A Firenze, il 7 giugno, si è aperta l’udienza per il processo davanti alla corte d’assise d’appello per la strage del treno 904,e l’imputato come mandante della strage Totò Riina era in collegamento in videoconferenza dal carcere di Parma, disteso su una barella per problemi di salute.
Ricordiamo la strage che avvenne il 23 dicembre del 1984, causò 16 morti e 260 feriti sul convoglio Napoli-Milano, denominata anche strage di Natale, fu un attentato dinamitardo presso la Grande Galleria dell’Appennino. All’epoca il Presidente del Consiglio Bettino Craxi affermava con dispiacere:
“si è voluto sporcare di sangue il Natale”
; mentre il Presidente della Repubblica Sandro Pertini nel suo discorso di fine anno commentava amareggiato:
“Cinque stragi abbiamo avuto, tutte lo stesso marchio d’infamia, e i responsabili non sono stati ancora assicurati alla giustizia, i parenti delle vittime, il popolo italiano non chiedono, come qualcuno ha insinuato vendetta, ma chiedono giustizia”.
A Firenze, per il processo, in aula erano presenti: alcuni feriti della strage e Rosaria Manzo Presidente dell’Associazione vittime del rapido 904.
In una pausa del Processo l’avvocato Luca Cianferoni, difensore di fiducia del boss Totò Riina, ha sottolineato:
“ Totò Riina sta molto male: penso che nessuno possa disconoscerlo”
e non ha voluto aggiungere altro sulle polemiche suscitate dal rinvio da parte della Cassazione al tribunale di Sorveglianza di Bologna della decisione dei giudici bolognesi sulla richiesta di scarcerazione per gravi motivi di salute del boss. Cianferoni ha poi concluso dicendo:
“Qui stiamo parlando di un’altra vicenda e non mi sembra sia corretto parlare di questo”.
Rosaria Manzo, figlia del secondo macchinista del rapido 904 e Presidente dell’Associazione delle vittime, ha dichiarato:
“La scarcerazione di Riina sarebbe uno schiaffo per l’Italia”.
Le parole di Paolo Borsellino riecheggiano ancora:
“Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”.
Patrizia Previte