Negli ultimi 15 anni c’è stato un aumento del 50% di calore accumulato negli oceani rispetto ai 50 anni precedenti. Mercator Ocean International, organizzazione scientifica partner dell’Organizzazione Metereologica Mondiale, parla chiaro: il riscaldamento oceanico è sempre più veloce. Dobbiamo agire in fretta o le conseguenze saranno drammatiche.
Il riscaldamento oceanico
Stando al Rapporto di Mercator Ocean International in collaborazione con l’Organizzazione Metereologica Mondiale, l’89% del calore in eccesso prodotto dalle attività umane viene assorbito dall’oceano. L’emissione di gas serra climalteranti è sempre più abbondante e finisce per la maggior parte nei nostri mari con ovvie conseguenze negative. Infatti, negli ultimi 15 anni il calore accumulato nei mari è aumentato del 50% rispetto alla quantità accumulata negli ultimi 50 anni. Gli effetti del riscaldamento oceanico sono chiari: innalzamento del livello del mare, alterazione dei modelli di circolazione delle correnti, fenomeni metereologici estremi, impatti negativi sugli ecosistemi marini (e non solo).
Questo ha ampie implicazioni per noi esseri umani in quanto tocca molti aspetti della nostra vita: dalla sicurezza alimentare alle economie mondiali.
Karina von Schuckmann, oceanografa di Mercator Ocean International
I dati del rapporto
I 2.000 metri superficiali dell’oceano hanno subito un aumento sostenuto della temperatura che, con ogni probabilità, persisterà nei prossimi anni provocando cambiamenti irreversibili sul lungo periodo. Nell’oceano profondo (cioè oltre i 2.000m) il riscaldamento delle acque è più lento ma comunque preoccupante.
Ovviamente il tasso di riscaldamento oceanico non è uniforme: i Poli si stanno surriscaldando, così come il Mediterraneo e l’Oceano Atlantico che è decisamente più caldo del Pacifico. Però, ci sono anche zone in controtendenza, dove la temperatura delle acque, anziché crescere sta diminuendo. In particolare questo sta avvenendo nell’Atlantico Subpolare (tra Canada, Islanda e penisola Scandinava) ma questo non è affatto un dato positivo: infatti si sta verificando un rallentamento del capovolgimento meridionale della circolazione atlantica e cioè, la naturale corrente che porta le acque calde verso nord e quelle fredde verso sud sta decelerando. Le conseguenze sono ovvie: le temperature diminuiscono a nord e crescono (spaventosamente) a sud.
Queste alterazioni delle correnti oceaniche sono deleterie per la biodiversità, gli ecosistemi e anche dal punto di vista geofisico con conseguenze dirette sullo spessore dei ghiacci marini e sulla costante e sempre più incalzante erosione costiera.
Le conseguenze dell’aumento riscaldamento oceanico
- Il tasso di innalzamento del livello medio globale del mare è raddoppiato in pochi anni: da 2,27mm all’anno tra il 1993 e 2002 a 4,62mm all’anno tra il 2013 e il 2022. Ed è causato per il 36% dallo scioglimento dei ghiacci marini antartici, per il 55% dal riscaldamento delle acque oceaniche e per il 9% da altri fattori.
- L’acidificazione degli oceani (dovuta all’innalzamento delle temperature e all’assorbimento di gas serra e agenti inquinanti da parte delle acque) minaccia organismi viventi ed ecosistemi.
- Il ghiaccio marino antartico ha registrato il livello più basso mai rilevato.
Stando ai dati del Rapporto sullo stato del clima globale 2022, siccità, inondazioni, ondate di caldo ed eventi metereologici estremi stanno colpendo tutti i continenti per un costo complessivo di miliardi di dollari. E, inoltre, gli anni tra il 2015 e il 2022 sono stati gli 8 anni più caldi da quando sono iniziate le registrazioni.
Tali cambiamenti climatici hanno inevitabili conseguenze sulle attività umane.
Mentre le emissioni di gas serra continuano ad aumentare e il clima continua a cambiare, le popolazioni di tutto il mondo continuano a essere gravemente colpite da eventi meteorologici e climatici estremi. Ad esempio, nel 2022, la siccità continua nell’Africa orientale, le precipitazioni da record in Pakistan e le ondate di caldo record in Cina e in Europa hanno colpito decine di milioni di persone, provocato insicurezza alimentare, aumentato la migrazione di massa e sono costate miliardi di dollari in perdite e danni.
Prof. Petteri Taalas, segretario generale dell’OMM.
L’importanza degli Oceani nella termoregolazione terrestre
Gli oceani, come abbiamo visto, incamerano moltissimo calore, molto più di quanto faccia l’atmosfera. Perciò le acque marine assorbono la maggior parte del calore atmosferico e, così facendo, ne ammortizzano gli effetti. Si stima che gli oceani stiano accumulando un’energia termica pari a 150 volte l’energia utilizzata in un solo anno dall’intera popolazione mondiale.
Quindi, l’azione termoregolatrice degli oceani è fondamentale per mantenere “stabile” il clima terrestre, ma è anche un’arma a doppio taglio: l’energia che accumulano le acque assorbendo calore dall’atmosfera, infatti, viene gradualmente restituita all’atmosfera stessa sul lungo periodo.
Gli effetti peggiori li vediamo quotidianamente sul clima: gli eventi climatici estremi sono all’ordine del giorno in tutte le aree del pianeta. Dalla siccità del Piemonte alle alluvioni dell’Emilia Romagna, dal caldo estremo in Canada alle nevicate abbondanti in Texas.
Non c’è tempo da perdere
Il Rapporto sullo Stato del clima globale 2022 è stato pubblicato in occasione della Giornata della Terra (il 23 aprile scorso) e ha spinto il segretario generale delle Nazioni Unite Guterres a fare la seguente dichiarazione:
Abbiamo gli strumenti, le conoscenze e le soluzioni. Ma dobbiamo velocizzare il passo. Abbiamo bisogno di un’azione accelerata per il clima con tagli più profondi e più rapidi delle emissioni per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi. Abbiamo anche bisogno di investimenti decisamente più alti per l’adattamento e la resilienza.
Parole ficcanti e il concetto è chiaro: non c’è più tempo da perdere, dobbiamo agire in fretta e uniti. Il mondo intero dovrebbe avere come priorità il clima.
Abbiamo innescato un processo che non si può più arrestare, un circolo vizioso che gira sempre più veloce e che porterà a conseguenze sempre peggiori, eppure stiamo in disparte a guardare. Come se il problema non ci riguardasse da vicino, come se spettasse a qualcun altro risolverlo. Eppure gli effetti drammatici dell’incuria che abbiamo per il nostro Pianeta sono sotto gli occhi di tutti. Come possiamo non renderci conto che non ci sarà un futuro se non agiamo rapidamente per proteggere seriamente ciò che ci circonda?
Il mondo sta cambiando e lo sta facendo in fretta e noi dovremmo adeguarci di conseguenza. Il clima è la battaglia del nostro tempo eppure sembra che a nessuno interessi. Il mondo intero sta correndo al riarmo, si parla di reintrodurre la leva militare, si stanno investendo miliardi in industria bellica e fossile, come se ci stessimo preparando a una imminente Terza Guerra Mondiale, anziché lavorare per la Prima Pace Mondiale, ma a che scopo?
Se solo avessimo il coraggio di investire tutti questi soldi in energia green, in riforestazione, in conversione di coltivazioni estensive in coltivazioni biodiverse, in ricerca, prevenzione e azioni concrete per limitare i danni, il futuro sarebbe un posto migliore.