Una collaborazione di ricerca internazionale ha ripristinato con successo la vista nei topi attivando le cellule staminali della retina. Un’impresa mai realizzata prima. I ricercatori osservano che il loro studio potrebbe trasformare il trattamento per i pazienti con malattie degenerative della retina, che attualmente non hanno cura. L’articolo è stato pubblicato su Nature.
Spiega il capo ricercatore Bo Chen della Icahn School of Medicine del Monte Sinai:
“Questo studio apre un nuovo percorso per trattare malattie della vista manipolando la nostra capacità rigenerativa di autoriparazione. Questo è il primo passo per trovare cure promettenti per i pazienti che comportano l’autoriparazione in contrapposizione a procedure mediche o invasive.”
Una sveglia per le staminali
Nei vertebrati a sangue freddo come il pesce zebra, le cellule della glia Müller (MG) agiscono come cellule staminali della retina in grado di ricostituirne i neuroni danneggiati e ripristinare la vista. Nei mammiferi, tuttavia, le MG non hanno capacità rigenerativa dopo la perdita dei fotorecettori, e quindi il danno alla retina non può risolversi da solo. Di conseguenza, malattie come la degenerazione maculare o la retinite pigmentosa che uccidono le cellule retiniche sono spesso irreversibili. Chen e colleghi hanno ipotizzato che se potessero in qualche modo riattivare i MG, potrebbero ripristinare la visione ai soggetti malati.
Per raggiungere questo obiettivo, il team ha eseguito un trasferimento genico in due fasi per riprogrammare le MG in topi ciechi. Innanzitutto, hanno usato un processo di trasferimento genico per attivare le cellule staminali dormienti per trasformarle in cellule staminali attive. La seconda fase prevedeva un altro trasferimento genico per aiutare queste cellule staminali a trasformarsi in cellule di fotorecettori a bastoncino, il tipo di cellula più abbondante nella retina. Le cellule fotorecettive a bastoncino sono il primo passaggio per percepire la luce nella retina; quindi esse trasmettono ad altre cellule nella retina, che inviano segnali al cervello per consentire la vista.
Nuove speranze mediche
Dopo questa riprogrammazione in due fasi, i nuovi fotorecettori a bastoncino sono stati generati e integrati nella struttura retinica esistente. Gli investigatori non hanno visto alcuna differenza tra queste nuove cellule e le cellule dei fotoricettori reali: le nuove cellule hanno rilevato la luce, che ha quindi attivato le informazioni da inviare alla corteccia visiva e ripristinato la funzione del percorso visivo.
Tra le quattro e le sei settimane dopo la riprogrammazione, i topi ciechi erano in grado di percepire la luce e riacquistare la vista. Mentre hanno ripristinato la visione in una certa misura, i ricercatori non hanno potuto misurare il grado di miglioramento e devono eseguire ulteriori test per scoprirlo.
Ha detto Chen:
“Questo potrebbe portare a straordinarie opportunità in futuro in cui possiamo potenzialmente utilizzare la stessa strategia per riattivare queste cellule staminali nell’occhio umano malato. Se funziona, questo potrebbe trasformare il modo in cui trattiamo i pazienti con malattia retinica e possibilmente imparare come curare altri tipi di malattie degli occhi come il glaucoma.”
Roberto Bovolenta