Come in tutte le cose bisogna andare fino in fondo e non rimanere in superficie, il Jobs Act ha creato quasi un milione di occupati, la metà a tempo Indeterminato, l’altra metà a tempo determinato. Molto spesso si sentono persone che accusano: “Lavorare 3 giorni a settimana lo chiami lavoro?” Prima di questa riforma il lavoro era bloccato, i datori non assumevano perche non sapevano nemmeno se da li a una settimana sarebbero stati ancora in piedi, grazie alla riforma del lavoro il tutto ha riiniziato a girare. Certo, non è tutto oro quel che luccica, questa non credo sia la riforma che salverà l’Italia, abbiamo bisogno di più certezze e migliore qualità, proprio per questo ci sono alcuni punti, realmente attuabili, per migliorare il lavoro:
1) Se il lavoro a tempo indeterminato vale di più allora deve costare meno, bisogna quindi ridurre il costo del contratto indeterminato dal 33% al 29% nel corso della prossima legislatura, questo per far si che le aziende siano avantaggiate ad assumere.
2) Il contratto a tempo determinato crea precarietà, i lavoratori lavorano e guadagnano, ma quando scade il contratto non sanno se ci sarà un rinnovo o se troveranno un altro lavoro. Quindi per il lavoro temporaneo, nel caso di un utilizzo ripetuto, bisogna dare una buonauscita, compensatoria per chi non viene stabilizzato.
3) Un salario minimo legale, una misura di civiltà per combattere i lavoretti sotto pagati, le cooperative spurie e i contratti pirata. Questo migliora l’efficacia anche dei controlli e il salario sarà fissato da una commissione indipendente.
4) Siamo nel pieno della rivoluzione 4.0, una ricerca presentata al World Economic Forum si evince che l’Italia ne uscirò con un pareggio (200 000 posti creati e altrettanti persi), meglio di altri Paesi come Francia e Germania. Mi sono chiesto tante volte quale potesse essere il modo giusto per affrontare questa cosa, i 5 Stelle che affermano di dover tornare indietro per non perdere quei posti, i partiti di destra non sembrano essere interessati all’argomento. Ma che cosa rischiamo se stiamo fermi? Se dovessimo ascoltare i 5 stelle rischieremmo di diventare il fanalino di coda del mercato globale. Ci lamentiamo sempre che “l’Italia arriva sempre dopo“; il modo giusto per fronteggiare la rivoluzione 4.0 è sfruttarla. Perchè è inevitabile quesot passaggio, il 4.0 avanza e nessuno lo fermerà, quindi rimbocchiamoci le maniche e cavalchiamo l’onda.
Creare quindi un canale formativo professionalizzante che si sviluppi, in maniera integrata, a livello secondario e terziario. Bisogna assolutamente rafforzare gli Istituti tecnici superiori (Its), da dove escono figure professionali in grado di domare la tecnologia, il lavoro del futuro deve ancora essere scritto, se noi come paese iniziassimo a creare delle figure professionali forti saremo anche più tranquilli in futuro.
Questi sono punti concreti, fattibili e attuabili in uno scenario dove chi la spara più grossa vince. Ma chi la spara più grossa non ha la minima idea di come fare, chi la spara più grossa non prova a spiegare come vuole fare. E’ facile dire “Bisogna abolire questa legge, bisogna aumentare i posti di lavoro..” ma la domanda è: “in che modo lo vuoi fare?”
Questi punti sono spiegati, sono diretti e fattibili, punti con i piedi per terra.
Con questi punti possiamo migliorare davvero il lavoro, con concretezza.
Raffaele Bruschi