Rio Ferdinand si confessa: l’alcool ha rischiato di distruggermi

“Al West Ham avevo una cultura del bere”

Inizia dal suo passato Rio Ferdinand, leggenda del Manchester United e della nazionale inglese, nella sua intervista rilasciata al The Guardian, precisamente dal periodo in cui giocava nel West Ham, dal 1995 al 2000.
In questo periodo, Ferdinand, ha rivelato, faceva spesso e volentieri uso e abuso di alcool, specialmente dopo le partite.

Dico sempre alle persone che chiedono se ho qualche rimpianto per il gioco, non avrei bevuto alcolici. Quando ero più giovane ero un pazzo. Momenti della mia carriera di quando ero al West Ham sono confusi. La gente parla di prestazioni e risultati in determinate partite e io mi siedo e annuisco. Non ho idea di cosa stiano parlando, non ricordo.

Un racconto a cuore aperto, quello del difensore, che rivela come ai tempi del West Ham poteva bere fino a 8-9 o addirittura 10 pinte di birra la sera dopo la partita, per poi passare alla Vodka. Era la “cultura del bere”, molto diffusa ai tempi, secondo quanto rivelato da Rio Ferdinand. Quindi oltre al calcio i professionisti, soprattutto se giovani come lui, pensavano sempre a bere e ad andare nei club per fare serata. Oggi se ne pente, perché la parte più formativa e forse più bella da ricordare a livello personale è andata praticamente persa.

Al Manchester United cambiò tutto

Il passaggio, nel 2002, dal West Ham al Manchester United è stato decisivo per fare il primo passo verso la risoluzione del problema. Rio Ferdinand ammette infatti che, dopo il suo passaggio alla squadra allenata da Alex Ferguson, si limitava a bere alcool solo d’estate, al di fuori delle stagioni sportive.  Tuttavia il problema non si può dire che fosse risolto:

Mi limitavo a bere solo d’estate. Bevevo fino a scoppiare, in continuazione.

Essere una bandiera e poi il capitano del club – ai tempi- più forte e importante del mondo non bastò per debellare completamente il problema dell’alcolismo. Rio Ferdinand ha dovuto vivere l’esperienza sulla propria pelle, unita ad altri sconvolgenti avvenimenti familiari, per poi accorgersi realmente di ciò che aveva fatto. L’ex difensore, che oggi difende a spada tratta l’operato del neo allenatore Solskjaer, ammette di essere stato fortunato durante la propria carriera. Fino al momento in cui ha dovuto compiere una scelta davvero importante.

Rio Ferdinand
Rio Ferdinand e Avrom Lasarow, fondatori DNAFit, fonte: sportindustry.biz

I lutti e la sua nuova vita

Nel 2015 la moglie Rebecca muore dopo una lunga battaglia contro il cancro e questo sconvolgerà la vita privata di Rio Ferdinand, che ha successivamente anche girato un documentario sull’essere “mamma e papà” per i suoi 3 figli. Appena due anni dopo anche la madre lo lascerà, sempre a causa di un cancro. Questi avvenimenti lo hanno sicuramente cambiato e lo hanno portato a collaborare insieme all’imprenditore Avrom Lasarow, l’ideatore di DNAFit. Questo è un semplice kit per l’analisi del DNA, che permette di individuare per ogni persona un tipo di allenamento ed alimentazione personalizzati, ideali per permettere una vita più lunga e prevenire quelle situazioni che a lui hanno causato tanta sofferenza.

Adesso bevo un bicchiere di vino al giorno, oppure una Guinness. Avrom e il test mi hanno confermato che, nel mio caso, una moderata quantità di alcol aumenta il colesterolo buono.

Luca Pesenti

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