Uno studio pubblicato su Science il 20 gennaio rivela che durante l’ultimo periodo interglaciale gli oceani erano decisamente più caldi di quel che si pensava (temperature all’incirca uguali a quelle medie del periodo 1995-2014) e soprattutto tra i 6 e i 9 metri più alti del livello attuale.
Se vi state chiedendo: ma chi l’ha fatto questo studio? scienziati al soldo di Trump per rinforzare la tesi “il riscaldamento degli oceani non è colpa dell’uomo, possiamo fregarcene” ? Siete fuori strada, la conclusione che gli scienziati della Oregon State University, dell’University College di Dublino, dell’Università del Wisconsin e del Museo della scienza della Virginia, che hanno condotto lo studio è esattamente opposta.
Innanzitutto durante l’ultimo periodo interglaciale, tra i 116 mila e i 129 mila anni fa, la Terra non era altrettanto popolata quanto lo è oggi, con centinaia di milioni di persone che vivono sulle coste (177 milioni considerate a rischio immediato per l’innalzamento degli oceani) quindi l’innalzamento del livello delle acque provocato dal riscaldamento degli oceani è un fenomeno molto preoccupante.
Inoltre lo studio affermando che durante l’ultimo periodo interglaciale si raggiunsero temperature degli oceani pari a quelle degli ultimi anni, che consideriamo record soprattutto rispetto alle rilevazioni iniziate a fine 1800, non nega affatto il contributo della componente antropogenica sull’attuale surriscaldamento, ma anzi mette in guardia, detto terra-terra il significato è “signori attenzione, finora ci ha detto bene perché uscivamo da un periodo relativamente freddo (la cosiddetta Piccola età glaciale che va dalla metà del 16° alla metà del 19° secolo, sono state proposte varie spiegazioni di questo periodo di freddo che includono una diminuzione dell’attività solare e l’attività vulcanica) ma ora ci dobbiamo aspettare un riscaldamento degli oceani con relativo innalzamento delle acque già solo per cause naturali, quindi prendete molto sul serio il riscaldamento globale”.
Il livello dei mari
Temperatura a parte il risultato più preoccupante dello studio è che abbiamo sottostimato quanto il riscaldamento dell’acqua incida sull’innalzamento del livello degli oceani, per fortuna i cambiamenti naturali richiedono migliaia di anni, ce ne vuole di tempo per riscaldare la massa d’acqua dei nostri oceani (pensate non solo all’estensione ma anche alla profondità). L’appello degli scienziati è: succederà lo stesso, non diamogli una mano ad accelerare il passo, anzi un taglio nell’immissione di gas serra, provocati dall’utilizzo di combustibili fossili, è ancora più richiesto per contrastare la naturale tendenza al riscaldamento degli oceani, sempre se ci interessa non mandare letteralmente sott’acqua zone abitate da qualche centinaio di milioni di persone.
Roberto Todini