Rigenerazione urbana in Italia: Un approccio cruciale per affrontare il crescente consumo di suolo, promuovendo la creazione di città più sostenibili, inclusive e resilienti di fronte alle sfide ambientali e sociali.
Edifici fatiscenti, spazi inutilizzati e cantieri abbandonati da anni: questo è ciò che caratterizza l’occupazione inutile del suolo pubblico, un problema che va oltre l’aspetto estetico e si traduce in una minaccia ambientale e sociale per l’Italia. Il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (Snpa) ha evidenziato che ben il 7,1% del suolo italiano è cementificato, in contrasto con la media europea del 4,2%, posizionando il Paese al quinto posto nella lista delle nazioni europee con maggiore consumo di suolo.
Questo fenomeno di consumo del suolo è diventato ancor più critico nel 2021, quando sono stati coperti oltre 70 km² di territorio da nuove costruzioni, infrastrutture e insediamenti commerciali e produttivi. Questo dato ha spinto il governo italiano a intervenire con decisione, stanziando un fondo di 160 milioni di euro nella Legge di Bilancio 2023, al fine di affrontare il problema della rigenerazione urbana e fermare il consumo di suolo.
La dotazione complessiva prevista per gli anni 2023-2027, con 10 milioni di euro per l’anno in corso, 20 milioni nel 2024, 30 milioni nel 2025 e 50 milioni rispettivamente nel 2026 e 2027, riflette l’impegno verso politiche urbane più sostenibili.
Il presidente di Rehalta, Alessandro Gatti, un esperto sviluppatore immobiliare specializzato nella rigenerazione di edifici obsoleti e nell’accelerazione dei cantieri in stallo, sottolinea l’importanza di affrontare rapidamente questa sfida:
“Davanti ai repentini cambiamenti climatici, è imperativo orientarsi verso soluzioni urbanistiche più sostenibili”.
Il concetto di rigenerazione urbana, sottolinea Gatti, riguarda una serie di azioni e investimenti volti a rigenerare aree urbane in degrado o poco sviluppate. Oltre a promuovere lo sviluppo economico, la rigenerazione urbana mira a creare città più inclusive, resilienti e sostenibili. Questo implica un aumento del valore delle proprietà immobiliari e un risparmio energetico, contribuendo così a ridurre le emissioni di CO₂ e a migliorare la qualità della vita.
Gatti spiega che in Italia la rigenerazione urbana è diventata cruciale a causa dell’elevato consumo di suolo, che è di ben 15 ettari al giorno. Questo indica un’urgente necessità di migliorare l’approccio all’urbanizzazione, considerando la fragilità dell’ecosistema italiano. Sebbene ci sia un crescente interesse per la rigenerazione urbana, Gatti ritiene che sia fondamentale apportare modifiche legislative ai piani urbanistici comunali per favorire una vera trasformazione. Spesso le nuove concessioni edilizie superano la domanda reale, mentre un’opzione migliore potrebbe essere riqualificare gli edifici esistenti.
Uno dei principali obiettivi della rigenerazione urbana è la depavimentazione, un’azione che consiste nel rimuovere l’asfalto o il cemento per far spazio a erba e piante. Questo approccio non solo migliora l’estetica delle città, ma ha anche un impatto positivo sul clima, poiché permette un migliore drenaggio delle acque piovane e contribuisce a mitigare il caldo.
Gatti illustra come si debba abbracciare il concetto di rigenerazione urbana in modo concreto, concentrando i propri sforzi su progetti che non comportino nuovo consumo di suolo. Questa approccio virtuoso non solo migliora l’aspetto delle città, ma crea un impatto positivo che stimola altri attori a seguire questa direzione, portando beneficio alla comunità e contrastando il degrado.
La rigenerazione urbana è un processo che può trasformare interi quartieri, contribuendo al valore sociale, economico e ambientale delle città. Le iniziative proposte sono solo un esempio dell’impegno crescente verso soluzioni urbane più sostenibili, depavimentando le strade e riportando la natura nelle aree urbane.