i sostenitori a oltranza della Brexit, ma un successo per coloro (come Sunak) che comprendono i rischi dell’isolamento britannico.
I “Brexiters” si erano illusi che il Regno Unito potesse fare da solo. Nell’ambito dell’università e ricerca rinsaldando i rapporti con atenei ed enti di ricerca degli Usa e delle nazioni del Commonwealth (come Australia, Canada e Nuova Zelanda) dotate di eccellenze in questi settori. Il fatto è che il mondo universitario americano è in crisi per le tempeste create da “wokismo” e “cancel culture”, mentre le ex colonie del Commonwealth dimostrano un interesse minore del previsto per i rapporti con l’ex centro dell’Impero.
Sarà interessante vedere se dopo “Horizon Europe” vi saranno avvicinamenti anche in altri settori. Gli ostacoli, in questo caso, non vengono tanto da Bruxelles, quanto dai britannici che della Brexit continuano ad avere una visione ideologica.