Secondo il report pubblicato su Newscientist pochi giorni fa, in India sono 115 milioni i bambini sull’orlo della malnutrizione dovuta alla chiusura prolungata delle scuole durante la pandemia Covid-19.
Nel 2019 un rapporto commissionato dall’UNICEF aveva rilevato che l’80% degli adolescenti è sottopeso o deperito e che su 1 milione di decessi di bambini sotto i 5 anni circa 700.000 sono causati da malnutrizione.
Prima della diffusione del virus Ritu Aggarwal direttore del “programma alimentare” nelle mense scolastiche indiane si era impegnato ad assicurare un “pranzo” sufficientemente nutriente ai 77 milioni di studenti tra i 6 e i 14 anni.
Quando il 24 Marzo 2020 le aule delle scuole indiane si sono chiuse per limitare i contagi la situazione già precaria è drasticamente peggiorata e il problema della malnutrizione è passato in secondo piano.
“Da istruzione a malnutrizione “
Impossibilitati a recarsi a scuola i milioni di bambini indiani spesso costretti a lavorare consumano il pasto nelle proprie case, ma le famiglie ulteriormente impoverite dalla pandemia non sono in grado da sole di soddisfare le esigenze nutrizionali quotidiane dei propri figli.
La carenza di alimenti contenenti ferro, acido folico, zinco, vitamina A, vitamina B12 e vitamina D causa un indebolimento del sistema immunitario tanto da portare il rischio di deperimento, malattie trasmissibili e gravi effetti sullo sviluppo fisico, emotivo e psicologico dei bambini fino a causarne la morte.
“Il fallimento del programma alimentare”
Nel tentativo di portare avanti il “programma alimentare scolastico” e di arginare i danni del Coronavirus numerose organizzazioni umanitarie hanno sollecitato gli Stati Indiani a garantire il più possibile i diritti alimentari dei bambini.
La strategia scelta dai governi è stata quella di fornire un pasto quotidiano a casa dello studente o di destinargli un corrispettivo in denaro.
In alcuni casi sono stati proprio gli insegnanti a consegnare verdure e lenticchie nelle case dei bambini più svantaggiati.
Qualcosa però non ha funzionato.
A spiegarlo è Samuel Scott ricercatore presso l’International Food Policy Research Institute di Nuova Delhi secondo il quale questa scelta non è stata una soluzione efficace.
La cifra destinata ai bambini è di circa 0,09 dollari al giorno (2,7 dollari al mese) ed è impossibile garantire che il denaro o il cibo venga utilizzato esclusivamente per lo studente che nella maggior parte dei casi deve condividere il pasto con i fratelli e i genitori.
Così il peso dei bambini ha continuato a calare vertiginosamente e davanti alle spaventose previsioni il 29 Luglio la “politica educativa indiana” ha deciso di inserire nel programma alimentare la colazione in aggiunta al pranzo.
Buone intenzioni, pochi risultati.
Tutto questo infatti, come affermato dallo stesso Scott, potrà funzionare solo alla riapertura globale delle Scuole che ci si augura possa avvenire a Settembre.
Fino ad allora la fame e la malnutrizione spegneranno di giorno in giorno sempre più sorrisi innocenti.
Silvia Mulas