E alla fine anche l’ultimo baluardo è destinato a cadere. Si fa sempre più forte la possibilità di un rinvio dei Giochi Olimpici di Tokyo. Per la prima volta il Cio, dopo aver ripetuto per giorni che la rassegna a cinque cerchi si sarebbe svolta regolarmente, ha ammesso di prendere in considerazione lo slittamento, dandosi un mese di tempo per una decisione definitiva. Ad aprire al rinvio è anche il premier giapponese Shinzo Abe.
LE IPOTESI
Al 24 luglio, giorno in cui i Giochi dovrebbero prendere il via, mancano ancora quattro mesi. Il Giappone, come il resto del mondo, si trova a fare i conti con l’emergenza sanitaria causata dal coronavirus, seppure al momento con numeri di contagiati e vittime relativamente bassi rispetto ad esempio a Italia, Cina o Spagna. Ma l’evoluzione dell’epidemia al momento è imprevedibile.
Le limitazioni agli spostamenti, adottate da tanti paesi, rendono complicato pensare di poter radunare gli oltre 10 mila atleti previsti al via. Senza contare che attualmente la maggior parte di loro non può nemmeno allenarsi, rischiando di buttare all’aria quattro anni di sacrifici.
Diverse le ipotesi circolate in queste ore. Quella più quotata al momento prevede uno slittamento a ottobre, in un periodo compreso più o meno simile a quello in cui si svolse la precedente edizione ospitata da Tokyo nel 1964. In questo modo si potrebbe gareggiare in un clima meno caldo, risolvendo uno dei problemi principali di cui si era discusso in questi mesi, tanto da proporre lo spostamento a Sapporo delle gare di maratona e marcia.
L’alternativa potrebbe essere invece un rinvio dei giochi olimpici di un solo mese, sfruttando i giorni tra il 25 agosto e il 6 settembre, inizialmente riservati alle paralimpiadi, che a loro volta slitterebbero. Ma potrebbe essere troppo presto. Questo escludendo per ora un rinvio al 2021 o addirittura al 2022.
PRESSIONI E FORFAIT
L’obiettivo del Cio è infatti di riuscire a disputare i Giochi entro il 2020. Ma diversi paesi non la pensano allo stesso modo. Canada, Australia e Gran Bretagna hanno annunciato che non manderanno i propri atleti a Tokyo se non ci sarà un rinvio al prossimo anno. Stessa posizione sostenuta da Norvegia, Polonia. Chiedono uno spostamento anche alcune singole federazioni come quella statunitense di nuoto o la Iaaf, la federazione mondiale di atletica leggera.
Thomas Bach vorrebbe evitare di rimandare tutto al prossimo anno, sia per la difficoltà di piazzare l’evento nel calendario sportivo mondiale che per le possibili conseguenze negative a livello economico. Ma le pressioni in tal senso sono destinate a crescere nei prossimi giorni. In ogni caso, entro fine aprile andrà ufficializzata una scelta.
DINO CARDARELLI