Un report di Lighthouse Reports denuncia una campagna di rimpatri illegali in Europa – in particolare in Bulgaria, Croazia e Ungheria – dove i migranti vengono detenuti in strutture segrete prima di essere respinti
I giornalisti investigativi di Lighthouse Reports(LR), insieme ad altri media partner (Le Monde, Der Spiegel, SRF, SvobodnaEvropa, ARD, SkyNews, Trouw, Monitor e Domani) stanno conducendo un’indagine sulla presenza di “black sites” in Europa, dove migranti e rifugiati vengono detenuti per poi essere rimpatriati illegalmente.
Questo avviene soprattutto alle frontiere di Bulgaria, Ungheria e Croazia, fuori dei sistemi formali di detenzione o accoglienza.
L’esistenza di questi siti, testimoniata da filmati e testimonianze, rappresenta una violazione del diritto internazionale.
Black sites in Europa: di cosa si tratta
Negli ultimi 11 mesi, Lighthouse Reports ha indagato sui rimpatri illegali in Europa, in particolare in Bulgaria, Ungheria e Croazia, visitandoli più volte e intervistando rifugiati e migranti.
In Bulgaria
In Bulgaria, le persone che attraversano la frontiera vengono detenute all’interno di una struttura simile a una gabbia, costituita di barre di ferro e circondata da rifiuti, accanto alla stazione della Polizia di Frontiera bulgara a Sredets (40 km dal confine turco).
Stando alle riprese, i migranti vengono detenuti lì per un periodo di tempo che va dalle poche ore fino ai tre giorni. Dopo di che, secondo le testimonianze degli stessi agenti, vengono riportati in Turchia senza che le loro richieste vengano ascoltate.
Le testimonianze dei richiedenti asilo detenuti in Bulgaria descrivono la mancanza di cibo, di acqua e di vestiti.
Altri, riferiscono che gli agenti hanno rasato loro le sopracciglia, hanno lasciato liberi i cani, hanno portato via soldi e telefoni cellulari e hanno molestato sessualmente le donne.
- Quando ci hanno preso, ci hanno picchiato a morte… ci hanno spogliato nudi… ci hanno rasato le sopracciglia con un rasoio Gillette
- Abbiamo dormito in questa prigione per tre giorni. Ci hanno insultato. Quando abbiamo chiesto loro del pane, ci hanno respinto, ci hanno maledetto e non sapevo cosa avessero detto. Ci hanno colpito
- Dopo avermi gettato nella gabbia, hanno scatenato i cani. Eravamo io e un bambino piccolo. Aveva 12 anni. È stato morso dai cani e poi anch’io
- Ci hanno tolto i vestiti e ci hanno messo in acqua molto fredda, forse 10 minuti. E hanno lanciato bastoni… E ci sparano con revolver di plastica
La polizia, tuttavia, dichiara di rispettare la legge.
Inoltre, parlano di violenza da parte dei migranti, che lancerebbero pietre verso gli agenti.
Nelle ultime settimane, un poliziotto sarebbe morto durante alcune operazioni in frontiera.
In Ungheria
L’Ungheria ha cercato di legalizzare i respingimenti nel 2016, innalzando una doppia recinzione al confine con la Serbia. Ma questo non ha impedito ai migranti di tentare l’ingresso nel Paese.
I rifugiati, catturati nelle foreste adiacenti il confine, vengono detenuti in alcuni container.
Costretti a passare la notte senza acqua né cibo e attaccati con spray al peperoncino, vengono infine caricati su alcuni autobus e riportati al confine con la Serbia.
Diverse associazioni, tra cui Medici Senza Frontiere, ha testimoniato la presenza di numerose segnalazioni di persone detenute nei container e aggredite con spray irritante.
Le persone che trattiamo tornano con ossa rotte, ferite da elettrocuzione con taser e problemi respiratori da spray al peperoncino.
Le persone ci hanno raccontato come sono stati messi in un contenitore di metallo, a volte con sessanta alla volta in uno spazio di due metri per quattro.
Non era permesso loro di sedersi o dormire.
Spesso gli ungheresi spruzzano spray al peperoncino o gas lacrimogeni attraverso un portello.
L’uso del container e la violenza non sono casuali ma sistematici
Stando alle riprese di Lighthouse, i richiedenti asilo vengono in un primo momento affidati alla polizia civile, attrezzata con manganelli.
Dopo aver passato diverse ore seduti per terra, vengono affidati alla polizia ufficiale e, infine, rimpatriati.
In Croazia
Stessa cosa in Croazia, dove migranti e richiedenti asilo vengono ammassati nel retro dei furgoni, sotto un sole cocente, per poi essere rispediti in Bosnia.
Una donna afghana ha testimoniato di essere stata trattenuta con più di 20 persone, tra cui 8 bambini, in un camion da soli 12 posti.
La polizia di frontiera ci ha stipato con più di venti persone nel retro di un furgone bianco, mentre c’era al massimo spazio per dodici.
All’interno dell’autobus è stata costruita una gabbia. Tutte le porte si sono chiuse. Era così buio. Non c’erano finestre o fori di ventilazione. È diventato sempre più caldo. Non riuscivo più a respirare
Un ufficiale della Polizia di Frontiera croata ha dichiarato che è effettivamente capitato di trattenere le persone nei furgoni sotto il sole.
Tuttavia, secondo lui, sarebbe successo a causa di un buco alle gomme.
Rimpatri illegali in Europa: il ruolo dell’UE
Secondo Liz Bates, medico capo dell’associazione Freedom From Torture, l’indagine denuncia una situazione illegale equivalente alla tortura.
Viene fatto per punire, dissuadere e intimidire.
Quindi, risponde alla definizione di tortura ampiamente riconosciuta dalle Nazioni Unite
Come dichiara l’associazione Human Rights Watch, l’obiettivo sembra essere quello della deterrenza.
A quanto pare, le persone vogliono che il trattamento dei migranti alle frontiere esterne sia così deterrente che le persone non pensino nemmeno di venire in Europa. Il disprezzo per l’umanità che ci urla in faccia è enorme
Tuttavia, la maggior parte dei detenuti intervistati ha dichiarato di essere intenzionata a ritentare l’ingresso nell’Unione Europea.
In questo senso, i rimpatri illegali non funzionano come deterrente.
Nonostante l’Unione Europea abbia espresso preoccupazione per il trattamento riservato alle persone che attraversano la frontiera, questa avrebbe continuato a elargire fondi alle autorità responsabili.
In particolare, la Bulgaria ha ricevuto 320 milioni di euro negli ultimi anni, la Croazia 163 milioni e l’Ungheria 144 milioni.
Di questi, la Bulgaria ne avrebbe usati 170mila per rinnovare la stazione di Sredets, l’Ungheria avrebbe acquistato due nuovi autobus per 1,8 milioni, e la Croazia avrebbe utilizzato i fonti per progettare percorsi stradali appositi per facilitare i respingimenti.
Secondo l’indagine di Lighthouse, anche l’agenzia di frontiera dell’UE, Frontex, sarebbe coinvolta nella gestione dei black sites.
Alcune fotografie, infatti, testimoniano la presenza di automobili Frontex a pochi metri dalla struttura.
La presenza di una decina di agenti sarebbe confermata da alcuni documenti interni.
In merito a questo, l’UE ha dichiarato che i funzionari di Frontex erano presenti solo come sostegno nel monitoraggio dei centri, affiancando la Polizia di Frontiera bulgara.
Inoltre, l’agenzia dichiara di garantire la protezione del diritto internazionale.
Il 9 dicembre 2022, il Consiglio Europeo ha votato per l’annessione della Croazia e della Bulgaria nell’area Schengen.
In quell’occasione, la Commissione Europea ha elogiato Croazia e Bulgaria per aver predisposto “strutture efficaci per garantire l’accesso alla protezione internazionale nel rispetto del principio di non respingimento”.
Nonostante ciò, solo la Croazia è stata ammessa, e diventerà membro ufficiale il 1 gennaio 2023.