Non c’è pace neanche per il buon Rino Gaetano.
Il grande musicista calabrese, prematuramente scomparso in un incidente a Roma nel 1981, diventa manifesto o vittima scarificale dell’ideologia politica.
Non è il primo caso in cui un musicista o un cantante, specie se deceduto, viene preso quasi di forza da una particolare corrente politica o un movimento legato a una certa filosofia idealistica, per essere scaraventato “anima e core” nel limbo dei cantautori “di parte”.
Le origini sono antichissime: uno dei casi più storici fu quello di Giuseppe Verdi, tanto che il suo Va, Pensiero, tratto da Nabucco, diventò l’inno nazionale della Padania leghista. Poi sono arrivati gli anni ’70 e gli artisti dovevano scegliere attentamente da che parte stare, senza via speranza; non schierarsi sarebbe risultato scorretto verso una causa che è la stessa ragione dell’arte (dicevano!).
C’era la lotta studentesca e la lotta di classe, c’erano Francesco De Gregori e Francesco Guccini che raccontavano storie di vita e di passione, nelle quali tutti potevano riscontrarsi, ma c’era anche altro.
C’era chi non riconosceva il legame tra arte e politica; il povero Battisti subì passivamente il peso di essere etichettato e non fu il solo. Accadde anche a Franco Battiato e ovviamente a Fabrizio De André.
In questo calderone rientra anche Rino Gaetano; il musicista che ha fatto dell’estemporaneità e del ritmo del significato la sua variante non sense alla marziale austerità di coloro che imponevano la presa di posizione.
Una situazione che per spiriti liberi come Gaetano e De Andrè o Battisti non ha mai avuto un senso; eppure anni dopo la loro morte, come fu per l’Inno alla gioia di Beethoven, ecco che un messaggio, un colore, una nota diventa pretesto per farne simboli di fede ideologica e non di unione.
Come se non bastasse il fatto di aver aspettato quasi 20 anni dalla morte, per riconoscere il talento creativo, istrionico e narrativo del menestrello di Crotone, adesso Rino Gaetano entra ufficialmente nella playlist della nuova lega social del ministro e influencer Matteo Salvini.
L’8 dicembre durante la grande adunata che ha riunito l’Italia della Lega, in Piazza del Popolo, la musica ha fatto da cornice armonica al grande evento popolare, veicolando le note più care della grande tradizione musicale italiana.
Non c’era più il Nabucco verdiano, ma in compenso il Nessun Dorma del Divino Giacomo Puccini ha ricoperto la piazza di un’aurea di solenne estasi, scandendo a-ritmicamente l’ingresso del leader.
Una straordinaria quanto destabilizzante celebrazione di un culto della personalità che cresce sempre di più, sancendo una volta per tutti chi è comanda davvero in Italia in questo momento.
Cosa c’entra Rino Gaetano con la Lega e perché quella canzone?
La domanda non riguarda tanto il personaggio che non c’è più, bensì la scelta strumentale e mai improvvisata di una linea politica finalizzata al consenso totale; il leader d’opinione utilizza tutte le forme di linguaggio e ciò che è avvenuto con Rino Gaetano, in quella situazione, è stata analoga.
La scelta de Il cielo è sempre più blu, inserita nella colonna sonora della giornata, è stata motivata da una doppia analisi strategica: politica e semiotica.
La prima nasce dalla necessità di ampliare la propria visione culturale, sdoganando elementi considerati troppo off topic; in questo l’immagine Rino Gaetano legata (illogicamente) alla galassia di sinistra, come fu per De André e Gaber, vuol essere uno strumento per avvicinare un popolo, ormai deluso, verso la condivisione di un’empatia profonda e comune; come a dire “ Rino Gaetano piace anche a noi”.
L’idea di utilizzare il celebre brano di Rino Gaetano, da cui fu tratta anche una controversa fiction su Rai Uno, ha una valenza prettamente semantica e promozionale: evidenziare un passaggio cromatico dal verde al blu del cielo, come simbolo di un rinnovamento politico che vuole parlare il linguaggio nazionale e popolare.
Si parla dunque di ennesimo scacco alla sinistra italiana, a cui vengono sottratte icone fondamentali; resta il fatto che il linguaggio di Rino Gaetano voleva divertire e incuriosire il popolo, non parlare come il popolo e le strofe apparentemente senza senso de Il cielo è sempre più blu lo dimostrano.
Il fatto poi di accostare cantautori diversi dal punto di vista artistico non sancisce un risultato di parte: Rino Gaetano può stare insieme a Edoardo Bennato, come anche a Povia, se solo fosse vivo; il pretesto da cui la politica cerca di prendere un messaggio e farne un manifesto e solo la “solita strategia di comunicazione”.
Dov’è che l’arroganza del sistema politico raggiunge il culmine? Quando si sente talmente intoccabile da essere al di sopra delle parti di un artista, utilizzando la sua arte per farne un veicolo di propaganda. Successe a Bruce Springsteen con Born in The U.S.A, ma anche in Italia Vasco Rossi rispose direttamente a Matteo Salvini quando nel 2016 C’è chi dice no, venne utilizzata dalla Lega per sostenere il fronte contrario alla riforma costituzionale.
Dal momento che la voce di Rino Gaetano non può più parlare, ci hanno pensato la sorella di Rino Gaetano, Anna e il nipote Alessandro, i quali si sono si sono detti stufi di vedere associate le opere di Rino a qualsivoglia manifestazione politica.
“Non ce l’abbiamo né con la Lega né con Matteo Salvini , ha detto Alessandro. Nel corso degli anni è capitato più volte che le canzoni e l’immagine di Rino venissero usate da parte di diversi schieramenti.
Gli episodi sono tantissimi, ma la domanda prettamente più burocratica è: “Avranno pagato i diritti?”
Se è vero che parte delle royalties sull’opera di un artista, al momento della sua morte, verranno ripartite tra i parenti più vicini, resta da domandarsi come mai la Sony Music che detiene i diritti delle canzoni di Gaetano non abbia saputo dare una risposta chiara alla sorella Anna, da sempre molto vigile sul patrimonio artistico del fratello.
La verità è che, seppure i diritti di sfruttamento possano essere acquistati, non è possibile fare mercimonio della creatività o del linguaggio artistico a scapito di un’idea politica, inferiore perché troppo umana, rispetto a quella universale della musica. Questo concetto non è stato mai capito veramente a sinistra ed è il motivo per il quale si pensa che De André o Rino Gaetano e chiunque abbia suonato a una Festa dell’Unità sia vicino a sinistra. Alla stessa maniera si pensa a Battisti o anche un Povia come uno di destra, quando la necessità dei musicisti è di dire il loro messaggio; senza filtri e senza sbavature, giusto sbagliato che sia, la musica non dovrebbe mai essere sfruttata al servizio di un bene minore.
Fausto Bisantis