Secondo uno studio pubblicato due giorni fa su Nature communications, il cui autore principale è Gavin Foster del centro di oceanografia dell’università di Southampton, i livelli di CO2 nell’atmosfera terrestre rischiano di toccare alla fine di questo secolo concentrazioni che non si vedevano sul pianeta da 50 milioni di anni e nel 23° secolo, supponendo che l’umanità brucerà tutti i combustibili fossili fino ad esaurimento, toccheremo i livelli di 420 milioni di anni fa con effetti disastrosi in termini di riscaldamento globale.
Quindi livelli sconosciuti nella storia dell’umanità, visto che anche risalendo agli australopitechi noi siamo in giro da circa 4 milioni di anni (l’homo sapiens solo da circa 200 mila).
Ma c’è di più e di peggio, a parità di concentrazione di anidride carbonica le temperature potrebbero superare quelle caldissime dell’epoca in cui i dinosauri dominavano la terra, infatti la temperatura è una combinazione tra la quantità di radiazione solare e come i gas serra intrappolano la radiazione riemessa dalla Terra riscaldata dal Sole. 420 milioni di anni fa la nostra stella era certamente meno luminosa di ora perchè le stelle della classe del nostro Sole aumentano la loro luminosità nel tempo.
Alcune cifre dallo studio dei ricercatori di Southampton
Attualmente la concentrazione di CO2 nell’atmosfera terrestre è di 410 ppm (parti per milione) negli ultimi tre anni si sono toccati sempre nuovi record, in un osservatorio alle Hawaii l’anno scorso era 405 ppm con un incremento di tre rispetto all’anno prima, gli scienziati ritengono che già questi valori non si avessero da tre milioni di anni. Dagli anni 60 ad oggi c’è stato un incremento del 30%, 150 anni fa il valore era di 280 ppm e si ritiene sia stato costantemente su quel valore abbastanza basso per tutta la storia della civiltà umana. Valore basso che avrebbe controbilanciato l’aumento di luminosità del Sole fornendoci un livello di temperatura piuttosto stabile. La previsione per il 23° secolo è di arrivare a 2000 ppm, concentrazione toccata appunto 420 milioni di anni fa.
Margini di incertezza nello studio
I ricercatori non nascondono che però ci sono dei margini di incertezza, innanzitutto le loro previsioni si basano sull’ipotesi che l’umanità finché avrà combustibili fossili continuerà a bruciarli, poi c’è il fatto che il sistema che usano loro per stabilire le concentrazioni di anidride carbonica nell’atmosfera in tempi remoti, cioè il metodo geologico basato sull’analisi delle rocce, non può dirci se ci siano stati in precedenza dei picchi relativamente improvvisi e brevi di CO2 . Ciò non toglie che il riscaldamento globale avanza e sarà il caso che l’umanità si prepari ad adattarsi ad un cambiamento radicale della temperatura del pianeta come mai ne ha sperimentati.
Roberto Todini