Bernardus Andreas Riphagen fu un criminale nazista olandese. Egli fu tristemente noto per aver collaborato con le SS ai fini di far catturare gli ebrei nascosti in Olanda, durante gli anni dell’occupazione nazista. La sua collaborazione gli fruttava molto e quando vide che tutti i beni sequestrati agli ebrei finivano nelle mani del Reich tedesco, la sua natura di criminale riemerse.
Riphagen prometteva alle famiglie ebraiche la salvezza ed esortava loro ad affidare i propri beni e proprietà. Costoro sentivano di poter riporre la loro fiducia talmente tanto che invitavano i loro parenti a fare altrettanto. Questo li condusse alla morte.
Quando la rete di conoscenze giungeva a termine, Riphagen li denunciava e li faceva arrestare. Tra aprile e settembre del 1943, egli e i suoi collaboratori riuscirono a far arrestare circa 3400 ebrei. Dopodiché, la sua natura di criminale, si abbatté sui piloti alleati caduti.
Dries Riphagen, come ci si aspetterebbe, in realtà non finì davanti a un plotone di esecuzione e né fu processato a Norimberga. Prima, in cambio della sua collaborazione, lavorò con i servizi segreti olandesi e poi fu messo agli arresti domiciliari. Riuscì a fuggire grazie a delle complicità interne, nascosto in una bara, prima in Spagna, poi in Argentina e poi di nuovo in Spagna. Morì nel 1973 in Svizzera.
La storia di Riphagen, un criminale nazista
Dries Riphagen è nato il 7 settembre 1909 ad Amsterdam. Sua madre morì quando aveva sei anni e la sua famiglia viveva in povertà. Egli è sempre stato fin da piccolo problematico.
Come suo padre, Riphagen si arruolò in marina, per poi abbandonare le armi per dedicarsi a una vita da criminale. Prima nel commercio della prostituzione, poi nel mercato nero di orologi, auto usate e gioielli. Ben presto divenne un personaggio noto della malavita olandese.
Quando scoppiò la seconda guerra mondiale, Riphagen aveva trent’anni. Non faceva parte all’epoca del partito nazionalsocialista olandese ma del partito nazionalsocialista olandese dei lavoratori, i quali si unirono nel 1941.
Riphagen ha visto nell’occupazione tedesca la possibilità di fare più soldi. Decise di far parte dell’organizzazione dei servizi di sicurezza filonazista, operando a l’Aja. Con la caccia agli ebrei, riuscì ad appropriarsi di molte ricchezze. Si macchiò di crimini orribili, tradendo e facendo deportare oltre duecento ebrei.
Nel 1946, Riphagen fuggì nei Paesi Bassi, con l’aiuto di alcuni membri dell’Intelligence Agency National Security (BNV). Dopo essere finito in Argentina, strinse amicizia con il presidente argentino Juan Perón. Fondò un’agenzia di foto e condusse indisturbato la sua vita, guadagnando da vivere con l’organizzazione di incontri di pugilato. Viaggiò in Europa e morì in una clinica in Svizzera nel 1973.
Riphagen un criminale nazista nel film
Nel 2016, uscì un film su Dries Riphagen, criminale nazista di cui si sa ben poco. Il film è stato diretto da Pieter Kuijpers, con protagonista Jeroen van Koningsbrugge.
Un criminale nazista, Dries Riphagen, che lavora per i nazisti. Anche nel film affiora la sua depravazione. Immensamente ricco grazie alle estorsioni fatte ai danni degli ebrei da lui traditi, s’immagina intoccabile da chiunque. A dargli la caccia il giovane ufficiale di polizia e appartenente alla Resistenza olandese Jan Van Liempd.
Riphagen inizialmente sembra il bravo ragazzo, ma andando avanti con il film, emerge il suo animo oscuro.
Il Direttore Pieter Kuijpers intende comunicare un quadro chiaro di come Riphagen operava nella realtà. Nel film, anche non conoscendo tutti i risvolti della storia, Kuijpers è riuscito a mantenere alta la tensione per tutta la durata della pellicola. Unica diversità dalla storia, è la centralità del personaggio dell’ufficiale, vero eroe della Resistenza anti-nazista.
Jan Van Liempd è un personaggio immaginario, introdotto per rendere la vicenda più completa. Costui, per tutta la durata del film, non si dà pace fin quando il criminale nazista Dries Riphagen non sarà arrestato.
Il profilo criminale tra mito e realtà
Nell’immaginario collettivo la figura del criminale, sia nell’ambito cinematografico/narrativo, sia nella cronaca, ha destato da sempre sensazioni opposte.
I killer raccontati nella Letteratura, nel cinema e nella cronaca si mescolano, creando un personaggio che terrorizza e incuriosisce allo stesso tempo la collettività.
La storia di un criminale non avrebbe avuto lo stesso pubblico se la storia fosse stata riportata fedelmente così com’è accaduta.
In scena appare la figura dell‘eroe, l’ufficiale di polizia appartenente alla Resistenza, Van Liempd, colui che combatte per i valori di libertà e umanità. Il prode che sacrifica la vita per riuscire ad arrestare un personaggio, la cui malvagità gli permette di ritrovarsi sempre un passo avanti ai suoi nemici.
L’unica macchia in Riphagen di apparente incolumità emerge nel film, con la presenza di una donna, che egli ama, e con un figlio in arrivo.
Per gli ebrei mandati a morte, Riphagen ha rappresentato un’ancora di salvezza. La sua capacità di manipolazione ha prodotto morte per gli altri e salvezza per se stesso. Un’abilità che ha saputo sfruttare fino alla fine.
Tamara Ciocchetti