“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica [cfr. artt. 33, 34].
Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.”
Costituzione della Repubblica Italiana, art. 9
Io sono nata in una terra che è culla di cultura. Forse per questo, ancora bambina, il concetto di bello era insito all’idea stessa dell’armonia delle forme create, in qualsiasi tempo, dalla società umana. Dagli albori ai giorni nostri.
Crescendo, poi, l’idea di cultura si fuse sempre di più con il concetto di tutela, fino ad arrivare alla riscoperta di quello che la nostra meravigliosa Carta Costituzionale osservava, con attenta discrezione a ciò che l’Italia rappresenta: una terra di storia, ricca di tradizioni e, per quanto talvolta non esattamente un esempio di protezione dei beni artistici e culturali, una terra di cultura, nel senso più ampio del termine.
Inorgoglisce non a caso l’iniziativa intrapresa da Francesco Rutelli, da presidente dell’Associazione incontro delle civiltà e dall’archeologo Paolo Matthiae di riprodurre, nelle forme e grandezze naturali, alcuni dei più importanti reperti distrutti dalla furia dell’Isis.
“Si può ricostruire quello che l’inciviltà ha distrutto” le parole del Presidente della Repubblica Sergio
Mattarella, riguardo la mostra che avrà luogo al Colosseo, simbolo dell’italianità e della cultura stessa, denominata appunto “Rinascere dalle distruzioni. Ebla, Nimrud, Palmira”, a partire da oggi 7 ottobre 2016 e che rimarrà aperta, sotto il patrocinio del Ministero dei Beni culturali, dell’Istituto superiore per la conservazione e il restauro, nonché dell’Unesco, fino all’11 dicembre 2016. Media Partner della mostra è poi Sky ARTE HD.
A sostenere economicamente la ricostruzione e, quindi, la mostra, la Fondazione Terzo Pilastro, presieduta da Emmanuele Emanuele, unitamente alla Soprintendenza speciale per il Colosseo e l’area archeologica romana e, infine, ad Electa.
L’antefatto non è cosa facile da dimenticare, la furia distruttrice dell’Isis di reperti storici e siti archeologici a più riprese non è passata inosservata, tanto da essere stata oggetto di studio e analisi anche da parte di addetti ai lavori (a tal proposito rimando l’articolo reperibile al link http://www.rivistastudio.com/standard/isis-palmira-ninive-mosul/ ).
Inorgoglisce tuttavia il fatto che l’esposizione sia tutta made in Italy nell’ideazione, il cui significato, come da comunicato stampa, “va oltre la sfera culturale”, “Il patrimonio culturale, materiale e immateriale, è un patrimonio universale dell’Umanità. I beni del patrimonio sono i fondamenti dell’identità dei popoli, ma, al tempo stesso, sono la fonte del dialogo, della convivenza e della comprensione tra i popoli, perché la diversità delle culture è una ricchezza inestimabile dell’Umanità nel suo complesso. I beni del patrimonio culturale, giunti fino a noi nonostante le infinite distruzioni perpetrate nelle tempeste della storia, senza distinzione di lingua, cultura, sesso e religione, devono essere conservati e tutelati per le generazioni presenti e future.
Nella storia le distruzioni dei beni artistici, archivistici, architettonici, urbanistici, talora solo serie, spesso assai gravi, assai spesso catastrofiche, hanno colpito il patrimonio culturale dell’Umanità in ogni parte del pianeta. Quanto è giunto fino a noi di quel patrimonio è fatalmente solo una percentuale irrisoria di quanto il talento umano ha creato dalle più remote età della Preistoria e dagli inizi della Civiltà.
La Convenzione di Londra firmata il 16 novembre 1945, atto istitutivo dell’UNESCO, proclamava che l’economia e la politica possono creare tensioni tra le Nazioni e gli Stati, mentre la cultura è il fondamento della Pace.
È in nome della Pace che i beni del patrimonio culturale dell’Umanità si caratterizzano per l’universalità, l’uguaglianza e l’intangibilità.
Quando danneggiati o distrutti, è dovere dell’Umanità, come è avvenuto per il centro storico di Dresda in Germania, per il Palazzo Peterhof presso San Pietroburgo in Russia, per l’Abbazia di Montecassino in Italia, che siano ricostruiti con totale fedeltà agli originali nello stato del tempo delle distruzioni, secondo le più sofisticate tecniche contemporanee.”
Il costo del biglietto sarà, intero di € 12, mentre ridotto € 7,50, spese comprensive delle mostre in corso nell’area archeologica Foro Romano – Palatino – Colosseo. Per quanto concerne riduzioni ed eventuali gratuità, sarà rispettata la normativa vigente. Per ulteriori informazioni è possibile contattare il numero +39.06.39967700 , mentre sito di riferimento è http://www.archeoroma.beniculturali.it .
Fonte: http://www.arte.it/calendario-arte/roma/mostra-rinascere-dalle-distruzioni-ebla-nimrud-palmira-31591
Di Ilaria Piromalli