Totò Riina è gravemente malato e per questo il suo avvocato e la sua famiglia insistono per portarlo a casa, affinché possa morire dignitosamente
Viene però da chiedersi se la dignità non sia stata negata a tutte le persone uccise dal Capo dei Capi
Totò Riina, il capo di Cosa Nostra, è gravemente malato. Ha due neoplasie e molti altri problemi collegati a esse. Per questo, l’avvocato del boss chiede la sospensione della pena o la sorveglianza domiciliare. Le risposte non si fanno attendere. Franco Roberti, procuratore nazionale antimafia, afferma:
Riina deve rimanere al 41 bis. Ha gravi problemi di salute ma resta il capo di Cosa Nostra.
Ricorda inoltre che la sua pericolosità non è da ritenere nulla anche in tali condizioni. Infatti, ricorda che il pubblico ministero Nino Di Matteo vive sotto scorta a causa delle minacce che il boss gli ha indirizzato proprio dal carcere.
L’istanza presentata dall’avvocato
L’avvocato della famiglia Riina aveva richiesto la sospensione della pena già lo scorso anno, a causa delle gravi condizioni di salute del suo assistito. La richiesta era stata respinta dal tribunale di sorveglianza di Bologna. Anche alla recente richiesta i giudici bolognesi hanno dato risposta negativa, essendo rimasta secondo loro intatta la pericolosità del criminale. La Cassazione annulla la decisione a causa di un difetto di motivazione. Si afferma a tal proposito che tutti hanno diritto a una morte dignitosa. Ovviamente, non si esclude che tale diritto possa essere osservato anche in carcere, non necessariamente nella propria residenza. Ci sono infatti molte strutture ad alta sicurezza che potrebbero accogliere Riina, soddisfacendo ancor di più i bisogni dell’uomo a livello sanitario.
Le reazioni
Gli animi si infiammano. Il Web pullula di domande a dir poco retoriche. Ci si chiede, ad esempio, se tutti i morti ammazzati dal boss di Cosa Nostra, Totò Riina, abbiano avuto una morte dignitosa. Risponde anche Rita Dalla Chiesa che rilascia un’intervista. Suo padre è stato il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso da Cosa Nostra a Palermo. Dice:
Penso che mio padre una morte dignitosa non l’ha avuta, l’hanno ammazzato lasciando lui, la moglie e Domenico Russo in macchina senza neanche un lenzuolo per coprirli. Quindi di dignitoso, purtroppo, nella morte di mio padre non c’è stato niente.
E continua dicendo che così facendo si rischia di perdere fiducia nella giustizia.
Altri criminali morti in carcere in condizioni di salute peggiori di Riina
Bernardo Provenzano, boss dello stesso clan, è morto in carcere, nonostante le condizioni di salute fossero peggiori. Un cancro alla vescica se l’è portato via. Prima dei due boss di Cosa Nostra, un terzo ha concluso i suoi giorni in carcere, Luciano Liggio. Ancora legato a Cosa Nostra, Michele Greco, detto il Papa per la sua capacità di mediare con altre famiglie mafiose fece la stessa fine. Per criminali meno pericolosi, invece, il trattamento non è stato il medesimo. A Geraldo Alberti e Gaetano Fidanzati fu permessa la morte nella loro residenza.
Ci si chiede cosa succederà per Totò Riina. Intanto, l’indignazione è alle stelle.