Polonia: rinviata la traduzione in legge della sentenza anti-aborto, il governo compie un passo indietro

rinviata la traduzione in legge della sentenza anti-aborto

Rinviata la traduzione in legge della sentenza anti-aborto, approvata della Corte Costituzionale polacca lo scorso 22 ottobre.

In Polonia, il governo non ha potuto ignorare le voci delle manifestanti, che da giorni, all’uniscono, chiedono di essere ascoltate.

L’approvazione della sentenza da parte della Corte Costituzionale, che dichiarava incostituzionali gli aborti di feti con difetti congeniti, restringeva ulteriormente una delle leggi sull’aborto tra le più severe d’Europa.

Lo “Sciopero delle Donne”

Le donne non ci stanno e fanno sentire a gran voce il proprio grido.

Così, quella che agli occhi dei potenti sembrava una pacifica protesta marginale è diventata un vero e proprio movimento nazionale.

Sono stati organizzati sit-in, marce, manifestazioni pacifiche in più di 150 città del Paese. La folla scende in piazza per giorni e giorni e le proteste non si placano.

Il governo si trova costretto a compiere un passo indietro. Quindi, viene rinviata la traduzione in legge della sentenza anti-aborto, già prevista per il 2 novembre scorso.

Piotr Müller, il portavoce del governo, guidato dal partito sovranista Diritto e Guistizia (PiS), ha dichiarato:

“In questo momento abbiamo bisogno di calma, di una discussione pacata tra esperti su questo verdetto e di placare le emozioni sociali”

Per contrastare il cosiddetto “Sciopero delle Donne”, il governo ha già fatto ricorso alla mobilitazione dell’esercito, in aiuto alle forze di polizia.

Tuttavia, le manifestanti non si sono arrese né hanno ceduto alla violenza.




La risposta europea

Il carattere pacifico della mobilitazione ha catalizzato l’attenzione europea e ha fatto sì che il governo cercasse una soluzione alternativa per evitare lo scontro totale. Ecco perché è stata rinviata la traduzione in legge della sentenza anti-aborto.

Il fronte UE rimane il problema più grande per il premier polacco Mateusz Jakub Morawiecki. Infatti, già il 29 aprile scorso la Commissione Europea ha avviato una procedura d’infrazione per lo Stato di diritto in Polonia.

Queste sono solo le ultime proteste, in ordine di tempo, di cui la Polonia è stata teatro. Tra quelle che meritano menzione, ci sono sicuramente le mobilitazioni organizzate a Varsavia in seguito alla disdetta da parte del governo della Convenzione di Istanbul.

Sono sempre di più le voci che gridano all’unisono perché strette nella morsa di una Paese conservatore e considerato arretrato. Non rinunciano a farsi sentire e a dire la loro, nella continua speranza di un futuro migliore.

Giorgia Battaglia

Exit mobile version