Riscuotevano le pensioni dei parenti stretti anche se erano già morti da tempo, accumulando somme spesso sostanziose. Non comunicavano all’Inps l’avvenuto decesso. Un’azione davvero riprovevole, volgare e ributtante che ha permesso a dodici persone di intascare, nel triennio dal 2013 al 2015, ben 272mila euro. Queste sono state denunciate dalla Guardia di Finanza di Bologna alla Procura della Repubblica del capoluogo felsineo.
Ma come agivano tali parenti, senza il benché minimo scrupolo morale? Sicuramente erano favoriti dal fatto che la maggior parte di loro era stata delegata, in buona fede, ad operare sui conti correnti bancari dei parenti tramite delega o conti cointestati. Quindi potevano effettuare bonifici, prelievi diretti, con bancomat e altre operazioni.
La truffa ai danni dell’Inps
La truffa ai danni dell’Inps è emersa dai controlli su 25mila posizioni di persone decedute nel triennio 2013/15 effettuata dalle Fiamme Gialle di Bologna. Incrociando i dati dell’anagrafe dei Comuni della Città metropolitana di Bologna e dell’Inps sono emersi i nomi dei dodici presunti truffatori. Questi hanno usufruito illegalmente delle pensioni dei congiunti morti. In un caso, riferisce la Finanza, è stato riscontrato che uno dei parenti smascherati ha riscosso la pensione di un familiare morto da più di tre anni. Così ha intascato quasi 62mila euro attraverso ripetuti prelievi bancomat.
Nei confronti di nove parenti, il gip di Bologna ha emesso un decreto di sequestro preventivo di 160mila euro pari alle somme che si ritengono indebitamente ritirate poiché di importo alto per ciascuno. Le restanti tre, visti gli importi ridotti, saranno perseguite solamente in via amministrativa.
Si tratta della seconda parte di un’indagine iniziata nel 2016. All’epoca aveva riguardato solo il Comune di Bologna, scovando quattro parenti che avevano percepito le pensioni di defunti per oltre 190 mila euro. In questa seconda fase, gli accertamenti sono stati estesi a tutto l’ambito provinciale.
Le persone denunciate sono state segnalate anche all’Inps, in virtù dell’apposito protocollo d’intesa stipulato tra la Guardia di Finanza e l’ente previdenziale, che peraltro, in alcuni casi, aveva già avviato autonome procedure di recupero delle rate pensionistiche indebite.
Massimo Mongardi