Sono oltre 4 milioni i rifugiati siriani fuggiti negli anni scorsi dal proprio paese per sfuggire alle politiche repressive del regime di Bashar al Assad o semplicemente per evitare la guerra civile scoppiata nel 2011. Adesso che, dopo oltre mezzo secolo di potere il regime è caduto in Siria si è aperta una nuova fase, non priva di preoccupazione per molti governi occidentali, ma che ha anche risvegliato in molti rifugiati siriani il desiderio di tornare a casa.
Secondo i dati pubblicati dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati sono già 34.000 le persone che sono tornate a casa nei primi otto mesi del 2024 e è possibile che la cifra reale sia anche più alta. Sempre secondo le stime dell’organizzazione i rimpatri in Siria continueranno per tutto il 2025. I 4 milioni di rifugiati siriani sono suddivisi in gran parte tra Turchia, Libano, Giordania e Iraq, ma il flusso di persone non è solo verso Damasco, ma anche in uscita dal paese.
Nella sola zona di Aleppo, prima città conquistata dai ribelli, sono decine di migliaia le persone che sono state costrette a fuggire dalle proprie case per sfuggire al conflitto, ma anche perché spaventati dall’arrivo dei ribelli. Tra questi il gruppo denominato Hayat Tahrir al Sham (Hts), che è il più importante. L’avanzata dalla regione di Idlib fino a Damasco è durata solo 11 giorni e davanti a loro hanno trovato ben poca resistenza.
Nel comunicato pubblicato nelle ultime ore l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati Filippo Grandi ha sottolineato proprio questo aspetto di incertezza:
«La Siria si trova a un bivio: tra pace e guerra, stabilità e illegalità. Dopo 14 anni di conflitto, gli sviluppi recenti fanno sperare che le sofferenze del popolo siriano possano finalmente terminare. Sarà necessaria pazienza e vigilanza, sperando che la situazione sul terreno si evolva in maniera positiva».
Il clima di incertezza legato al futuro di Damasco è arrivato fino in Europa e soprattutto in paesi come la Turchia, o la Germania dove negli anni passati sono arrivati 900.000 rifugiati siriani. Di questi circa 40.000 sono attualmente occupati e ciò ha ulteriormente acceso il tema anche sul piano elettorale.
Il governo di Olaf Scholz infatti da vari mesi è in difficoltà politica e i partiti più conservatori come i cristiano-democratici (CDU/CSU/PPE) fanno pressione sul Cancelliere per intensificare i controlli e ridurre gli arrivi dalla Siria. In un recente discorso il Cancelliere socialista ha sottolineato l’importanza di una transizione pacifica a Damasco e ha aggiunto che: «in futuro nulla impedirà alle persone non integrate in Germania di poter tornare in Siria».
La sospensione delle richieste d’asilo per i cittadini siriani è il primo provvedimento preso in molti paesi UE tra cui proprio la Germania, ma anche Italia, Francia e Austria. A Parigi il ministero degli interni ha specificato di voler monitorare con molta attenzione la situazione che è in costante evoluzione. In Austria il governo ha addirittura preparato un “programma di rimpatrio ed espulsione” per i siriani già presenti nel paese.
Un ruolo centrale nell’evoluzione della questione siriana è destinato alla Turchia sia per il legame del governo di Ankara con il leader del gruppo jihadista HTS Abu Mohammad al Jolani e sia perché in Turchia vivono attualmente circa tre milioni di siriani. La caduta del regime di Assad lascia inoltre «scoperti» i curdi che abitano nel nord della Siria e già diventati bersaglio dell’esercito turco. Sull’argomento il presidente Recep Tayyip Erdogan ha commentato:
«Il processo di rimpatrio volontario dei siriani è stato pianificato. La Turchia continuerà a fornire sostegno al popolo siriano al fine di ripulire la Siria dagli elementi terroristici, garantirne l’unità, proteggerne l’integrità territoriale»
Lo stesso al Jolani in uno dei primi discorsi tenuti da Damasco ha parlato dei rifugiati siriani in Turchia: «Con la caduta di Assad, la maggior parte potranno ritornare in Siria». Anche in questo caso ad Ankara il tema è entrato nella campagna elettorale poiché questa fetta di popolazione rappresenta una parte importante della forza lavoro totale ovvero una grande opportunità in un paese in crisi come la Turchia. Alcune centinaia di persone si sono già mosse verso il confine tra i due paesi, ma sono ancora molti i dubbi sulla stabilità e sulle reali intenzioni del nuovo governo.